domenica 15 novembre 2020

Il ruolo della donna nella filosofia di Averroe'. The position of women in Ibn Rushd (Averroes) by Casalino Pierluigi on Asino Rosso


Pierluigi Casalino: IL RUOLO DELLA DONNA NELLA FILOSOFIA DI IBN RUSHD (AVERROE').
 


L’atteggiamento di Ibn Rushd (l’Averrosè dei Latini) nei confronti dello Stato e della Società del suo tempo emerge soprattutto dalle considerazioni del filosofo arabo andaluso sul ruolo della donna nel contesto storico dell’Islam a lui contemporaneo. Tale posizione assume, del resto,. Un certo interesse, in quanto recepisce le idee di Platone circa l’uguaglianza delle donne, aldilà dei compiti e delle funzioni che la società assegna al sesso femminile. I passaggi rilevanti sull’argomento si trovano nel primo trattato del Commento di Ibn Rushd (Averroè) alla Repubblica di Platone (XXV, 6-10). Occorre citare, al riguardo, i paragrafi 9 e 10, per individuare l’applicazione del pensiero platonico alla sua epoca e alla sua realtà sociale. Vengono sottovalutate le altre qualità delle donne, dal momento che esse vengono poste al servizio dei loro mariti e sono considerate adatte soltanto alla procreazione, all’allattamento, al sostentamento e all’educazione dei figli. Tutto ciò getta in ombra tutte le altre possibili capacità di cui le donne sono dotate, compresa l’attitudine ad esprimere ogni umana virtù, accumunandole ai vegetali. Ne consegue, secondo Ibn Rushd, che le donne sono relegate in una perdurante condizione di ignoranza e di miseria, oltre a non essere impiegate in alcuna attività utile, valendo metà degli uomini, salvo filare e tessere. Una simile concezione si scontra con l’insegnamento e la pratica dell’Islam imperante ed assume un significato del tutto particolare, proprio perché viene promossa da un esponente ortodosso della comunità musulmana, per di più riconosciuto di speciale autorevolezza nel campo della giurisprudenza per incarico del principe dei credenti (al amir al mu’min). Appare chiara, nella circostanza, l’influenza di Platone sul pensiero di Ibn Rushd, che, in termini diametralmente opposti alla morale comune, denuncia i riflessi negativi dell’arretratezza femminile sul buon andamento dell’economia e sull’amministrazione dello Stato. Ancor più sorprendente si rivela la critica del filosofo alla condizione in cui versa la donna nell’Islam contemporaneo, in particolare in ordine allo squilibrio sociale che tale situazione comporta, non solo per le classi più umili. Pur non disponendo di fonti dirette che testimoniano le reazioni suscitate da queste posizioni presso gli oppositori e i nemici di Ibn Rushd, è certo che le controverse ragioni che contribuirono alla sua temporanea caduta in disgrazia, ci furono le accuse mosse contro di lui dai settori ultra-ortodossi sul tema dell’uguaglianza e della dignità dei sessi. Non possiamo non apprezzare, anche per questo motivo, il senso critico di uno dei più grandi geni dell’umanità.
 

Casalino Pierluigi, 18.03.2011.

 

 

                                            THE POSITION OF WOMEN IN IBN RUSHD (AVERROES).

Ibn Rushd’s critical attitude to State and Society of his time is also shown in his outspoken pronouncement on women and their status in contemporary Islam. It is also an interesting application of Plato’s ideas about the equality of women as far as civic duties are concerned. The relevant passages are found in the first treatise of the Commentary (XXV, 6-10). It is for our purpose sufficient to quote paragraphs 9 and 10 – Averroes’ application to his own time and place: ”yet, in these states the ability of women is not known, only because they are being taken for procreation alone therein”. They are therefore placed at the service of their husbands and (relegated) to the position of procreation, for rearing and (breast) feeding. But this undoes their (other) activities. Because women in these states are not being fitted for any of the human virtues it often happens that that they resemble plants. They are a burden upon men in these states is one of the reasons for the poverty of these states. For, they are found in them in twice the number of men while at the same time they do not support any (or: carry on most) of the necessary (essential) activities, except for a few, which the undertake mostly at a time when they are obliged to make up their want of funds, like spinning and weaving. All this is self-evident. This pronouncement runs counter to Islamic teaching and practice and is the more remarkable since it is made by an orthodox member of Muslim community which was ruled by the “amir al- mu’minim”, and moreover by practising lawyer steeped in “fiq”. It is clear that Plato’s ideas must have drawn  Averroes’ attention to the wastage of human labour so detrimental to the State, and led him to advocate a reversal of orthodox Muslim policy. It is the more surprising that this realistic criticism of the position of women in Islam and its bad effected to the economic health of the nation should have gone unnoticed, together with his repeated critical remarks about the contemporary Muslim state as a whole and some of its prominent classes. At any way, no trace can be found in the sources that his enemies and opponents used them against him. Yet it may well be that they allegedly cast doubt upon his orthodoxy, though the sources give different, conflicting reasons for his temporary disgrace.

Casalino Pierluigi, 18.03.2011.


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