giovedì 12 novembre 2020

L'esperienza mistica di Dante nella Divina Commedia.


 

Dante facendo raccontare la sua avventura ad Ulisse, crea in lui una sorta di doppio. Entrambi, in effetti, vanno verso il Purgatorio, che però raggiungono attraverso cammini opposti: se il poeta fiorentino vi giunge mediante una ascensione etico - spirituale, l'eroe greco si affida ad un desiderio insaziabile di conoscenza. Circostanza, peraltro, adombrata dallo stesso Dante, se pur non apertamente manifestata. Inoltre al cammino ascendente di Dante si oppone il cammino in "orizzontale" di Ulisse, che procede ignorando volutamente gli dei, tanto quelli pagani (come si capisce dall'attraversamento delle colonne d'Ercole e dal furto della statua di Atena) tanto quello cristiano che ovviamente non conosce. C'è quindi una netta opposizione fra la concezione del mondo spirituale legata a Dante e quella pratica legata ad un avventuriero quale è Ulisse. In questo tuttavia si nasconde lo stesso Dante almeno nella sua vecchia parte di peccatore. Nella Divina Commedia Dante si figura, infatti, e si riconosce predestinato da Dio a un viaggio mistico.
Enea “il pio eroe di Virgilio” fu chiamato a dare fondamento all’impero Romano e a portare nel mondo la civiltà; San Paolo fu eletto a diffondere nel mondo la verità cristiana; Ulisse fu costretto ad essere sempre in movimento superando i confini di spazi proibiti proprio come Dante, ma mentre Ulisse fu destinato al naufragio Dante può visitare i regni oltremondani perché è assistito dalla grazia divina.
Dante si sente scelto per salvare il mondo dal baratro di corruzione in cui è caduto.
Davanti a lui c’è lo spettacolo turpe di tanti errori e fallimenti,  …l’imperatore ha dimenticato la sua funzione più importante di garantire ai sudditi giustizia e pace…, la Chiesa ha smarrito il senso della propria missione spirituale.
Il pellegrinaggio nell’oltretomba in cui viene analizzato il male, la corruzione orrenda del mondo, il cammino per cui, attraverso l’espiazione, si giunge alla gloria del paradiso, vuole comunque essere il viaggio di una redenzione individuale e insieme di un riscatto universale: di una rigenerazione che attraverso il destino del poeta si trasmetta a tutta l’umanità. 
Casalino Pierluigi 

                         

                  

 

  

I TRE REGNI OLTREMONDANI NEL VIAGGIO MISTICO DI DANTE.

                

     

               

 

 

 

                                                                           

 

 

 

 

 

 

 

                          
           
                             L’ INFERNO
 

L’immaginario del viaggio oltremondano si compie in sette giorni a cominciare dall’8 Aprile o 25 Marzo del 1300: Dante aveva allora 35 anni ed era al punto centrale della vita. La sera si smarrisce e si ritrova in una selva (allegoricamente il peccato):

vi era giunto come dominato da un sonno (in cui è da vedere l’intorpidimento della coscienza) avendo smarrito la dritta via.

A questo punto si ridesta e vede con angoscia e sofferenza lo stato di peccato e di imminente rovina in cui si ritrovava; vorrebbe uscirne e pervenirne al colle ma ne viene impedito da tre fiere, una lonza(l’incontinenza), un leone(la violenza), una lupa(la cupidigia). Il colle simbolo della salvezza gli sembra irraggiungibile.

Il suo destino sarebbe quello del peccatore eternamente schiavo delle tre fondamentali tendenze peccaminose

se non lo soccorresse il poeta latino Virgilio (simbolo della scienza umana): costui lo libererà dalle fiere e lo guiderà attraverso l’inferno e il purgatorio per consegnarlo alla guida di Beatrice (la scienza divina).

Il viaggio a cui lo sollecita Virgilio è una metafora del viaggio che la coscienza deviata deve fare all’interno di se stessa per riedificare la propria volontà di bene, per riconquistare la libertà dal peccato.

    

L’inferno è il primo dei tre mondi ultraterreni da attraversare, un abisso sotterraneo, la cui apertura è da Dante collocata vicino a Gerusalemme, centro geografico e religioso del mondo emerso, ha la forma di un cono rovesciato: si sprofonda fino al centro della terra dove è piantato in tutta la sua spaventosa mole Lucifero.

Dante divide l’inferno in antinferno, alto inferno e basso inferno: sul piano morale tre sono i peccati dominanti (l’incontinenza, la violenza e la malizia).

Via via che si discende aumenta la gravità del peccato e quindi anche la pena, il sistema penale obbedisce alla legge del contrappasso (patire il contrario di ciò che si è fatto).

L’antinferno compreso tra la porta di ingresso e il fiume Acheronte è assegnato alle anime dei vili, di coloro che rifiutarono le scelte morali e si relegarono ai margini del mondo. L’inferno vero e proprio comincia con il Limbo, sede di coloro che morirono senza battesimo; nei cerchi che seguono sono puniti i lussuriosi, i golosi, gli avari e i prodighi, gli iracondi.

Il basso inferno comincia con il sesto cerchio degli eretici, il settimo cerchio dell’inferno è diviso in tre gironi(violenti contro il prossimo, violenti contro se, violenti contro Dio). Nell’ottavo cerchio sono puniti i fraudolenti, nel nono i traditori, in fondo è Lucifero che strazia Giuda e Bruto e Cassio, i traditori delle due fondamentali istituzioni su cui si regge la società, la Chiesa e l’Impero.

       

Fissati nell’eternità con la loro contraddittoria personalità quale si manifestò in terra, i peccatori sono uomini che vivono in forme esasperate e disperate, in una loro condizione di esseri degradati dal peccato: da ciò la loro collera, la loro impotenza e la loro consapevolezza che non potranno mai ottenere la libertà.

E in presenza di tanti peccatori, alcuni dei quali di grande personalità, il protagonista del viaggio come viene riedificandosi all’interno della coscienza per la chiarezza con cui prende visione degli affetti devastanti del peccato così

partecipa alla vicenda di un umanità degradata che a volte richiede severità di giudizio, altre volte induce a profonde riflessioni.

                                                                             

      

 

                                                                              

 

 

 

 

 

 
 
 
                     IL  PURGATORIO
 

Dal cono rovesciato che come voragine si aprì per l’orrore di dover accogliere dentro di sé Lucifero, la terra che ne emerse si collocò nell’emisfero australe in forma di isola e come altissima montagna in mezzo all’oceano.

Il purgatorio è dunque un isola che dalla base ampia si configura  come una montagna altissima, i cui fianchi si dispongono come una serie di terrazzi, in basso nell’Antipurgatorio la montagna si colloca nella stessa atmosfera che avvolge la terra: da quel punto fino in cima la montagna si libra nell’etere cosmico ed è del tutto libera da ogni perturbazione atmosferica (terremoti, pioggia, venti).

Anche per questa parte Dante utilizza il criterio della tripartizione: la montagna si divide in antipurgatorio, purgatorio e paradiso terrestre.

  

Dieci le parti dell’inferno(antinferno e nove cerchi), dieci le parti del Purgatorio(due zone dell’antipurgatorio,sette gironi, paradiso terrestre). Mentre nell’inferno si scende per gradini, nel purgatorio si sale per gironi; verso il centro della terra tende l’inferno, il mondo del buio, verso l’alto il Purgatorio. Nel Purgatorio si colloca il sentimento di amore come un sentire di nostra libera scelta.

    

     

Tutte le creature amano, gli uomini non peccano perché amano, il peccato nasce da un amore eccessivo, scorretto, mal finalizzato.

Si può amare e sbagliare l’oggetto dell’amore e quindi si desidera il male del prossimo e si commettono peccati di superbia, invidia, ira; oppure si amano i beni terreni ma con dismisura ed allora si commettono peccati di avarizia, di gola, di lussuria.

Tutto il viaggio attraverso la montagna vuole proporre all’attenzione degli uomini le vie di accesso all’ordinamento voluto dalla divinità

cui si congiunge come elemento indispensabile la conquista della libertà dal peccato attraverso la purificazione.

L’anima del purgatorio è stata perdonata da Dio, ma deve purificare l’impurità dell’anima che ne fu cagione.

Il nuovo percorso del viaggio dantesco, dopo la discesa nel regno del male è dunque un percorso di lenta e travagliata 

 

          

  

                                                                             

 

                                                              

 

 

 

 

 

 

 

 
 
                        IL  PARADISO
 

In cima al monte fa spettacolo la foresta leggiadra del paradiso terrestre: qui Dante incontra Beatrice che d’ora innanzi gli sarà da guida.

Il paradiso è pura luce, Dante gli dà figura di nove sfere concentriche, incorruttibili e cristalline, nelle quali sono incastonate come pietre preziose i pianeti.

    

La luce si fa tanto più intensa quanto più si ci avvicina a Dio.

Dante incontra anime che si dispongono in una scala gerarchica, la quale rappresenta il loro maggiore o minore grado di perfezione, ma non indica, in nessun modo, una differenza anche minima di felicità.

Le anime dei beati dimorano infatti al di là dei nove cieli, intorno a Dio, nell’Empireo, che comprende tutti gli spazi.

Il viaggio in Paradiso è scandito da

successive illuminazioni: il poeta capisce di essere salito a un cielo più alto dall'intensificarsi della luminosità.

Dio stesso appare come pura luce e gli ultimi versi della Cantica parlano di una Grazia specialissima che Dio concede a Dante per consentirgli di comprendere il mistero

dell'Incarnazione.

La mistica rosa, che contiene i beati, sfolgora di luce, Dio appare come punto geometrico immateriale ma luminoso, gli angeli hanno il viso raggiante e le ali d'oro.

In contrasto con il buio e il linguaggio blasfemo e violento dell'inferno, i cieli paradisiaci si contraddistinguono per lo sfolgorio della luce e per l'armonia delle note dei canti intonati dai beati.

Casalino Pierluigi 


             

       

 

   

                                                                            

                            

 

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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