sabato 13 giugno 2020

Asin Palacios, non solo Dante e l'Islam

Fra gli studiosi che nella prima metà del XX secolo hanno più contribuito alla nostra conoscenza del sufismo islamico, dobbiamo ricordare soprattutto Miguel Asin Palacios. Prelato spagnolo ha riunito nelle sue ricerche un duplice interesse: quello di uno spagnolo desideroso di ridare valore alle glorie del periodo arabo del suo paese, e anzi di mostrare la persistenza della loro eredità nella Spagna del "siglo de oro", e quello di cattolico ansioso di scoprire elementi cristiani nella mistica musulmana, la cui sola presenza ne garantirebbe l'autenticità. Il suo interesse per Ibn Arabi di Murcia, è comprensibile; ha anche dedicato saggi su altri mistici ispano islamici, nei quali vede precursori di San Giovanni della Croce. Meno battuti i suoi percorsi sul giudaismo spagnolo, anche se lo comprende nell'epopea araba. L'opera più conosciuta, tuttavia, di Palacios è "Escatologia musulmana en la Divina Commedia", Madrid, 1919. Accolto in maniera ineguale il lavoro ebbe un significato rivoluzionario non solo nella fantastica. La tesi del Palacios, a poco più di un secolo ormai dalla sua enunciazione, ha trovato via via conferme e positiva stampa, anche a seguito degli studi recenti di Maria Corti, di Luciano Gargan, per citare solo quelli di scuola italiana. La riscoperta, nel frattempo, infatti, del Liber Scalae (Libro della Scala), che racconta l'ascensione notturna di Maometto, ha rappresentato una pietra miliare nella questione delle fonti orientali della Commedia. D'altra parte, l'Europa Latina era ben a conoscenza di tale opera che, a quanto pare, fu introdotta in Europa tramite Brunetto Latini, maestro di Dante. Il dibattito sulla questione delle fonti araboandaluse di Dante sta decollando con decisione appena adesso. Rinvio sull'argomento ai miei studi sul web.
Casalino Pierluigi 

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