venerdì 13 novembre 2020

Cos'è la Divina Commedia. Continuità nelle opere di Dante.


Ogni opera di Dante è un mondo a sé, un microcosmo, che vive di luce propria nel macrocosmo dantesco. Ogni opera ha la sua legge costruttiva che si impone al suo stesso autore, e ciò anche a proposito di aggiunte, che il Sommo Poeta avrà effettuato come tutti gli autori di questo mondo. Esiste, peraltro, un continuum nello sviluppo di un artista, che lo stesso Dante ci ricorda, su cui attira la nostra attenzione proprio quando pone in stretto rapporto la Vita Nuova e il Convivio; analogamente si può dire per la Divina Commedia, che trova collegamenti con le altre opere dantesche. La grandezza di Dante poggia dunque non solo sulla ricezione nelle sue opere di molte fonti, pur nella geniale sua rielaborazione, ma anche e soprattutto sulla sua capacità di tenere unita la sua produzione, attraverso una straordinaria messa in opera di temi e di spunti che rendono originale la rappresentazione della sua sterminata fenomenologia creativa e riflessiva.Il fascino della Commedia di Dante, ancora oggi, è tuttavia preponderante rispetto alle altre opere dantesche. Ma è questa solo il capolavoro della lingua italiana, o anche altro come abbiamo detto in altra occasione? Il mondo della Divina Commedia, ancora oggi, a 700 anni di distanza, ci parla e ci suggerisce nuovi spunti di riflessione, laici o religiosi che siano.Il perché del titolo Divina Commedia. La Divina Commedia: poema allegorico e non solo. E l'ho ricordato anche in precedenti occasioni. Un poema che nasconde al suo interno particolarità che pochi conoscono, se non gli addetti ai lavori. Un poema che continua a parlarci tutt’oggi, che è oggetto e fonte di studio per molti professionisti. Partiamo dal titolo: secondo il primo manoscritto ritrovato, il suo vero titolo è semplicemente “Commedia”; l’aggiunta dell’appellativo “Divina” (terminologia con la quale la conosciamo oggi) è stato dato da Giovanni Boccaccio nel suo Trattatello in laude di Dante, donandole così quel tono alto e religioso che l’opera stessa ha. Il numero 3. Un viaggio in 100 canti, diviso in 3 cantiche, le strofe sono terzine, ogni cantica ha 99 canti (più il primo dell’Inferno a mò di introduzione), dove ha visitato i 3 regni dell’aldilà Il numero 3: il trino, la Trinità, la Trilogia, il tre ed i suoi multipli. Tutto ciò che ha a che fare con il numero della perfezione, è la base della struttura della Commedia. Questo ci fa anche assaggiare l’idea che, il sommo Poeta, abbia avuto non solo la fortuna del viaggio nei tre regni dell’aldila, ma anche di una probabile illuminazione divina. Un viaggio, o meglio ancora un Itinerarium mentis in Deum: partire dal punto più basso e profondo della terra, quale l’inferno, e piano piano risalirvi, fino alla visione della Trinità, della luce immensa di Dio. I tre regni: nel centro della terra Lucifero, in linea retta al punto diametralmente opposto Dio. L’onnipotente che ha scaraventato il male assoluto, l’angelo ribelle nelle viscere della terra, provocando così l’incavo infernale, al cui polo opposto è comparsa la montagna del Purgatorio. Ma perché Dante si smarrisce nella selva oscura a un certo punto della sua vita? C’è chi dice che lui sia arrivato ad un punto cruciale della sua vita in cui necessità di fare un po’ i conti con se stesso, chi parla di uno smarrimento interiore che lo porterà a perdersi in questa selva (metafora dello stato di angoscia di un uomo), dove incontrerà le tre fiere, segno di tre dei 7 vizi capitali che più angustiano l’animo umano: lussuria, superbia ed cupidigia. Un luogo oscuro, dove solo una luce può salvarlo…quello della coscienza e della conoscenza: Virgilio, poeta latino, simbolo di momentanea ripresa ma di necessità di intraprendere questo viaggio: “Andremo in un luogo dove sentirai orrende grida, in luoghi dove essere penitenti è bello poiché si aspetta la gloria delle beati genti, sino all’arrivo della luce più grande che tu possa conoscere”.Le anime incontrate da Dante. In questo suo viaggio, perché Dante incontrerà tutte le anime ma parlerà solo con alcune di loro? Dall’inferno al purgatorio, Dante chiede, conosce, parla con Virgilio e con le anime dannate o penitenti. A loro cerca di domandare e capire perché sono lì e dalla risposta di alcune, capire anche il rimorso, il risentimento, la conoscenza del proprio peccato anche nei confronti di Dio. Solo alcune vogliono parlare direttamente con lui…perché forse, nel disegno divino di chi ha voluto che Dante compisse questo viaggio, così era scritto.La profezia dell’avvento di Lutero. Alcune caratteristiche della Commedia sono anche di preannuncio ad eventi che avverranno molti scoli dopo. Secondo alcuni studiosi (circostanza peraltro assai opinabile), l’incontro che nella selva oscura Dante ha con una delle tre fiere (il Veltro, simbolo di una rivoluzione probabilmente voluta da Dio) è vista come l’annuncio della venuta di Martin Lutero. Anagrammando, infatti, il nome VELTRO, ne esce fuori proprio LVTERO (con la U latina).La visione di Dio. Dio: l’immenso, l’assoluto, tanto che Dante lo nomina solo 3 volte all’interno dell’opera. Ancora una volta il ritorno del numero perfetto. Ma non finisce qui. Dante sa bene che, da mortale quale ancora è, non potrà mai vedere e godere della luce di Dio come i santi del paradiso, ma, nonostante tutto, si piega alla richiesta di preghiera alla Vergine. Una richiesta accolta, data la compassione e la purezza d’animo del poeta: Dante è invaso da questa luce accecante che riuscirà a vedere solo per qualche istante, prima di svenire sotto il peso della grandezza di Dio.Il purgatorio: una montagna nata dallo scaraventare Lucifero nel centro della terra. La montagna dei penitenti che Dante, con l’aiuto di Virgilio sale e percorre, quasi a remissione di tutti i suoi peccati. Ma è anche il luogo dove, secondo il racconto fatto da qualche veggente (e anche questa è affermazione piuttosto acrobatica ed opinabile), “Dante sia stato lì per oltre 700 anni, prima di raggiungere la beata gloria del cielo”.La Commedia di Dante: un viaggio letterario, mistico, di attesa…che ha tutte le caratteristiche dell’appellativo “Divina”. Ma anche e soprattutto il diario di un uomo che ha fatto esperienza della vita, delle sue sfide e del suo eterno e drammatico messaggio di conquista e di salvezza.
Casalino Pierluigi 

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