mercoledì 22 aprile 2020

Celebrazioni dantesche.

L'amore per Dante mi fu inculcato durante gli anni della frequentazione della scuola dei salesiani di Alassio, i cui gli eccelsi maestri (di gloriosa memoria) erano formati fin dal profondo della straordinaria eredità del Sommo Poeta e della sua opera. Ecco perché ancora da prima dell'inizio delle celebrazioni dantesche (2015-2021), non è mancato sul web il mio incesante contributo allo studio e al commento dell'eredità intellettuale e poetica di Dante. Il multiforme percorso culturale, profetico e teologico di Dante e delle sue fonti, è stato dunque oggetto di mei commenti e studi sulla rete, in particolare in riferimento al rapporto tra Dante e l'Islam sia sul piano dei confronti escatologici e sia sul piano filosofico. Rifacendomi, inoltre, alla magistrale lettera  (Altissimi cantu) del venerato e santo Pontefice Paolo VI, che in occasione del 600 esimo anniversario della nascita del Poeta, ne celebrò le doti morali, ideali e soprattutto cristiane, ho voluto continuare nella mio tentativo di interpretare ed approfondire  Dante. Circostanza che ancor di più si rende necessaria in vista del 2021, anno in cui si ricorderà il 700simo centenario della morte del Fiorentino. Diceva Ezra Pound che Dante rappresenta everyman, cioè ognuno di noi nel difficile, sofferto e al tempo stesso sublime viaggio della vita. Dante non è solo un artista organico e completo, ma si configura come un autore "in futurum". Non è un caso, infatti, che  Mandelstam abbia detto che Dante più di altri ha un futuro: "è assurdo leggere i canti di Dante senza attirarli verso l'attualità. Essi sono fatti per questo. Sono dei proiettili lanciati per cogliere l'avvenire. Esigono un commento in futurum"(rimando in proposito al mio Dante futurista sul web). Il fatto poi che Dante sia stato cantato e recitato nelle piazze rende il Poeta anche popolare. Una popolarità che inorgoglisce il nostro cuore di italiani come ben ha illustrato Goulio Ferroni nel suo recente e fortunato libro L'Italia di Dante. Al termine di questa stagione dolente della pandemia, Dante ci attenderà per guidarci con la dolcezza dei suoi versi (Purgatorio, III, 79-87). Un Dante infinito, come infinita la sua fantasia e la sua universale visione del mondo e sopratutto di quell'Amore che esalta nell'ultimo canto del Paradiso. 
Casalino Pierluigi.

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