Casalino Pierluigi.
sabato 30 maggio 2020
L''intervento straniero in Russia durante la guerra civile (1918-1920)
L'intervento delle potenze straniere nella guerra civile russa non modificò i rapporti di forza sul terreno. Quella che sarà chiamata la campagna dei quattordici Stati, promossa con convinzione soprattutto dal ministro della difesa inglese Winston Churchill, non fu tuttavia un vero e proprio intervento, ma si configuro' come una serie di interventi con obiettivi differenti e talvolta senza veri e propri obiettivi. La Russia non rientrava negli interessi principali dei vincitori della prima guerra mondiale e pochi tra di essi si rendevano conto che avevano a che fare ormai con una Russia postrivoluzionaria. La prima fase delle operazioni alleate in terra russa costituiva un aspetto del conflitto con la Germania. Dopo la rivoluzione di Febbraio, i Paesi dell'Intesa avevano temuto un pace separata tra la Russia e la Germania. Timore che era comunque giustificato: se il governo provvisorio aveva tirato la Russia fuori dalla guerra, la prospettiva poteva essere diversa. Le truppe tedesche, riposizionare sul fronte occidentale prima dell'arrivo degli americani, avrebbero potuto prendersi una rivincita sulla Marna. Gli alleati cominciarono a studiare l'intervento in Russia all'indomani del colpo di forza d'Ottobre. Per le potenze dell'Intesa, non vi era alcun dubbio che quel colpo di stato er opera dei tedeschi, che non potevano che beneficiarne. La lotta contro i bolscevichi appariva, dunque, come un prolungamento della lotta contro la Germania. Prima di firmare la pace con Berlino, il governo sovietico aveva salvaguardato le relazioni con gli alleati. Quando nel corso dell'inverno 1917-1918" il porto di Mourmansk venne minacciato dall'offensiva finno germanica, Trotsky, appena nominato commissario del popolo alla guerra, ordinò al Soviet di Mourmansk di collaborare con le forze alleate. A marzo, gli inglesi sbarcarono 2000 uomini. Dopo la conclusione della pace di Brest-Litovsk, i tedeschi presero dal governo sovietico di far evacuare gli alleati da Mourmansk, dal momento che la loro presenza nella zona avrebbe significato per la Germania un casus belli. Il rifiuto degli alleati di ottemperare e anzi lo sbarco di nuovi effettivi, d'intesa con il Soviet locale, fornì il pretesto al governo sovietico di avviare delle operazioni contro le truppe di intervento. Il 28 giugno, i combattenti cominciarono. La zona controllata dagli alleati nel nord della Russia rimase nelle mani degli occupanti fino all'autunno del 1919, data in cui gli alleati lasciarono il territorio. Il successo dell'offensiva tedesca sul fronte occidentale, nel marzo del 1918, accrebbe la paura alleata di vedere giungere le forze tedesche agli Urali. Il consiglio di guerra di Londra il 16 marzo adottò, su richiesta di Clemenceau, la decisione di far affluire truppe giapponesi in Estremo Oriente. Il primo contingente nipponico sbarcò a Vladivostok il 5 aprile 1918. Ad agosto seguirono gli americani e via via elementi di altre nazionalità, tra cui anche italiani. Alla fine di settembre il corpo di spedizione alleato ammontava a 44.000 uomini. Una gran parte di essi di dispose tra il lago Baikal, l'Amour e la frontiera russo cinese. Il resto si fermò a Vladivostok. Il governo britannico ad un certo punto si mostra più preoccupato della crisi economica che dell'avanzata dei bolscevichi. Anche la Francia si interroga se sia il caso di proseguire nell'intervento anche a favore delle armate bianche, che non riescono a sostenere uno sforzo adeguato nel grande Paese. Con la capitolazione degli Imperi centrali e della Turchia, si propende di restare in Russia per combattere i bolscevichi. Fino al 1920 truppe straniere restarono, infatti, in Russia. Poi prevalsero altre considerazioni e si fece strada l'idea di convivere con la Russia sovietica e anche di stabilire con essa relazioni stabili e reciprocamente vantaggiose.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento