mercoledì 8 aprile 2020

La struttura della Divina Commedia e le sue fonti.

La questione delle fonti orientali della Divina Commedia è problema antico. Negli ultimi cento anni il discorso, soprattutto delle fonti araboandaluse del Poema dantesco, dopo la rivoluzionaria tesi dello studioso e sacerdote cattolico spagnolo Asin Palacios, si è sviluppato in modo complesso ed articolato fino alle più recenti esperienze di Maria Corti e Luciano Gargan, solo per citare alcuni degli studiosi che sull'argomento si sono misurati. Anche chi scrive non ha mancato su questo mio blog, su altro mio blog e su Centro Dantesco di Ravenna,  su Asino Rosso, su Neofuturismo, su Ennepilibri spazio blog autori e su altri siti sul web, di fornire il mio personale contributo ad uno dei dibattiti più interessanti della critica dantesca e storicoletteraria in genere degli ultimi tempi. Alle mie note sulla condizione e sulla struttura dell'inferno e dei suoi cerchi, del regno dei dannati, sul ponte sottile e sulle influenze del Liber Scalae sulla Commedia non posso che rinviare all'attenzione del lettore. Tuttavia non solo su tali problematiche si riscontra l'influenza del pensiero arabo sulla formazione dantesca (già  di per sé  assai vicina all'insegnamento di Averroe') non solo quella relativa all'opera maggiore. Di particolare rilevanza il tema della natura delle anime collegata alla teoria della luce di origine avicenniana. Le anime nell'inferno e nel purgatorio sono riveste di un corpo aereo, simile dell'apparenza a quello di carne ed ossa e che le tende capaci di soffrire tormenti di ogni genere; esso, palpabile, or più o meno, nell'inferno, è impalpabile, nel purgatorio, dalle mani dell'uomo. Nel paradiso i beati che appaiono nella luna mostrano debolmente i loro lineamenti umani; negli altri pianeti appaiono in forma di tanti lumi o splendori più o meno fulgenti, finché nell'empireo mostrano tutti le loro sembianze antiche non offuscate dalla luce che le riveste e in cui si sciolgono.
Casalino Pierluigi 

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