Casalino Pierluigi
venerdì 9 aprile 2021
La questione della forma della Terra tra esperienza e ragione. Un dibattito antico, ma sempre attuale sull'ignoranza.
Che la Terra fosse rotonda lo hanno sempre saputo e anche prima di Aristotele. Non solo i dotti, ma anche in gran parte la gente comune, salvo qualche isolata posizione preconcetta, derivante soprattutto da una lettura non consapevole e acriticamente letterale dei testi religiosi. Non quindi soltanto i sapienti, ma anche gli spiriti magni della fede, come Sant'Agostino, che criticava aspramente certa ignoranza superficiale di qualche primo cristiano che riteneva essere la questione della forma terrestre uno degli argomenti di capitale importanza per il credente. Al cristiano occorre salvarsi l'anima in primo luogo, sosteneva il Santo africano, mentre tutto il resto appartiene alla conoscenza, fondata sull'esperienza e la ragione, non essendo argomento di fede. Andando avanti nel tempo sarà la ricerca del primato della ragione a prendere corpo nella cultura e nella società medievale, ma anche nella stessa Chiesa. Un dibattito che resta aperto e che va ricordato a chi segue sensazioni non scientifiche e letteralistiche. Ancora vale la lezione di Sant'Agostino contro la lettura radicale delle Scritture, che ci parlano, dice il Santo, in larga misura per metafore. Analogamente bisogna rifuggire dal catastrofismo millenaristico, una delle più antiche eresie della Chiesa. Altrettanto va rifuggito il fanatismo non solo religioso, ma anche politico. Anche in questo gli antichi ci insegnano. Del resto come non dimenticare che passata l'agressiva reazione al paganesimo vinto, dopo Costantino anche i cristiano esalarono la sapienza greca, allontanandosi dalla originaria visione ebraica formalistica, erede della antica tradizionale nomade e pastorale del mondo giudaico.
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