giovedì 12 novembre 2020

La parte in ombra della democrazia



 
  

Diceva Alexis de Tocqueville che uno dei pericoli più grandi della democrazia è quello proveniente da chi la ama in eccesso. Si tratta di una parte nascosta di questa concezione della vita associata e dello Stato. Il modo morboso di abbracciare la democrazia ha generato sempre mostri. Tale considerazione fu già formulata da Platone, a dire il vero, nella sua celebre opera ”La Repubblica”. Un testo grandioso, che attrae ancora oggi per la profondità delle analisi del potere. Un legame invisibile riunisce, del resto, tutti coloro che sono stati stregati dall’antico filosofo greco.  L’aspetto centrale di questo libro è il movimento di spersonalizzazione progressiva del desiderio del bene, che molto rapidamente trascende la ricerca soggettiva del governante per assimilarsi al desiderio che il sensibile prova per l’intellegibile. Nel testo platonico per eccellenza sono rappresentate tutte le questioni più profonde della filosofia politica e persino di quella più ampia della visione morale. Di fronte alla rottura aristotelica del pensiero platonico, attraverso l’introduzione del concetto di immaginazione, Platone ritorna, in ogni caso, sulla scena etica. La preoccupazione platonica di definire le condizioni sulle quali fondare i giudizi morali sopravvive alla speculazione dello Stagirita. Si domanda Platone, dunque, se la legittimità del potere dipenda dal sapere o dal consenso degli uomini. L’esercizio del potere non può affrancarsi dal desiderio dei beni umani (la ricchezza, i legami privati, l’amore della gloria)? La ragione è sufficiente per governare gli uomini? Le passioni non sono anch’esse presenti in tale processo? Le leggi possono sostituirsi al sapere del governante come fonte suprema di legittimità? Il male politico della rivalità tra gli uomini è inevitabile? La Repubblica non ha lo splendore di altri testi platonici, come ”Fedra”, ad esempio, dove la potenza d’evocazione del mondo intellegibile è senza pari Ma l’esposizione de ”La Repubblica” persegue con rigore spietato e, per certi versi, disperato un ideale politico integralmente basato sulla conoscenza e il sapere. Nulla di più moderno nel contesto della riflessione sulla democrazia, aldilà del tempo. Per farsi eleggere, per raccogliere il consenso e rafforzarlo, una volta eletto, il governante cerca di piacere al popolo, identificandosi con esso. Tutto ciò per uniformarsi ai desideri stessi del popolo, anche quando l’azione politica richiede di prendere le distanze dall’opinione pubblica. Non sempre, infatti, seguire ed assecondare gli istinti degli uomini corrisponde al loro autentico interesse. Un’operazione di marketing in molti casi non da buoni frutti. E’ in una democrazia egalitaria che occorre conferire al potere politico una forma di distacco e di trascendenza: paradossalmente in questo tipo di democrazia, però, è più difficile da costruire uno spazio adeguato per l’esercizio del potere, dal momento che così si genera un processo contro-corrente allo stesso spirito di fondo della democrazia. Da qui, per concludere, si originano quelle parti d’ombra più segrete, anche le più imprevedibili, della democrazia, come ai giorni nostri abbiamo bene presenti.
Casalino Pierluigi 

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