a Bukhara, dove suo padre era governatore, e si spense ad Hamadan (Persia occidentale), nel 1037, al termine di una vita intensa, sebbene minata dalla salute. Considerato il secondo pilastro del pensiero islamico, dopo il berbero-andaluso Ibn Rushd, l'Averroe' dei Latini, Ibn Sina^ è stato paragonato per la profondità e l'ampiezza della speculazione, a San Tommaso d'Aquino, anche se quest'ultimo subì principalmente l'influenza di Averroe'. Di formazione araba e persiana, Avicenna fu intellettualmente precoce. All'età di 16 anni insegnava medicina, dopo studi condotti da autodidatta. E fu così celebre che i sovrani abassidi lo nominarono medico di corte. Si misurò con un certo successo anche con la poesia. Nominato wizir dell'emiro buwhalide di Hamadan, compose poi più di 400 opere filosofiche e scientifiche in lingua araba e persiana, andate in gran parte perdute. In Occidente la sua fama di medico superò quella del filosofo. La sua opera più importante, "La guarigione", tuttavia, fu di natura eminentemente filosofica. In essa Avicenna coniugo' l'aristotelismo neoplatonico con l'Islam. Un Islam più aperto all'originalità delle interpretazioni teologiche, pur dell'ortodossia, rispetto a quello di altri pensatori arabi e musulmani in genere. La fortuna di Avicenna è legata, peraltro, ad una straordinaria e moderna analisi dell'inconscio e delle ragioni dell'essere.
Casalino Pierluigi.
Pubblicato da Asino Rosso il 7.04.2009.
Nessun commento:
Posta un commento