Sanremo venne scelta come sede della Conferenza per decidere le sorti dell'ormai ex impero ottomano per la qualità delle infrastrutture alberghiere e per essere una rinomata località di villeggiatura a quaranta chilometri dal Principato di Monaco. Nell'aprile 1920 fu firmata la cosiddetta Risoluzione di Sanremo, con la quale si sanciva la divisione del Medio Oriente e si assegnava un mandato alla Gran Bretagna per la Palestina, in vista della creazione di un focolare domestico nazionale del popolo ebraico, che si realizzerà solo nel 1948 con la fondazione dello Stato di Israele. Un appuntamento di Sanremo, quello di cent'anni fa, con la Storia, che va ricordato, nonostante l'attuale stagione infelice del Coronavirus. La Conferenza di pace di Sanremo non risolse tutti i problemi del dopo guerra relativi agli ex possedimenti ottomani, anzi ne rinvio' alcuni dei più importanti, con conseguenze che sono tuttora in corso. A Sanremo ci fu, soprattutto, quella che gli storici e gli osservatori di relazioni internazionali chiamarono l'invenzione del Medio Oriente. E più d'altro ci fu la spartizione degli interessi strategici di quella regione tra la Francia e la Gran Bretagna, prevalentemente all'insaputa dell'Italia organizzatrice della Conferenza. L'unico leader sopravvissuto all'evento, l'italiano Nitti, che si spense nel 1953, fece in tempo a vedere la nascita dello Stato di Israele come era gia' in qualche modo previsto da prima dell'assise sanremese. Analoga sorte felice non toccò ai curdi e ad altri popoli della regione. Lo stesso Libano avrebbe dovuto diventare uno stato cristiano, ma ciò non avvenne. Ne' uno Stato curdo vide la luce. E da poco si era consumato il misfatto del genocidio armeno, nonostante il grido d'allarme di tutti gli ambasciatori europei in Turchia. Accorato l'appello del nostro rappresentante a Costantinopoli. Le divisioni, perduranti ai giorni nostri, fra gli arabi non condussero neppure ad uno stato arabo unitario, con la complicità interessats degli inglesi. In seguito, a favore della creazione di Israele giocarono gli stessi tragici eventi dell'olocausto, che ne legittimarono le ragioni. E va comunque ricordato che almeno fino al XVII secolo la popolazione della Palestina era stata in maggioranza ebraica, con pochi cristiani e musulmani, se pur, sotto dominio turco, gli ebrei (a detta di un geografo olandese del tempo, Reland) preferivano vivere in prevalenza nelle città ottomane dell'Asia Minore, lasciando in Palestina solo dei rabbini litigiosi in tema di interpretazione della dottrina. A dire il vero, in precedenza, nel XII secolo il viaggiatore ebreo spagnolo Beniamino di Tudela aveva trovato pochi israeliti da quelle parti. Del resto le polemiche suscitate da un articolo comparso di recente sul quotidiano francese Le Monde (che riporta una foto della sala della riunione a castello Devachan dei primi ministri dell'epoca, ripresa da una agenzia fotografica francese di allora) nulla tolgono al fatto che Israele abbia in ogni caso avuto un diritto storico a recuperare una sede nazionale. Le risoluzioni dell'ONU circa uno stato federale in Palestina non trovarono, loro malgrado, più applicazione per vari motivi.E si hanno dubbi su nuove iniziative pacificatrici della zona anche a causa delle rivalità tra musulmani. La splendida cornice della Città dei Fiori consenti' l'esame più o meno esplicito di molte altre questioni delicate per il destino dei popoli, non solo mediorientali, ma, come ho già avuto modo di sottolineare in precedenti occasioni, sempre su Sanremonews, il vertice dell'aprile 1920 finì per essere un incontro di occasioni mancate. Ecco perché Sanremo conserva un credito pesante verso la Storia e merita, pure in queste tristi giornate di pandemia, di essere ricordata per il suo significato diplomatico e morale. E pur tuttavia, la Conferenza di pace di quella lontana primavera conserva oggi il suo originario messaggio di speranza, nonostante i limiti che mostro', in vista della ricostruzione di un mondo devastato dalla prima guerra mondiale. Una speranza che rivive nel cuore di Sanremo per la sua stessa natura di città aperta ai valori della fratellanza e della civiltà, oltre che a quelli dell'accoglienza di genti diverse. Genti dirette a Sanremo non soltanto per la bellezza del suo clima, ma anche alla ricerca della libertà perduta nella propria patria e di migliori condizioni di vita.
Casalino Pierluigi
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