FONTI ISLAMICHE DELLA COMMEDIA
Leggere la Divina Commedia è vederla aprirsi davanti a noi con la sua struttura cosmica ed escatologica. Il viaggio di Dante verso il recupero della propria dignità, attraverso i pericolosi sentieri del mondo e dell’anima, si snoda nelle tre Cantiche, secondo un modello antico, che trova le sue lontane origini addirittura nella letteratura persiano-avestica. Non è nuovo Dante, dunque, al viaggio ultramondano. Prima di lui c’è traccia di esperienze analoghe. S.Paolo e Virgilio, ma anche Maometto nel ”Miraj”, nel quale l’Arcangelo Gabriele accompagna il Profeta dell’Islam al settimo cielo, dopo aver frequentato tutti i diversi regni dell’ombra. Il ”Dittamondo” del toscano Fazio degli Uberti, rilevato la tradizione, riportata nell’opera andalusa esoterica del viaggio di Maometto nell’aldilà, conosciuta dall’esule fiorentino Brunetto Latini, durante la sua permanenza nella marca cristiana, ai confini con l’Arabismo ispanico. Gli scambi culturali tra Oriente ed Occidente, non estranei alle origini arabe della lirica romanza e agli imitatori di essa in Italia e in Germania, rendevano il mondo di allora più omogeneo di quanto non sembri. Inutile ripercorrere le vicende, segnate dall’incontro e dallo scontro tra le due parti del cielo. Un intreccio di culture e di voci si articola alle radici della Commedia. Ed è logico che così sia. L’universalità di Dante si fonda anche su tale aspetto. L’itinerario iniziatico del Sommo Poeta e gli stessi suoi commentatori individuano piani diversi dell’altro mondo dantesco, quasi in sintonia con la differenziata visione del suo inventore. La continuità tra le prospettive escatologiche e cosmologiche è dato certo. L’arte creativa del regno del sogno e della fantasia, ma anche la rappresentazione dei fini ultimi dell’esistenza dell’uomo, colgono nella speculazione di Dante il vertice della drammaturgia della luce e della conoscenza intuitiva, che alla luce è legata. Il fuoco dell’amore che arde nell’anima è il veicolo della sintesi di tempo e di spazio. Le venature islamiche non sono del tutto lontane da simile sentire. Affinità e paralleli affiorano nella sensibilità poetica del Fiorentino. Formata dall’incommensurabile slancio dell’anima, che costituisce in Dante un ponte tra la scienza, la filosofia e la teologia, nasce, così, l’ansia dell’eterno. Le differenti concezioni della vita indicano nella ricerca di una guida sicura la via meno difficile per raggiungere l’approdo della salvezza. Dante immaginò il viaggio fin dall’adolescenza, ponendosi l’antica questione dell’oscurità e del come uscirne per rivedere la luce. Dante, a tal proposito, è il primo artista ad inventare nel senso compiuto l’immaginazione. Gli stessi riferimenti in apparenza estranei alla sua cultura si metabolizzano in lui, avviando una riflessione di più ampio respiro. La vitalità della mistica islamica, al tempo di Dante, era elevata e inconsciamente viene recepita dalla res publica cristiana, che a sua volta ne era stata antica ispiratrice. Il sale del dialogo, pur nella contrapposizione di civiltà, da sapore alla costruzione di Dante, evidenziandone il carattere sublime del messaggio. Casalino Pierluigi
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