Governo Draghi e governo Conte: proviamo a trovare le differenze.
Ci sono personaggi che questo cambiamento lo hanno fortemente voluto, e una volta avvenuto si sono dichiarati entusiasti, e hanno auspicato quello che su molti giornali è stato chiamato il “cambio di passo”, sottintendendo che tutto ciò che serviva fare avrebbe subito una netta accelerazione. E le cose che serviva fare erano chiare: la lotta alla pandemia e in particolare la vaccinazione della popolazione. Per non parlare della distribuzione dei cosiddetti “ristori”, dei quali numerose categorie di lavoratori erano bisognosi e che venivano reclamati a gran voce da numerosi soggetti, solo in parte appartenenti alle suddette categorie. Il tutto ovviamente nell’ambito del faraonico Recovery Plan, riguardo alla cui messa a punto si avrebbe finalmente smesso di dormire sugli allori. Devo dire che, sia pure a breve distanza temporale dal disarcionamento del Governo Conte, a me sembra che le cose, quasi tutte le cose, marcino esattamente allo stesso modo. Il governo continua a rincorrere l’emergenza pandemica, e si parla di “terza ondata”. I vaccini scarseggiano o appaiono insicuri e ci teniamo tutti quelli che possiamo, salvo berciare se gli altri paesi fanno lo stesso. Per vedere i ristori si continua a dover andare al ristorante (ma non la sera, come prima). Rimaniamo all’oscuro dei contenuti del Recovery Plan, sul quale è calato il silenzio, e per quello che ne sappiamo il sonno al riguardo potrebbe essersi fatto comatoso.Tutto uguale quindi? Ma ovviamente no. Altrimenti non ci sarebbe stato alcun motivo per creare un’altra grossa difficoltà a un paese già stremato. Ci sono ovviamente le differenze, come nel gioco enigmistico. Per esempio, una certa riforma, che riguardava la prescrizione, invece di abolirla ci è caduta dentro. E dal recipiente in cui è stata tuffata difficilmente riemergerà forte come accade all’Obelix dei fumetti. Il governo è uno dei tanti governi, tecnici e meno tecnici, che abbiamo visto negli anni, ma questa volta non ci si è arrivati in seguito a disastri economico-politici. Questa volta c’è invece all’orizzonte una cascata di soldi di entità mai vista. E questa differenza potrebbe non essere tanto piccola.
Sul Recovery plan, il ministro Franco dice che: “Rafforzare strutture tecniche della pa per accelerare. Risorse disponibili alla fine dell’estate”Poi c’è il Recovery Plan, che pare in questa ultima versione stia uscendo dalle tastiere di premiate Società di consulenza. Il problema è “premiate da chi”. Pare, comunque, non dalla cittadinanza italiana, che di esse non conosce nemmeno il nome. Fin qui niente di male. Il problema è che non ne conosce nemmeno l’esistenza, dato che dei fini per i quali si userà il Recovery Plan niente si sa, e di niente si discute più sui media mainstream.
Un’altra piccola differenza è il nuovo ministero della Transizione ecologica: una grande discontinuità col passato. Il sollievo che si prova grazie alla sua istituzione è pari a quello che ci rasserena pensando che, finalmente, con questo governo arriveranno di sicuro quegli investimenti nella ricerca, nella scuola e università, a sostegno dei giovani, e ovviamente nella sanità pubblica, investimenti che sono promessi da anni.
Casalino Pierluigi
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