venerdì 3 aprile 2020

Pierluigi Casalino blog 2020L’EREDITA’ DI AVERROE’Scritto ilOTTOBRE 8, 2010 L’EREDITA’ DI AVERROE’Un giovedì, un giovedì pallido e umido del 1198, era il 10 dicembre (il 9 Safar 595) moriva a Marrakesch colui che noi conosciamo col nome di Averroè, vale a dire Abul-Walid Muhammad ibn Rushd. Qualche mese più tardi i suoi resti mortali venivano traslati a Cordova e deposti nella tomba di famiglia, nel cimitero di ibn-Abbas. A questi secondi funerali era presente un filosofo arabo di prima grandezza, il mistico ibn-Arabi, che ce ne ha lasciato un ricordo commovente, anzi straziante, se non delirante. E’ il delirio di una folla che segue un cavallo per le vie di Cordova. Il cavallo porta su un fianco un feretro, sull’altro un pacco. Il feretro contiene il cadavere di ibn-Rushd, l’Averroè dei latini, il pacco contiene i libri del filosofo defunto. Così “un pacco di libri bilancia un cadavere”, secondo il racconto di ibn-Arabi. Per intendere il senso della vita speculativa e scientifica dell’Oriente islamico tradizionale, bisogna aver presente allo spirito questa immagine come simbolo dell’inverso della sua ricerca e della sua scelta: una scienza divina che trionfa sulla morte. Chi era dunque Averroè, che per molti è già in larga misura un vero Carneade e che i più conoscono, secondo il verso dantesco, come colui che “il gran commento feo”. Occorre ricordare che Averroè fu “Cadi” di Siviglia, poi di Cordova, sua città natale. E ciò per distinguerlo dal suo illustre avo (al-Gadd) ed omonimo, Abu l’Walid Muhammad ibn-Rushd (morto nel 1126), viene chiamato “il nipote” (al-Hafid). Il nonno, severo dottore in “malikismo” (diritto canonico) sotto gli Almoravidi, che favorirono, in particolare, la tendenza di questa stretta ortodossia, ha lasciato, oltre a una copiosa raccolta di sentenze, due opere famose di “fiq” (giurisprudenza): “Muqaddimat” e “Al Bajan”. Il nipote, il nostro Averroè (1126-1198), che visse sotto i potenti califfi Almohadi e sotto essi si guadagnò alterne fortune, si assicurò oltre a reputazione di filosofo, anche quella di fine giurista. Soprattutto la sua “Bidaja”, vera e propria “summa” di filosofia del diritto, costituisce un pilastro dell’esegesi giuridica islamica. Ma torniamo all’Averroè filosofo, il cui pensiero fu come un turbine che scosse la cultura europea, una cultura qualitativamente e quantitativamente cristiana. Le università, i maestri, gli studenti, tutti furono agitati da quel turbine.: a dire il vero nulla sembrò resistere a quel vento d’Oriente. Benché attaccato da critiche radicali e demolitrici e perfino da dure condanne ecclesiastiche e accademiche, l’Averroismo impegnò da più parti il pensiero di giganti del Medioevo occidentale, da Alberto Magno a Tommaso d’Aquino, da Bonaventura da Bagnorea a Duns Scoto. Più tardi l’Averroismo iniziò un lento ma inesorabile declino, fino alla sua scomparsa dall’orizzonte filosofico. L’eclisse del pensiero di Averroè non fu dovuta né a persecuzioni, né a divieti, ma al naturale esaurirsi della sua vitalità, della sua spinta propulsiva originaria e travolgente, “senza rimpianti e maledizioni”, dopo aver esercitato un’efficace azione critica e di controllo sulle altre dottrine con esso contrastanti. L’Averroismo latino cadde quando crollò l’ultimo rifugio in cui, più di cattiva che di buona voglia, si era ritirato, anche per non subire i colpi demolitori che da molte parti ormai si abbattevano sull’aristotelismo: l’astrologia. Del resto, l’Averroismo latino non serviva più al nuovo spirito umanistico che, se si interessava ad Aristotele (e la cosa avveniva per mera erudizione), preferiva leggerlo nei testi originali greci e non in quelli dei suoi commentatori latini o latinizzati. Se poi l’Averroismo latino sembrò sopravvivere a se stesso già quando il pensiero moderno era alle porte della storia occidentale, in realtà sotto il suo nome, era più che altro l’astrologia che aveva prevalso nel mondo cristiano. Casalino Pierluigi. 8.10.2010. Note: Cadi (qadi): è colui che decide, giudice musulmano che dirime questioni in materia civile e penale. Esso giudica secondo il diritto islamico per le problematiche aventi rilevanza religiosa, mentre le altre controversie sono assegnate alla giustizia civile.Averroismo: indirizzo filosofico, che trae origine dall’interpretazione data da Averroè ad Aristotele. Le prime traduzioni in latino dei commenti di Averroè ad Aristotele furono fatte verso il 1230 a Napoli e in Sicilia alla corte di Federico II. PUBBLICATO INSenza categoriaDante e Ibn Rushd (Averroe’), veder Dio da vivo.Scritto ilMARZO 29, 2020Il XXXIII canto del Paradiso della Divina Commedia esalta un pensiero averroistico, quello di veder Dio da vivo nei suoi ultimi versi.Casalino Pierluigi autore e studioso ligure di Imperia, nato a Laigueglia il 29 giugno 1949 PUBBLICATO INSenza categoriaMostra CommentiCONDIVIDI1 di 5Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso - Privacy PolicyHOME

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