mercoledì 29 aprile 2020

Democrazia e Coronavirus

Prendendo in prestito le parole di Benedetto Croce, il Coronavirus potrebbe non essere una breve e transitoria "parentesi" della vita politica e sociale del pianeta. Anzi il rischio più grande e' che a causa di esso siano messe in forse le conquiste di libertà e di civiltà delle democrazie liberali e costituzionali. Misure liberticide possono essere accettate in paesi retti da sistemi dirigistici o dispotico totalitari, mentre meno attraenti (e pericolosi) si configurerebbero i per i popoli abituati alla pratica delle libertà democratiche e al senso di consapevole rispetto dei principi dei diritti civili ed umani. Ciò nonostante, neppure si può accettare che, tramite le stesse armi della democrazia e del diritto e della consentita libertà di crtica, si possa far circolare notizie false e allarmistiche con effetti devastanti sulla attendibilità delle informazioni e sulla stessa sicurezza dello Stato. Circostanza spesso strumentalizzata ad arte anche da interessi di potenze straniere non certamente in linea con i regimi di libertà dell'Occidente. La vigilanza democratica non può venire certo meno anche in tempi di pandemia. E tutto questo soprattutto di fronte alla necessità che molti provvedimenti debbano ormai non più dipendere dalla politica, ma escusivamente dalla scienza. In tal caso per la urgente tutela della salute, se pur con le conseguenze di trovarci presto di fronte al terribile dilemma morale tra virus e libertà e, ancor peggio, tra virus e fame.
Casalino Pierluigi.

domenica 26 aprile 2020

Sanremo 100 anni dopo.


Sanremo venne scelta come sede della Conferenza per decidere le sorti dell'ex impero ottomano per la qualità delle infrastrutture alberghiere e per essere una rinomata località di villeggiatura a quaranta chilometri dal Principato di Monaco. Nell'aprile 1920 fu firmata la cosiddetta Risoluzione di Sanremo, con la quale si sanciva la divisione del Medio Oriente e si assegnava un mandato alla Gran Bretagna per la Palestina, in vista della creazione di un focolare domestico nazionale del popolo ebraico, che si realizzerà solo nel 1948 con la fondazione dello Stato di Israele. Un appuntamento di Sanremo, quello di cent'anni fa, con la Storia, che va ricordato, nonostante l'attuale stagione infelice del Coronavirus. La Conferenza di pace di Sanremo non risolse tutti i problemi del dopo guerra relativi agli ex possedimenti ottomani, anzi ne rinvio' alcuni dei più importanti, con conseguenze che sono tuttora in corso. A Sanremo ci fu, soprattutto, quella che gli storici e gli osservatori di relazioni internazionali chiamarono l'invenzione del Medio Oriente. E certamente ci fu soprattutto la spartizione degli interessi strategici di quella regione tra la Francia e la Gran Bretagna, prevalentemente all'insaputa dell'Italia  organizzatrice della Conferenza. L'unico leader sopravvissuto all'evento, l'italiano Nitti, che si spense nel 1953, fece in tempo a vedere la nascita dello Stato di Israele come era gia' in qualche modo previsto da prima dell'assise sanremese. Analoga sorte felice non toccò ai curdi e ad altri popoli della regione. Lo stesso Libano avrebbe dovuto diventare uno stato cristiano, ma ciò non avvenne. Ne' uno Stato curdo vide la luce. E da poco si era consumato il misfatto del genocidio armeno, nonostante il grido d'allarme di tutti gli ambasciatori europei in Turchia. Accorato l'appello del nostro rappresentante a Costantinopoli. Le divisioni, perduranti ai giorni nostri, fra gli arabi non condussero neppure ad uno stato arabo unitario, con la complicità interessats degli inglesi. In seguito, a favore della creazione di Israele giocarono gli stessi tragici eventi dell'olocausto, che ne legittimarono le ragioni. E va comunque ricordato che almeno fino al XVII secolo la popolazione della Palestina era stata in maggioranza ebraica, con pochi cristiani e musulmani, se pur, sotto dominio turco, gli ebrei (a detta di un geografo olandese del tempo, Reland) preferivano vivere in prevalenza nelle città ottomane dell'Asia Minore, lasciando in Palestina solo dei rabbini litigiosi in tema di interpretazione della  dottrina. A dire il vero, in precedenza, nel XII secolo il viaggiatore ebreo spagnolo Beniamino di Tudela aveva trovato pochi israeliti da quelle parti. Del resto le polemiche suscitate da un articolo comparso di recente sul quotidiano francese Le Monde nulla tolgono al fatto che Israele abbia in ogni caso avuto un diritto storico a recuperare una sede nazionale. Le risoluzioni dell'ONU circa uno stato federale in Palestina non trovarono, loro malgrado, più applicazione per vari motivi.E si hanno dubbi su nuove iniziative pacificatrici della zona anche a causa delle rivalità tra musulmani. La splendida cornice della Città dei Fiori consenti' l'esame più o meno esplicito di molte altre questioni delicate per il destino dei popoli, non solo mediorientali, ma, come ho già avuto modo di sottolineare in precedenti occasioni, il vertice dell'aprile 1920 finì per essere un incontro di occasioni mancate. Ecco perché Sanremo conserva un credito pesante verso la Storia e merita, pure in queste tristi giornate di pandemia, di essere ricordata per il suo significato diplomatico e morale. La Conferenza di pace di quella lontana primavera conserva ad oggi il suo originario messaggio di speranza, nonostante i limiti che mostro', in vista della ricostruzione di un mondo devastato dalla prima guerra mondiale. Una speranza che vive nel cuore di Sanremo per la sua stessa natura di città aperta ai valori della fratellanza e della civiltà, oltre che a quelli dell'accoglienza di genti diverse. Genti dirette a Sanremo non soltanto per la bellezza del suo clima, ma anche alla ricerca della libertà perduta nella propria patria.
Casalino Pierluigi.

Il segreto del viaggio

Mio articolo su inpocherighe.org altervista 

The Battle of Kerbala.

The battle marked a fundamental moment in the history of Islam: it was the episode that defined the schism, the irreversible split in the Moslem world, and it is the widely celebrated in Shiite iconography. On 10th day of Muharran of the 61st year of Hejira (10 October 680 A.C.), fifty years after Mohammed's death, Ali's son Husain, who was to succeed the latter as Caliph, was ambushed by his rival's large force, and massacre along with most of his men. The action took place near Karbala, in Iraq. The Karbala massacre was a triumph for the Beni Umaya (the Umayyads, caphs of Damascus), who represented the democratic or elective party, over the Beni Hashim (Hashemites, caliphs of Kufa), who supported the principle of hereditary line descending from the Prophet. Husain's head was presented to his rival Yasid, at Damascus: later the mourning Hashemite woman begged to be returned the head, a request that was granted. The head was brought to Karbala and reunited with the body in a fitting burial. The Shiites consider Husain to be the First Martyr, and his death is celebrated every year in the month of Muharran. The 'Lamentations of Muharran' re-enact the tragic events (the ambush, the massacre, the return of the head) and are often accompanied by collective flagellations. The intense emotion and grief that dominate the Lamentations recall the Medieval Passion plays. The Karbala martyrs includes all Husain's companions who fell in the battle or who were killed after the surrender. The prints that follow the Loran's ruling on the human figure show the battlefield without warriors, and the dramatic event is symbolized by empty tents, crosses scimitars, arrow flying in the sky, while purple roses represent the martyrs. In other prints the Koran's rule is ignored, and the warriors are shown: the story is vividly described in numerous episodes such as duels and other moments of the battle.
Casalino Pierluigi.

La Russie soviétique et le monde (1927-1920)

L'arrivé au pouvoir des communistes en Russie en 1917 bouleverse les données traditionnelles de la politique internationale. Pour la première fois depuis la Révolution française, un État affirme fonder sa politique extérieure non sur l'intérêt national, mais sur une idéologie universaliste, le marxisme-léninisme en l'occurrence. Mais les intérêts du prolétariat sont-ils forcément les mêmes que de l'État soviétique? Ou de la Russie éternelle et impérialiste? Le rapide reflux, en effet, de la vague révolutionnaire anéantit les espoirs de bolcheviks. Sur le front intérieur, Lénine et Trotski ont à la fin de 1920 gagné la guerre civile, mais la Russie est exsangue,  et isolée par le cordon sanitaire autour d'elle par les Occidentaux.
Casalino Pierluigi. 

sabato 25 aprile 2020

Amanullah of Afghanistan.

Idealized illustration of the king. In this case it refers to Emir (later king) Amanullah of Afghanistan, who reigned from 1919 ro 1929, when he was exiled by a revolution, guilty of attempting to implement a drastic modernization of his country. The revolution was inspired by the Great Britain in the name of religion. The caption reads "Ghazi Amanullah Khan", in which "Ghazi" means "hero, a combatant in the holy war". He earned this title by fighting the English at the beginning of his reign, obtaining independence for his country that had been a British protectorate. 
Casalino Pierluigi.

giovedì 23 aprile 2020

LA STORIA DI SAMUEL PALLACHE, EBREO MAROCCHINO

La cultura ebraica fa parte integrante di quella marocchina. Per storia e tradizione si tratta due realtà inscindibili e non solo da quando tante famiglie di ebrei furono costrette ad abbandonare la Spagna nel 1492, alla caduta dell'ultima dinastia musulmana di Granada. La presenza ebraica in Marocco, terra universale e dalle molte anime, risale, infatti, già all'epoca preislamica e ne caratterizza, a sua volta, aspetti di assoluta originalità. Una folta comunità ebraica esisteva ed operava in quell'area, segnando in modo significativo la successiva  civiltà andalusa, di qua e di là del Mediterraneo. La fecondità e la profondità del patrimonio intellettuale dell'Islam iberico e nordafricano trae dall'elemento ebraico una ricchezza che oggi viene riconosciuta anche dal Museo della storia e della tradizione ebraica di Casablanca. Nel fare riferimento al rapporto intimo tra il Marocco e la sua anima ebraica, va accolta con interesse la traduzione italiana, in questi giorni in libreria, del fortunato libro di Mercedes Garcia-Arenal, Gerard Wiegers, "L'UOMO DEI TRE MONDI. STORIA DI SAMUEL PALLACHE, EBREO MAROCCHINO NELL'EUROPA DEL SEICENTO". L'esperienza di Pallache, che costituisce un ponte tra l'Europa e l'intero Maghreb, rivive nel ricordo della gente Fez, accanto alla memoria votiva interreligiosa dell'antico santuario ebraico della città marocchina. Samuel Pallache, nativo appunto di Fez (XVI secolo), rampollo di una famiglia rabbinica di provenienza ispanoandalusa, fu protetto dal Sultano Ahmad al-Mansur, il cui regno si estendeva da Marrakech a Timbuctu e ruotava nell'orbita politica e diplomatica inglese, francese e soprattutto olandese. Rifugiatosi nell'atavica Spagna (1603), dopo la caduta della dinastia sa'diana del suo protettore e lasciatosi alle spalle un Marocco dilaniato da guerre civili e da una terribile carestia, Pallache attraversò l'Europa, raggiungendo nell'ordine la Francia, l'Inghilterra e infine l'Olanda, dove si confuse con la locale comunità ebraica sefardita (di origini spagnole). Fu agente diplomatico, spia e mediatore di transazioni commerciali, sfruttando in Europa le sue conoscenze dell'ambiente marocchino e iberico. La sua azione spaziava da Istanbul a Londra, da Amsterdam a Fez, da Madrid a Tetuàn, a Lisbona, a Parigi. La sua stessa identità ebraica fu sfuggente e si collocò tra l'Islam e la Cristianità, tra contrabbandieri e pirati, tra mercanti e regnanti. Sensibile e costante restò il suo legame con l'originario Marocco, dove era appunto nato e verso il quale guardava sempre con immutata nostalgia. Si coglie in lui un'indiscutibile ansia di modernità, così come avveniva in quel manipolo di ebrei senza patria che erano soliti comportarsi come tali a Tangeri e a Lisbona o ad Amsterdam. Samuel fu maestro dell'arte della dissimulazione che teorizzò (al pari di altri suoi conterranei come Leone l'ebreo e Leone l'arabo) come la principale virtù politica. "Dio si trova in ogni cosa e in ogni luogo" scriveva al re di Spagna. Quando morì ad Amsterdam nel 1616, ormai abbandonato da tutti, Pallache lasciò ricordi diversi e controversi. Il suo ruolo di collegamento tra Marocco ed Europa, soprattutto con l'Olanda, venne però riconosciuto da molti, tra cui quel Maurizio di Nassau, che ne accompagnò l'ultimo viaggio verso il cimitero ebraico della città olandese. La riscoperta di Samuel Pallache costituisce un utile contributo alla conoscenza della storia del Marocco ed offre altresì la spunti di riflessione sull'importanza del lascito di insostituibile mediazione tra Oriente ed Occidente che continua a rappresentare il mondo ebraico.
Casalino Pierluigi, Fez (Marocco), 3.04.2013.

MOROCCO'S JEWISH PATRON AND SCHOLARS

Morocco has become a destination to many emigrants Jews return each year to celebrate the memory of their patron saints, or organise religious ceremonies, such as the one a Azjen, a village not far from the town of Ouazzane in northern Morocco, or in the region of Chaouia, and particularly the area of Ben Ahmed, which forms part of the province of Settat, or in Fez, or in Essaouira. These are four examples in fact only a tiny part of a much bigger picture, because Morocco abounds in sites and symbols of the Jewish faith, holy and consecrated places fo Moroccan Jews.
Casalino Pierluigi, on 19th November, 2013

Islam and Hindu mysticism

A special Pakistani print in which traditional Hindu mysticism appears, along with the classic Islam iconography. The Kalime' e-Sharif, or creed, appears between two red Rose's in the upper green band. The first strip contains the Koran, the Hilal (crescent moon) and symbols of the holy cities of Mecca and Medina at the centre; at both sides are six figures of mystic Indian Moslem saints, each accompanied by a circular panel showing the respective tomb. The two lower strips show episodes and miracles from the lives of the saints, such as the divine hand that averts a shipwreck, a saint riding a tiger unharmed and holding a snake without being bitten.
Casalino Pierluigi.

Dante e la teoria della luce nel Paradiso.

Dill'influenza della filosofia e,  " parimenti" dell'escatologlia islamica su Dante ho avuto modo sul web di intrattenermi a lungo. La particolarità dell'argomento della  teoria della luce nella Commedia è stata da me trattata diffusamente, argomento che recupera il contributo di Avicenna, oltre che di quello di Averroe' sulla formazione 


F

Islamic prints.

These unpretentious prints offer a fascinating glimpse into esoteric world of popular Islam. A collection of brightly coloured images incorporating a great deal of symbolism, not always of easy interpretation.  They are above all sacred images, destined for the small domestic altar, shops, cafls and even the lorry-drivers' cab, and they satisfy the deep-felt desire for tangible signs guaranteeing the existence of a heavenly justice felt by every observant Moslem.
Casalino Pierluigi.

Dante and Islam, once more.

In Dante scholarship, there have been few problems as widely debate as questions of Muslim influence on Dante. Asin Palacios only study on the subject, with the controversy it aroused, has definitely left an impact on subsequent research which cannot be ignored, though its positive contribution is still very much under debate, even Luciano Gargan and Maria Corti studies proved a significant relation between Dante and islsmic influence. The main accompliment of Asin Palacios theory of Muslim influence on Dante eschatology is that of presenting Dante and his work in a new light. After the appeared of this study Dante can no longer be discussed from the point of view of Sanrw alone, but rather must be seen as participating intimately in literary syncretistic era. Likewise, the philosophical content of Dante's Comedy can be seen in its proper perspective only if philosophical synctretism which is so essential an aspect of the European Middle Ages is taken fully into consideration.

mercoledì 22 aprile 2020

Celebrazioni dantesche.

L'amore per Dante mi fu inculcato durante gli anni della frequentazione della scuola dei salesiani di Alassio, i cui gli eccelsi maestri (di gloriosa memoria) erano formati fin dal profondo della straordinaria eredità del Sommo Poeta e della sua opera. Ecco perché ancora da prima dell'inizio delle celebrazioni dantesche (2015-2021), non è mancato sul web il mio incesante contributo allo studio e al commento dell'eredità intellettuale e poetica di Dante. Il multiforme percorso culturale, profetico e teologico di Dante e delle sue fonti, è stato dunque oggetto di mei commenti e studi sulla rete, in particolare in riferimento al rapporto tra Dante e l'Islam sia sul piano dei confronti escatologici e sia sul piano filosofico. Rifacendomi, inoltre, alla magistrale lettera  (Altissimi cantu) del venerato e santo Pontefice Paolo VI, che in occasione del 600 esimo anniversario della nascita del Poeta, ne celebrò le doti morali, ideali e soprattutto cristiane, ho voluto continuare nella mio tentativo di interpretare ed approfondire  Dante. Circostanza che ancor di più si rende necessaria in vista del 2021, anno in cui si ricorderà il 700simo centenario della morte del Fiorentino. Diceva Ezra Pound che Dante rappresenta everyman, cioè ognuno di noi nel difficile, sofferto e al tempo stesso sublime viaggio della vita. Dante non è solo un artista organico e completo, ma si configura come un autore "in futurum". Non è un caso, infatti, che  Mandelstam abbia detto che Dante più di altri ha un futuro: "è assurdo leggere i canti di Dante senza attirarli verso l'attualità. Essi sono fatti per questo. Sono dei proiettili lanciati per cogliere l'avvenire. Esigono un commento in futurum"(rimando in proposito al mio Dante futurista sul web). Il fatto poi che Dante sia stato cantato e recitato nelle piazze rende il Poeta anche popolare. Una popolarità che inorgoglisce il nostro cuore di italiani come ben ha illustrato Goulio Ferroni nel suo recente e fortunato libro L'Italia di Dante. Al termine di questa stagione dolente della pandemia, Dante ci attenderà per guidarci con la dolcezza dei suoi versi (Purgatorio, III, 79-87). Un Dante infinito, come infinita la sua fantasia e la sua universale visione del mondo e sopratutto di quell'Amore che esalta nell'ultimo canto del Paradiso. 
Casalino Pierluigi.

lunedì 20 aprile 2020

Elogio del silenzio

Rimando ai miei articoli sull'argomento, in particolare su questo blog o sull'altro casalino.pierluigi.altervista. org blog 2020, ma soprattutto su Ennepilibri in poche righe archivio. Il silenzio è momento privilegiato dell'animo umano, per la sua capacità di aprirlo ad un fecondo valore interiore, che consente il dialogo con l'assoluto. La profondità del significato del silenzio non trova miglior spiegazione che nella preghiera e nella ricerca dei nostri limiti.
Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949 

sabato 18 aprile 2020

La marche à la guerre (1931-1939)-6

La crise polonaise et le pacte nazi soviétique: encouragé par le succès hitlériens, Mussolini fait envahir l'Albanie en avril 1939 et l'annexe aussitôt. Le 22 mai, une alliance offensive dénommée pacte d'Acier unit l'Italie à l'Allemagne. A partir d'avril 1939, Hitler s'en prend à la Pologne: il réclame l'annexion de la ville libre de Dantzig, peuplée d'Allemands. Français et Anglais, désormais résolus, ont accordé  leur garantie à la Pologne et cherchent à gagner l'alliance de la Russie soviétique pour enclencher l'Allemagne. Entreprises en avril, les négociations entre Franco Britanniques et Soviétiques piétinent. Ces derniers n'ont pas confiance dans les démocraties occidentales, qu'ils soupçonnent de jouer double jeu. De plus l'Allemagne, décidée à éliminer la Pologne,  veut à tout prix éviter de combattre sur deux fronts. C'est la raison pour laquelle le ministre Ribbentrop tombe finalement d'accord avec les Soviétiques: le 23 août 1939 est signé un pacte germano soviétique de non-agression (pacte Molotov-Ribbentrop). Un proton secret partage la Pologne en deux er cède le pays Baltes à l'Union soviétique. Hitler a désormais les mains libres à l'Est. Le 1er septembre 1939, la Wehrmacht pénètre en Pologne sans déclaration de guerre. Contrairement à ce qui espérait le Fuhrer, l'Angleterre et la France respectent leurs engagements: elles déclarent la guerre à l'Allemagne le 3 septembre. L'Italie mal préparée reste neutre. Les initiatives prises par l'Allemagne ont sérieusement remanié la carte de l'Europe, sans un coup de feu jusqu'en septembre 1939. Ces succès sont autant dus à la puissance militaire supposée du Reich qu'à la pusillanimité des ses adversaires occidentaux. Cependant, la stratégie hitlérienne ne peut aboutir que une série de guerre courtes cantonnées au continent européen. Que la guerre dure, qu'elle se mondialise et apparaîtra alors l'infériorité intrinsèque de l'Allemagne et de ses alliés. 
Casalino Pierluigi.

giovedì 16 aprile 2020

La marche à la guerre(1931-1939)-5

Les dernières crises (1937-1939), la calme précaire de 1937, l'expansion allemande en Europe centrale, la crise polonaise et le pacte germano-soviétique. La tentation de l'apaisement: en Europe, la relative accalmie du climat international (aucune crise nouvelle n'éclate) conforte les Britanniques dans leur intention de pratiquer l'apaisement à l'égard de l'Allemagne. Cette politique est avant tout incarnée par par le nouveau Premier ministre, Chamberlain. Ce dernier, moyennant la satisfaction des revendications allemandes en Europe centrale, espère parvenir avec Hitler à une partage de l'Europe en zones d'influence: erreur profonde sur la nature du nazisme. De son côté, Hitler préfère poursuivre le réarmement à outrance, pour ne pas se lancer dans de nouvelles initiatives, sans avoir derrière lui une force suffisante. L'agression de la Chine par le Japon en juillet 1937 est le signe avant-coureur de la guerre mondiale. L'expansion allemande en Europe avec l'Anschluss (mars 1938 ) e le démembrement de la Tchécoslovaquie (accords de Munich, 30 septembre 1938 ), ouvrant les yeux de Chamberlain e de Daladier, est le signe que Hitler n'est pas un gentleman e que la guerre sera préférable à toute nouvelle capitulation.-5
Casalino Pierluigi.

La marche à la guerre (1931-1939)-4

Le basculement au profit de l'Allemagne (juin 1936-1936)
La dissociation du front de Stresa, l'accord naval anglo-allemand, la guerre d'Éthiopie et le tournant de l'année 1936.
Dès juin 1935, les Anglais, faisant cavalier seul, rompent la solidarité de Stresa, en concluant avec l'Allemagne un accord naval bilatéral. Hitler consent à limiter la marine allemande à 35 % de la marine britannique, mais obtient le droit de posséder autant de sous-marins que la Grande Bretagne. Le tournant majeur intervient avec la guerre d'Éthiopie. Optant pour une politique d'expansion en Afrique, Mussolini se lance à l'assaut de cet État indépendant du continent noir. Divers facteurs se mêlent: le désir d'effacer Adua, celui de donner à l'Italie fasciste le prestige de la conquête militaire, celui d'offrir à la pression démographique de la péninsule un exutoire. Commencée en octobre 1935, l'invasion italienne est condamnée par la SDN, qui vote des sanctions économiques. Celles-ci sont inefficaces; pétrole et acier sont exclus, et ni les États-Unis, ni l'Allemagne ne le suivent. Addis-Abeba tombe en mai 1936, et les sanctions son levées. La SDN a démontré son impuissance. Mais le principale conséquence de cette guerre est le rapprochement italo-allemande: mécontent de l'attitude des démocraties, Mussolini est désormais prêt à s'allier avec Hitler. Le 7 mars 1936, Hitler frappe son plus grand coup depuis 1933: il fait entrer ses soldats en Rhénanie démilitarisée. Cette violation flagrante du traité de Versailles, qui prend prétexte du pacte franco soviétique, est un coup de bluff: la Wehrmacht n'est pas encore en mesure de résister à une éventuelle action militaire de la France. Mais Paris ne bouge pas, bien que Sarraut, président du Conseil, ait affirmé qu'il ne laisserait  pas Strasbourg sous le feu des canons allemands. Pour la France le bilan est désastreux: ses petits alliés de l'Est ne lui font plus confiance, et Hitler sait que le coupe de force est payant. 
La guerre d'Espagne et l'axe Rome-Berlin: la gauche espagnole regroupée dans le Frente popular a remporté les élections de 1936. La droite conservatrice et l'armée n'acceptent cette victoire; l'assassinat du leader monarchiste Sotelo en juillet 1936 fournit le prétexte à un pronunciamiento mené par le général Franco. Il ensuit une guerre civile opposant les nationalistes, ou franquistes, et les républicains (socialistes, monarchistes, anarchistes). L'Allemagne et l'Italie s'empressent d'aider militairement le camp nationaliste et expérimentent des techniques nouvelles (bombardements en piqué). Les démocraties pratiquent la non intervention; la Russie soviétique favorise le recrutement des Brigades internationales (volontaires combattant aux côtés des républicains). La balance penche progressivement au profit de Franco, qui l'emporte en mars 1939: son succès est en même temps celui des dictatures. Dès le 1er novembre 1936, Mussolini a officialisé l'alliance de fait entre l'Allemagne et l'Italie (Axe Rome-Berlin). Le 25 novembre, l'Allemagne et le Japon signent un pacte anti- Komintern dirigé contre l'Urss, auquel se joindra l'Italie en 1937. Le bloc des dictatures est en train de se constituer. -4
Casalino Pierluigi 

La marche à la guerre(1931-1939)-3

Les réactions des démocraties.
Barthou et l'alliance à l'Est.
Le ministre français des Affaires étrangères, le conservateur Barthou, est conscient du péril croissant que représente l'Allemagne nazie. Ne pouvant compter sur le Royaume-Uni, il cherche le rapprochement avec l'Italie, mais surtout avec la Russie soviétique, dans le but d'encercler l'Allemagne. Préparant une alliance avec Moscou, il facilite l'entrée de l'Urss à la SDN ( septembre 1934 ). Toujours à l'Est, il s'efforce de resserrer le liens avec la Petite-Entente (Yugoslavie, Tchécoslovaquie, Roumanie). Mais son assassinat en 1934 compromet irrémédiablement ces projets.
Laval et le rapprochement avec Mussolini.
Successeur de Barthou, Laval feint de prolonger l'oeuvre de son prédécesseur. Il obtient en mai 1935 la signature d'un pacte soviétique d'assistance mutuelle. Mais ce pacte est une coquille vide. En revanche, Laval, tout en se montrant conciliant avec l'Allemagne, privilégie le rapprochement avec Mussolini. Il cède à l'Italie quelques morceaux de désert en Libye et en Somalie. Il semble alors récompensé par le front de Stresa: réunies en avril 1935, la France, l'Italie et l'Angleterre condamnent le rétablissement de la conscription par Hitler et proclament leur attachement commun au status quo européen. L'isolement du dictateur nazi n'est pourtant que provisoire. 3-
Casalino Pierluigi 

mercoledì 15 aprile 2020

Padre nostro che sei nei cieli,sia santificato il tuo nome;venga il tuo regno,sia fatta la tua volontà,come in cielo così in terra.Dacci oggi il nostro pane quotidiano,rimetti a noi i nostri debiti,come noi li rimettiamo ai nostri debitorie non ci indurre in tentazione,ma liberaci dal male.Amen.Our Father, who art in heaven,hallowed be thy Name.thy kingdom come,thy will be done,on earth as it is in heaven.Give us this day, our daily bread,and forgive us our trespassesas we forgive those who trespass against us.And lead us not into temptation,but deliver us from evil.Amen.

La marche à la guerre (1931-1939)-2

Les premières initiatives de Hitler. 
La politique de extérieure du nazisme repose sur sa doctrine raciste, dont l'objectif suprême est la domination de la race aryanne. Il s'agit dans un premier temps de rétablir la puissance militaire allemande, puis suivront la réunion au Reich de toutes les populations allemandes (pangermanisme), l'anéantissement de la France, et infin la conquête de l'espace vital à l'Est sur la Russie et ses voisins. La haine du bolchevisme, doctrine présentée comme élaborée par des Juifs, est également au centre de la pensée hitlérienne. Dès sa première année au pouvoir, Hitler prend deux initiatives spectaculaires: l'Allemagne quitte la conférence de Genève sur ne désarmement, puis se retire de la SDN ( octobre 1933 ), en tirant prétexte de la réticence des démocraties à lui accorder l'égalité sur le plan des armements. En réalité, violant le traité de Versailles, il a tout de suite entrepris le réarmement clandestin du Reich; il annonce en outre, le 16 mars 1935, le rétablissement du service militaire obligataire en Allemagne. Dans les relations avec ses voisins, le pouvoir nazi s'efforce de saisir diverses occasions pour étendre son influence. En janvier 1934, il signe un pacte de non-agression avec la Pologne, pilier de revers françaises. Pourtant le putsch nazi qu'il soutient en Autriche en juillet 1934, en pensant réaliser rapidement l'Anschluss, est un échec: en massant des troupes à la frontière du Brenner, Mussolini met un terme à cette initiative. Mais Hitler se rattrape en Sarre; détaché depuis quinze ans de l'Allemagne, le territoire vote à 90% en faveur du rattachement au Reich.- 2
Casalino Pierluigi 

La marche à la guerre (1931-1939),-1

La crise économique mondiale des années 1930 bouleverse les relations internationales. Dès 1931, le Japon se lance dans la conquête extérieure. L'effondrement économique de l'Allemagne permet l'accession au pouvoir de Hitler en 1933. Dès lors, les initiatives des dictatures scandent le rythme des relations internationales, menant inexorablement à la guerre. 
1) Premières atteintes à la sécurité collective et réactions( 1931-mai 1935).
Initiatives japonaises et hitlériennes.
Années 1930: expansionisme nippon. Le Japon devient une puissance ultranationaliste, militariste et expansionniste. Le première cible est la Mandchourie, qui est déjà une zone économique du Japon. A partir de septembre 1931 et sans avoir référé à leur gouvernement, alors encore civil, les militaires japonais occupent la province.La Mandchourie devient en mars 1932 le "Mandchoukouo", État théoriquement indépendant, en fait simple protectorat japonais dirigé par l'ex empereur de Chine Puyi. L'agression japonais ne reçoit qu'une condamnation  verbale de la SDN:aucune puissance n'ose intervenir, ce qui n'empêche pas le Japon de quitter la SDN en mars 1933. Tokyo pratique désormais un "grignotage" systématique des positions chinoises vers l'ouest et le sud. En 1933, la province chinoises du Jehol tombe entre ses mains. En 1935 vient le tour du Heibei et celui du Tchahar. La guerre sinojaponaise: le clan militariste veut faire de la Chine un pays entièrement sous la tutelle japonaise, pour empêcher le développement d'une puissance concurrente en Asie. Il se rapproche des puissance fascistes.La guerre ouverte est imminente. Jang Jieshi sait, de son côté, que son armée n'est pas prête: il temporise, cherchant d'abord à écraser ce qui reste du Parti communiste. Mais en 1936, il doit renoncer à cette stratégie qui divise les forces chinoises: un front unique avec Mao Zedong se forme contre le Japonais. La plus grande fermeté adoptée alors par la Chine incite le Japon à attaquer. Un incident militaire près de Pékin sert de prétexte: le 26 juillet 1937, le Japon engage les hostilités sans déclaration de guerre.Le succès sont foudroyant. En 1938, les troupes nippones occupent toute la Chine de l'Est, ses grands ports, ses centres commerciaux et industriels. Jiang Jieshi, en se repliant à l'intérieur, choisit de trouver l'espace contre le temps.La place de l'Asie dans les relations internationales dans l'entre-deux guerres est doublement importante. D'une part, les problèmes qui agitent Moyen-Orient, même s'ils demeurent secondaires à l'échelle mondiale, sont lourdes de conséquences pour les années, voire les décennies, qui suivront la Seconde Guerre mondiale. D'autre part, les soubresauts de l'Extrême Orient dépassent le stricte cadre asiatique: c'est en 1937, entre la Chine et le Japon, que débute véritablement la Seconde Guerre mondiale. 1-
Casalino Pierluigi.

martedì 14 aprile 2020

Rileggere Massimo D'Azeglio

Per l'Italia di oggi come per quella di ieri e di domani, va sempre tenuta presente la lezione di Massimo D'Azeglio. Le colpe del Bel Paese vanno ricercate solo in noi stessi.
Casalino Pierluigi 

lunedì 13 aprile 2020

L'allegoria nella Divina Commedia.

In senso allegorico, Dante rappresenta l'uomo peccatore e per misericordia divina convertito. Il Poeta, scorto dalla retta ragione in lui risvegliatasi (Virgilio), e questa a sua volta guidata dalla rivelazione o teologia (Beatrice), prende a considerare con fatica e dolore i vizi umani (inferno), studia e pratica i mezzi più adeguati per emendare le cattive tendenze che lo fecero peccare (purgatorio), e riacquistata l'innocenza battesimale (paradiso terrestre), si eleva poi, illuminato dalla rivelazione (Beatrice), a conoscere le virtù soprannaturali, e finalmente a meditare per contemplazione (San Bernardo e Maria SS.) i misteri della divinità (paradiso). L'abisso sotterraneo e le tenebre perpetue dell'inferno simboleggiano la bassezza e tristezza del peccato, che si personificazione, di volta in volta, nei mostri mitologici: i tormenti fisici e morali dei dannati esprimono in sé o la rea natura delle singole colpe, o i tristi effetti che da esse derivano in questo mondo. Il salire del monte al chiarore del sole, simboleggia il progresso nella emendazione e nella grazia di Dio (raffigurata negli angeli che guidano le anime dall'uno all'altro girone): le pene dei purganti sono immagine delle penitenze volontarie o della mortificazione di sé stesso (così sarà nella visione del purgatorio di Santa Caterina da Genova). Le piante rigogliose e i fiori profumati del paradiso terrestre, figurano le opere buone e virtuose il cui esercizio costituisce la vita attiva. La luce celeste che illumina e faccia i beati (concetto di derivazione avicenniana), la danza, il canto, figurano la chiarezza e la serenità della vita contemplativa, che ci fa pregustare su questa terra le gioie del paradiso celeste. La conclusione della Commedia, infatti, porta alla visione (da vivo) di Dio, luce e amore, secondo un concetto mutuato dall'altro grande filosofo arabo, Averroe', primo maestro di Dante. Oltre l'allegoria morale, si manifesta nella Divina Commedia, e, specialmente, nel primo canto che ne forma l'Introduzione e in qualche altro canto, un'allegoria politica. La società piena di errori e di vizi(selva oscura), abitata da un principe (veltro), il quale ristabilira' il sacro romano impero, e ricondurra' il papato dentro la sfera delle cose spirituali. Così l'imperatore (rappresentato politicamente e scientificamente in Virgilio, il cantore e vate dell'antico impero romano e della pace, e moralmente in Catone, guardiano del purgatorio), guiderà l'uomo alla felicità della vita attiva (paradiso terrestre). Il papa (rappresentato scientificamente in Beatrice, donna di virtù, e lume fra il vero e l'intelletto, e forse moralmente da Matelda, regina del paradiso terrestre) lo guiderà con i precetti del  vangelo alla beatitudine e  al perfezionamento spirituale (vedi De Monarchia, III, 15). Da questo aspetto traggono loro ragione le frequenti invettive che per tutte e tre le cantiche risuonano contro i papi usurpatori del potere temporale e politico, i prelati avidi dei beni mondani, contro le città e i regni ribelli all'impero, e contro gli imperatori stessi incuranti del loro dovere di ristabilire l'ordine e la pace del mondo. E lo spirito e la lettera della pace universale secondo la concezione dantesca ispirò l'indimenticabile discorso del Santo Padre Paolo VI all'assemblea generale dell'ONU nell'autunno del 1965.
Casalino Pierluigi.

domenica 12 aprile 2020

La difesa sanitaria nei territori della Repubblica di Genova. La Liguria occidentale.


Scampato il contagio della peste del1630-1633, anche la Repubblica di Genova venne investita, ancora in quel secolo non lieto (intorno al 1646, per la precisione), da un'epidemia di tifo esantematico. Epidemia che aveva già  sconvolto il Vecchio Continente e le regioni limitrofe e mediterranee. Scattarono subito i provvedimenti urgenti delle autorità della Superba "per la comune salvezza dal morbo contagioso" su tutto il suo territorio, dalle Riviere a Caprera, alla Corsica. I controlli della sanità della Repubblica furono tempestivi ed efficaci con la decretazione di un particolare stato di emergenza. La normativa della Magistratura sanitaria era andata formandosi fin dai tempi precedenti la peste nera del XIV secolo, arricchendosi sempre di più, nel tempo, di articolati e specifici dispositivi (dalla riforma politica di Andrea Doria al cruciale 1579, segnato da un elevato numero di morti, a causa della peste di quel periodo). L'organizzazione sanitaria della Superba era sempre riuscita a contenere, nel possibile, i danni, delle ricorrenti ondate epidemiche e a migliorare le condizioni del servizio. Della massima cura erano i controlli circa la concessione della "libera pratica" ai vascelli stranieri nella manovra di avvicinamento ai porti e agli scali situati lungo le coste della Dominante. La Sanità interveniva con una ben dosata serie di provvedimenti che ancora oggi sorprendono per l'utilita' e l'efficacia. Per quanto si cercasse di assicurare una legislazione uniforme ed omogenea, regimi speciali venivano riconosciuti a zone come Bordighera, Cervo, Andora, Laigueglia e Alassio, che erano dedite alla pesca anche a lunga distanza dai loro rispettivi centri. Laigueglia e Alassio svolgevano un ruolo assai rilevante per i loro rapporti con la vicina Francia, con la quale avvenivano pure intrecci famigliari. In occasione delle epidemie, come si era visto soprattutto durante quella ultima del 1630-1633, Genova teneva conto delle esigenze commerciali, cercando di coniugarle con quelle della sicurezza igienico sanitaria. E appunto il servizio di polizia sanitaria della Repubblica fu tra i primi, se non il primo in Europa, ad assicurare il controllo severo dell'igiene delle merci alimentari provenienti da mete lontane, "dal Levante alla Barberia,  all'Inghilterra,  dall'Olanda alla Allemagna...e all'Oceano". Una vera garanzia per la pubblica salute. Va segnalato, in proposito, per un opportuno approfondimento, lo studio universitario  di Giovanni Assereto dal titolo appunto "Per la comune salvezza dal morbo contagioso. I controlli di sanità nella Repubblica di Genova"'. Le singole autorità di sanità dei centri delle Riviere agivano, a loro volta, con coordinamento ammirevole. Non solo: le sanità di Bordighera, di Vallecrosia e di Ventimiglia erano in costante contatto con le vicine autorità sabaude oltre la frontiera segnata da Dolceacqua e da Perinaldo e  con quelle della Contea di Nizza. Notevole era pure l'interscambio di informazioni con la Signoria di Monaco e la comunità mentonasca, che fungevano da fonte di notizie e da sistema di allarme privilegiato nell'attivazione dei servizi sanitari della Dominante. Le radici genovesi del Principato della Rocca favorivano relazioni assai feconde nei momenti difficili.
Casalino Pierluigi.

La consacrazione di Cina e Russia al Cuore Immacolato di Maria

Se nel 1941 monsignor Zanin, su beneplacito di SS. Papa Pio Xii consacrò la Cina al Cuore Immacolato di Maria, lo stesso Papa Pacelli, nel 1952, consacrò i popoli della Russia al Cuore Immacolato di Maria. Si è sviluppata nel tempo una controversia se, in particolare, la Russia sia stata in maniera esplicita e definitiva alla Madonna. Il discorso impegna aspetti politici relativi al rapporto tra la Chiesa cattolica e la Russia, anche oggi, dopo la caduta del regime sovietico. Sulla questione è in atto una polemica, che solo la Storia dirà fino a che punto fondata. Una cosa è certa: San Massimiliano Kolbe ha previsto la statua della Madonna sulla piu alta cupola del Cremlino.
Casalino Pierluigi 

mercoledì 8 aprile 2020

La struttura della Divina Commedia e le sue fonti.

La questione delle fonti orientali della Divina Commedia è problema antico. Negli ultimi cento anni il discorso, soprattutto delle fonti araboandaluse del Poema dantesco, dopo la rivoluzionaria tesi dello studioso e sacerdote cattolico spagnolo Asin Palacios, si è sviluppato in modo complesso ed articolato fino alle più recenti esperienze di Maria Corti e Luciano Gargan, solo per citare alcuni degli studiosi che sull'argomento si sono misurati. Anche chi scrive non ha mancato su questo mio blog, su altro mio blog e su Centro Dantesco di Ravenna,  su Asino Rosso, su Neofuturismo, su Ennepilibri spazio blog autori e su altri siti sul web, di fornire il mio personale contributo ad uno dei dibattiti più interessanti della critica dantesca e storicoletteraria in genere degli ultimi tempi. Alle mie note sulla condizione e sulla struttura dell'inferno e dei suoi cerchi, del regno dei dannati, sul ponte sottile e sulle influenze del Liber Scalae sulla Commedia non posso che rinviare all'attenzione del lettore. Tuttavia non solo su tali problematiche si riscontra l'influenza del pensiero arabo sulla formazione dantesca (già  di per sé  assai vicina all'insegnamento di Averroe') non solo quella relativa all'opera maggiore. Di particolare rilevanza il tema della natura delle anime collegata alla teoria della luce di origine avicenniana. Le anime nell'inferno e nel purgatorio sono riveste di un corpo aereo, simile dell'apparenza a quello di carne ed ossa e che le tende capaci di soffrire tormenti di ogni genere; esso, palpabile, or più o meno, nell'inferno, è impalpabile, nel purgatorio, dalle mani dell'uomo. Nel paradiso i beati che appaiono nella luna mostrano debolmente i loro lineamenti umani; negli altri pianeti appaiono in forma di tanti lumi o splendori più o meno fulgenti, finché nell'empireo mostrano tutti le loro sembianze antiche non offuscate dalla luce che le riveste e in cui si sciolgono.
Casalino Pierluigi 

Quale senso della Divina Commedia?

Secondo il senso strettamente letterale, la Divina Commedia è il racconto, fatto in persona, del poeta stesso, di un viaggio da lui intrapreso sensibilmente per i tre regni dei morti, inferno, purgatorio e paradiso. Viaggio che, cominciato il 25 marzo o, come vogliono altri, l'8 aprile del 1300, durò, stando alla più comune opinione, sette giorni; e cioè,  un giorno e una notte per l'inferno,  un giorno e una notte per passare dall'inferno al purgatorio, per tre giorni e tre notti per salire la montagna del Purgatorio, forse poco più della metà di un giorno per il paradiso terrestre., mentre il rimanente per cieli e pel paradiso terrestre, ove il tempo è più oscuramente indicato. Circa la struttura dell'universo Dante segue generalmente le opinioni degli scienziati e dei teologi del suo tempo. Il globo terracqueo, è eterno solo nella sua materia, ma è contingente e corruttibile nella forma, che ha ricevuto non direttamente da Dio, sebbene dal perpetuo girare delle sfere celesti mosse dai cori angelici, sotto l'influenza delle quali si sono prodotti gli elementi e tutti i corpi che da essi risultano. Il globo terracqueo dunque,con tutto ciò che contiene, non è opera di Dio, ma della natura e perciò non è eterno. La discendenza di Adamo peraltro è eterna essa medesima, compreso il corpo che alla fine dei secoli risorgerà. In questa visione teleologica  e  teologica in cui Dante immerge la Commedia risiede il senso profondo dell'opera, un senso che va ben oltre il suo mero senso letterale 
Casalino Pierluigi 

Della stupidità

Come ha scritto Dietrich Bonhoeffer, gli stupidi impressionano solo per il loro numero. Lo stupido, infatti,è più pericoloso del cattivo, perché si nasconde dietro l'apparente mantello della banalità e della superficialità. È quello che avvertiamo anche in questi giorni di Coronavirus: la stupidità è pericolosa e contagiosa, oltre ad essere circondata da discepoli zelanti. Il sapiente si trova spesso disarmato e impotente dal momento che non è possibile ragionare con chi si muove a colpi di slogan e stereotipi, privo com'e' di senso critico e di intelligenza. Il sapiente sa quel che dice, lo stupifondice quel che sa.
Casalino Pierluigi 

martedì 7 aprile 2020

Dante e il pensiero araboislamico medievale Non solo Averroe' ovvero il platonismo cosmologico di Avicenna nel pensiero di Dante.

Della profonda influenza della filosofia araba sul pensiero latino medievale, compreso quello tomistico già in diverse occasioni ho avuto modo di soffermarmi sul web. L'influsso di Ibn Rushd (l'Averroe' dei Latini) soprattutto, ma anche quello di Ibn Sina (l'Avicenna dei Latini) è presente, se pur in diversa intensita' e misura, non soltanto nella Commedia dantesca, ma anche nelle altre opere del Sommo Poeta. La particolarità dell'eredità averroista in Dante e' nota e certamente notevole, ma non da meno quella di Avicenna, che sottende la teoria della luce e la sua metafisica nella Divina Commedia. Circostanza quest'ultima che richiama uno stretto rapporto tra l'intelligenza  islamica e la cultura non solo dantesca. Circa lo specifico e rispettivo contributo che i due pensatori islamici hanno lasciato a Dante, non è qui più il caso di ricordarne gli elementi. E su tale argomento rinvio alle mie riflessioni sparse sul web. Mi limiterò a sottolineare quanto sensibile sia stata la lezione di Avicenna alla formazione del pensiero di Dante. Se lo sciogliersi delle anime nella luce appare fattore di notevole influenza avicenniana sul Dante della Commedia, non va dimenticata la lettura che lo stesso Dante fece della visione escatologica di Averroe' con particolare riferimento alla sintonia che si era stabilita tra i domenicani dell'ateneo bolognese e la filosofa di Ib Sina. E inoltre, come provato dagli studi del compianto Luciano Gargan, l'Accademia felsinea fu ben fertile fonte di approfondimento da parte dell'Alighieri anche di quell'opera che Asin Palacios indicò come tra le ispiratrici della Divina Commedia. In altri termini del Liber Scalae che fu tradotto dal sovrano iberico Alfonso il Savio e, assai probabilmente, fatto conoscere, secondo gli studi del Gargan e di altri dantisti, da Brunetto Latini, esule in Spagna, all'allievo Dante. Anche su questi aspetti della formazione e del senso del capolavoro dell'Alighieri e sui rapporti storico culturali tra l'Islam classico, soprattutto andaluso, e l'Europa cristiana, rinvio ai miei precedenti interventi su questo e su altri punti del web.
Casalino Pierluigi 

Montaigne. Le Journal de voyage

De septembre 1580 à novembre 1581, Montaigne voyage en Europe: Allemagne, Suisse, Italie. Pour soigner sa gravelle aux eaux de Lucques (Lucca), oublier "les épines domestiques", "les devoirs de l'amitié maritale" ou cette "mélancolie" qui lui est "mort et chagrin". Mais surtout pour découvrir autrui dans sa différence et sa diversité....
Casalino Pierluigi 

Laigueglia's writer and scholar Casalino Pierluigi is also on the web

lunedì 6 aprile 2020

L'allegoria politica in Dante

Oltre l'allegoria morale, si manifesta nella Divina Commedia, e specialmente nel primo canto che ne forma l'Introduzione e in qualche altro, un'allegoria politica. La società piena di errori e di vizi (selva oscura), abitata dalle tre fiere, aspetta la salute da un principe (veltro), il quale ristabilira' il sacro romano impero e della pace, e ricondurra' il papato dentro l'orbita delle cose spirituali. Così l'imperatore(rappresentato scientificamente in Virgilio, il cantore dell'impero antico romano e della pace, e moralmente in Catone, guardiano del Purgatorio), guiderà l'uomo alla felicità della vita attiva (paradiso terrestre). Il papa  (rappresentato scientificamente in Beatrice, donna di virtù, e lume fra il vero e l'intelletto, e forse moralmente da Matelda, regina del paradiso terrestre) lo guiderà coi precetti del Vangelo alla beatitudine e al perfezionamento spirituale spirituale ( vedi De Monarchia, III, 15). Da ciò prendono loro ragione le frequenti invettive che per tutte e tre le cantiche risuonano contro i papi usurpatori del potere politico, i prelati avidi dei beni mondani, contri le città e i regni ribelli all'impero, e contro gli imperatori stessi incuranti dei loro doveri di ristabilire l'ordine e la pace nel mondo. E l'imperatore di Dante sarà poi quell'Alfonso il Savio, che fu consigliato da Brunetto Latini, il quale fece da ponte tra la Spagna e musulmana e l'Europa Latina, tramite il Liber Scalae, che sicuramente ispirò la Divina Commedia.
Casalino Pierluigi, autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949 

La Conferenza di pace di Sanremo del 1920

Nel mese di aprile di cento anni fa si svolgeva a Sanremo la Conferenza di pace per definire la nuova situazione dei territori ex ottomani, in particolare del Medio Oriente. All'argomento, negli anni scorsi e anche di recente su questo blog, ho dedicato  non pochi interventi. Sulla sistemazione del Medio Oriente e sulle conseguenze degli accordi raggiunti, peraltro, ancor prima di Sanremo e ratificati nella Città dei Fiori, se pur in gran parte alle spalle della potenza ospitante, l'Italia, da parte di Gran Bretagna e di Francia, mi sono intrattenuto su Asino Rosso, su Sanremonews e su Riviera 24. Per una coincidenza della Storia, a gennaio del 1920 nasceva la mia povera mamma Maddalena, e nel mese di aprile si aprivano i lavori della Conferenza di Sanremo. Invito a ritornare su quei miei articoli sul web e a considerare la particolare attualità di quel vertice diplomatico, soprattutto alla luce delle drammatiche problematiche che tuttora segnano quella martoriata regione del mondo.
Casalino Pierluigi, autore e studioso ligure di Imperia, nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.

sabato 4 aprile 2020

La Repubblica romana, 1849.

Su Domenica de Il Sole 24Ore Roberto Balzani, recensendo il libro di David Kertzer"IL papa che voleva essere re. Pio IX e il sogno rivoluzionario della Repubblica romana", riprende l'analisi storica di una delle pagine controverse del nostro Risorgimento. Ricordando il pensiero di Benedetto Croce, l'autore, del libro, confortato dallo stesso Bslzani, conclude, considerando che da molto tempo il nodo ottocentesco di Pio IX e della Chiesa di allora è stato sciolto positivamente e con "soddisfazione universale". Circostanza che altrove non risulta risolta, come dimostra il sovrapporsi della religione alla politica e al permanere di pericolosi connubi delle due realtà, con derive pericolose per la civiltà del diritto. 
Casalino Pierluigi 

Con la rivolta antiliberale e sovranista è a rischio la democrazia

Dopo il 1989 la spinta del modello capitalista si è arrestata, soprattutto perché incapace di riprendere in mano le speranze solidali di una moderna democrazia partecipata. Ora di fronte alla pandemia, il rischio di crisi della democrazia classica diventa grande, soprattutto di fronte alle minacce più o meno celate dei dispotismi euroasiatici, come Cina e Russia.
Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949 

venerdì 3 aprile 2020

Pierluigi Casalino blog 2020L’EREDITA’ DI AVERROE’Scritto ilOTTOBRE 8, 2010 L’EREDITA’ DI AVERROE’Un giovedì, un giovedì pallido e umido del 1198, era il 10 dicembre (il 9 Safar 595) moriva a Marrakesch colui che noi conosciamo col nome di Averroè, vale a dire Abul-Walid Muhammad ibn Rushd. Qualche mese più tardi i suoi resti mortali venivano traslati a Cordova e deposti nella tomba di famiglia, nel cimitero di ibn-Abbas. A questi secondi funerali era presente un filosofo arabo di prima grandezza, il mistico ibn-Arabi, che ce ne ha lasciato un ricordo commovente, anzi straziante, se non delirante. E’ il delirio di una folla che segue un cavallo per le vie di Cordova. Il cavallo porta su un fianco un feretro, sull’altro un pacco. Il feretro contiene il cadavere di ibn-Rushd, l’Averroè dei latini, il pacco contiene i libri del filosofo defunto. Così “un pacco di libri bilancia un cadavere”, secondo il racconto di ibn-Arabi. Per intendere il senso della vita speculativa e scientifica dell’Oriente islamico tradizionale, bisogna aver presente allo spirito questa immagine come simbolo dell’inverso della sua ricerca e della sua scelta: una scienza divina che trionfa sulla morte. Chi era dunque Averroè, che per molti è già in larga misura un vero Carneade e che i più conoscono, secondo il verso dantesco, come colui che “il gran commento feo”. Occorre ricordare che Averroè fu “Cadi” di Siviglia, poi di Cordova, sua città natale. E ciò per distinguerlo dal suo illustre avo (al-Gadd) ed omonimo, Abu l’Walid Muhammad ibn-Rushd (morto nel 1126), viene chiamato “il nipote” (al-Hafid). Il nonno, severo dottore in “malikismo” (diritto canonico) sotto gli Almoravidi, che favorirono, in particolare, la tendenza di questa stretta ortodossia, ha lasciato, oltre a una copiosa raccolta di sentenze, due opere famose di “fiq” (giurisprudenza): “Muqaddimat” e “Al Bajan”. Il nipote, il nostro Averroè (1126-1198), che visse sotto i potenti califfi Almohadi e sotto essi si guadagnò alterne fortune, si assicurò oltre a reputazione di filosofo, anche quella di fine giurista. Soprattutto la sua “Bidaja”, vera e propria “summa” di filosofia del diritto, costituisce un pilastro dell’esegesi giuridica islamica. Ma torniamo all’Averroè filosofo, il cui pensiero fu come un turbine che scosse la cultura europea, una cultura qualitativamente e quantitativamente cristiana. Le università, i maestri, gli studenti, tutti furono agitati da quel turbine.: a dire il vero nulla sembrò resistere a quel vento d’Oriente. Benché attaccato da critiche radicali e demolitrici e perfino da dure condanne ecclesiastiche e accademiche, l’Averroismo impegnò da più parti il pensiero di giganti del Medioevo occidentale, da Alberto Magno a Tommaso d’Aquino, da Bonaventura da Bagnorea a Duns Scoto. Più tardi l’Averroismo iniziò un lento ma inesorabile declino, fino alla sua scomparsa dall’orizzonte filosofico. L’eclisse del pensiero di Averroè non fu dovuta né a persecuzioni, né a divieti, ma al naturale esaurirsi della sua vitalità, della sua spinta propulsiva originaria e travolgente, “senza rimpianti e maledizioni”, dopo aver esercitato un’efficace azione critica e di controllo sulle altre dottrine con esso contrastanti. L’Averroismo latino cadde quando crollò l’ultimo rifugio in cui, più di cattiva che di buona voglia, si era ritirato, anche per non subire i colpi demolitori che da molte parti ormai si abbattevano sull’aristotelismo: l’astrologia. Del resto, l’Averroismo latino non serviva più al nuovo spirito umanistico che, se si interessava ad Aristotele (e la cosa avveniva per mera erudizione), preferiva leggerlo nei testi originali greci e non in quelli dei suoi commentatori latini o latinizzati. Se poi l’Averroismo latino sembrò sopravvivere a se stesso già quando il pensiero moderno era alle porte della storia occidentale, in realtà sotto il suo nome, era più che altro l’astrologia che aveva prevalso nel mondo cristiano. Casalino Pierluigi. 8.10.2010. Note: Cadi (qadi): è colui che decide, giudice musulmano che dirime questioni in materia civile e penale. Esso giudica secondo il diritto islamico per le problematiche aventi rilevanza religiosa, mentre le altre controversie sono assegnate alla giustizia civile.Averroismo: indirizzo filosofico, che trae origine dall’interpretazione data da Averroè ad Aristotele. Le prime traduzioni in latino dei commenti di Averroè ad Aristotele furono fatte verso il 1230 a Napoli e in Sicilia alla corte di Federico II. PUBBLICATO INSenza categoriaDante e Ibn Rushd (Averroe’), veder Dio da vivo.Scritto ilMARZO 29, 2020Il XXXIII canto del Paradiso della Divina Commedia esalta un pensiero averroistico, quello di veder Dio da vivo nei suoi ultimi versi.Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia, nato a Laigueglia il 29 giugno 1949 PUBBLICATO INSenza categoriaMostra CommentiCONDIVIDI1 di 5Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso - Privacy PolicyHOME

L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.

L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono  nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e  che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono  nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e  che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono  nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e  che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono  nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e  che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono  nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e  che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.L'influenza spagnola, la Conferenza di pace di Sanremo del 1920 e la lunga incerta stagione del primo dopoguerra fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. Dall'ottobre 1918 al dicembre 1920 il mondo intero fu colpito dall'influenza detta spagnola, una terribile epidemia che si trasformo' in una vera e propria pandemia. La più importante dopo la tristemente celebre peste nera del XIV secolo. Quando si aprivano i lavori della Conferenza internazionale di pace di Sanremo, il 19 aprile 1920, il morbo ancora imperversava e stava per raggiungere il suo picco crudele, per poi scemare di intensità e cessare pressoché del tutto alla fine del 1920, lasciando sul terreno circa 100 milioni di morti. Durante il vertice diplomatico sanremese alla "spagnola" si fece poco cenno, anche se non sfuggì negli incontri privati e bilaterali qualche preoccupazione per il perdurare del flagello (iniziato in realtà nel 1916, se non già nel 1914), del quale ancora non si prevedevano gli esiti. Dopo "l'inutile strage" della prima guerra mondiale seguì quindi la decimazione della condizione umana debilitata del tempo. L'ombra di nuovi conflitti e quella sinistra della spagnola aleggiavano sulla Conferenza e sugli equilibri geopolitici che stavano per affermarsi nel dopoguerra. Allora, come oggi, peraltro, le polemiche e le ferite ancora calde della Grande Guerra, non insegnarono  nulla all'Europa e al mondo. Proprio a Sanremo si percepi' chiaramente un clima di sospetto e di sfiducia che non ebbe più termine e  che, anzi in crescendo, conflui' nella nuova tragedia della seconda guerra mondiale. Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.

Guido Cavalcanti, la Felicità Mentale e dintorni

Sul rapporto tra Dante e il Cavalcanti, passando attraverso l'eredità intellettuale araba della Felicità Mentale, si distingue appunto di Cavalcanti la canzone Donna me prega. Testo la cui oscurità ancora stimola studi e riflessioni che non coinvolgono solo Dante e le sue opere, ma che riportano all'attenzione l'influenza del pensiero islamico sul nostro Occidente latino.In proposito su Cavalcanti poeta e filosofo (e indirettamente su La Vita Nova dell'Alighieri) torna in mente il merito del Nardi nell'aver ricondotto la canzone di Cavalcanti agli insegnamenti di Ibn Rushd (l'Averroe' dei latini), il quale nel XII secolo commentò i trattati di Aristotele come elemento di unione tra il pensiero antico e quello medievale. Ne discende l'importanza (già da me trattata in altre sedi) dell'immagine con la sua duplice valenza nel pensiero di Averroe'. Una considerazione che rileva la grandezza del filosofo arabo e, tramite lui, di Cavalcanti e di Dante nella storia non solo della poesia, ma anche della filosofia.
Casalino Pierluigi