Il Marocco vuole cambiare la normativa sull’eredità, introducendo una nuova legge successoria, basata sulla parità uomo-donna (proposta di legge16 agosto 2018).Da tempo, in Marocco, donne comuni ed intellettuali stanno manifestando per cambiare la legge sull’eredità per parificare quella concessa alle donne con quella garantita agli uomini dalla Mudawana o Codice di Statuto Personale Marocchino, il diritto di famiglia. Esso è stato riformato nell’ottobre del 2003 dall’attuale, illuminato re, Mohammed VI, e approvato nel 2004 del Parlamento del Paese nordafricano, giustamente salutato anche dall’Occidente come uno dei diritti di famiglia più avanzati del mondo arabo, che perciò ha scatenato le ire degli integralisti islamici. Tuttavia ci sono alcuni punti che vanno modificati per portarli al passo con la modernità, tra i quali appunto quello sull’eredità, il cosiddetto ta’sib, che favorisce gli uomini rispetto alle donne. Esse infatti ereditano soltanto la metà dei beni e soltanto nel migliore dei casi: accade che non ereditino nulla, soprattutto nelle aree rurali del Paese. Nel marzo 2018 cento intellettuali marocchini (come professori universitari, avvocati, teologi, medici, giornalisti e scrittori) hanno firmato una petizione per cambiare tale situazione. Quindici dei sottoscrittori hanno redatto L’héritage des femmes (“L’eredità della donna”), una pubblicazione accademica che accompagna la petizione, spiegando la loro posizione in favore della donna e che il ta’sib non dovrebbe più essere applicato in una società marocchina che sta cambiando. Stanno cambiando le famiglie e il fatto che le donne ereditino la metà rispetto agli uomini come previsto dalla shar’ia, la legge islamica, non dovrebbe essere più contemplato.
Nel testo si legge che oggi le donne marocchine svolgono un ruolo cruciale nella famiglia, come nella piena responsabilità dell’educazione dei figli e nel sostegno economico e di altro genere ai loro mariti. Attualmente oltre un terzo delle famiglie, in Marocco, sono guidate da donne: loro sono i capi famiglia o da loro dipendono gran parte delle entrate familiari. In una famiglia marocchina su cinque le donne non sono aiutate in alcun modo da “lontani parenti maschi”, anche loro finora avvantaggiati nel diritto ereditario. Moha Ennahi, professore di Linguistica, Genere e Studi Culturali all’Università Sidi Mohammed Ben Abdellah di Taza e uno dei firmatari della petizione, spiega sul giornale accademico online The Conversation che il ta’sib decreta: “Le donne orfane che non hanno un fratello devono condividere l’eredità con il parente maschio più vicino al defunto … anche se sconosciuto e [non ha mai fatto parte della famiglia]”. Da qui la richiesta dell’abrogazione del ta’sib “come è stato fatto di recente da alcune altre società musulmane”. Negli anni scorsi, per esempio, lo stesso passo è stato compiuto dalla Tunisia, da sempre all’avanguardia per i diritti della donna nel mondo arabo. La Costituzione marocchina è stata modificata nel 2011 per garantire una maggiore parità di diritti alle donne, ma situazione sull’eredità è rimasta invariata a causa dell’insistenza degli integralisti islamici, che come sempre strumentalizzano il Corano secondo la loro ideologia misogina. Nouzha Skalli, ex ministra marocchina dei diritti delle donne e paladina di questi nota anche all’estero, ha reso noto in un’intervista rilasciata nel 2017 che “Non appena abbiamo pronunciato la parola ‘eredità’, siamo stati accusati di blasfemia” dai religiosi. Lo stesso Partito della Giustizia e dello Sviluppo, legato ai Fratelli Musulmani e guidato dall’ex primo ministro Abdelillah Benkirane, ha definito una “manovra irresponsabile” e una “flagrante violazione” della Costituzione marocchina. Moha Ennahi cita il predicatore Mohamed Abdelouahab Rafiki come “una delle poche voci liberali religiose in materia”. Quest’ultimo ha affermato che la questione dovrebbe essere aperta all’ ijtihad, l’interpretazione dei testi religiosi islamici utilizzata e sempre invocata dagli intellettuali musulmani illuminati. In particolare, per quanto riguarda il tema dell’eredità, Rafiki ha dichiarato che esso deve essere affrontato coerentemente con l’evoluzione della società marocchina. Si tratta di un'affermazione, in realtà, che recupera un'intuizione egalitaria dell'antico filosofo arabo andaluso Ibn Rushd (l'Averroe' dei Latini), che visse ed operò in Marocco, lasciandovi un patrimonio di cultura e di apertura intellettuale ancora oggi insuperata nell'attuale società marocchina(rinvio in proposito ad un mio intervento sull'argomento a suo tempo pubblicato da Asino Rosso).Essa rimane tuttavia prevalentemente conservatrice. Da un’indagine nazionale condotta dalla commissione di pianificazione del Paese nel 2016 è emerge che l’87% dei cittadini marocchini, uomini e donne, sono contrari all’uguaglianza di genere in eredità per motivi religiosi, ma il problema dev’essere affrontato in maniera oggettiva ed in base ai diritti umani. Le donne rimangono una delle categorie sociali più svantaggiate in Marocco. Alcune, lasciate sole quando muore il padre o il marito, sono costrette a prostituirsi e si trovano in balia della violenza maschile. Come può il Paese progredire davvero in una simile situazione? Un Paese che, peraltro, il 70% degli abitanti dichiara di voler lasciare.
Casalino Pierluigi
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