Casalino Pierluigi.
domenica 21 giugno 2020
Ancora su Immaginazione e conoscenza.
Viviamo nel tempo dell'approssimazione e della superficialità. In conseguenza di ciò si mette erroneamente sullo stesso piano cultura/civiltà dell'immagine e cultura/civiltà dell'apparenza, con gravi riflessi sulla conoscenza. E anzi con esaltazione dell'ignoranza di massa, secondo un segreto disegno di appiattimento intellettuale. Si preferisce dunque la copia all'originale, la rappresentazione alla realtà in un mix intollerabile di confusione che predilige la rappresentazione alla realtà, il virtuale al reale, la chat ai sentimenti vivi. Eppure, ciò nondimeno, anche l'immagine, a ben ragionare (ma oggi mancano il ragionamento e il senso critico). Davvero l'immagine che una persona trasmette o tende a trasmettere di sé ha poco o nulla con la sua reale identità? L'immagine, e l'immagine identitaria, non costituisce un elemento di poco conto. Si tratta infatti di uno sforzo volto a conferire organicità e visibilità a ciò che ritengo di essere o di voler essere. E' ciò che mi rende riconoscibile, identificabile, afferrabile. In altri termini anche definibile. Mi distingue dall'altro e da altro, dichiara la mi individualità. Serbatoio di pensieri, emozioni e intuizioni, l'immagine di sé è fatta per dare visibilità al loro carattere dinamico. Recuperiamo in tal modo un concetto di Apuleio di Madaura e ancor più una tesi sviluppata magistralmente da Ibn Rushd (l'Averroe' dei latini). Una via dunque verso la vera conoscenza, dal momento che le immagini sono anche la produzione attraverso le quali l'essere umano, grazie alla sua creatività, cerca di inviare messaggi particolari, speciali. Si ricorre così all'immagine come al più potente veicolo del linguaggio scritto o verbale, capace di plasmare e condizionare comportamenti e modi di pensare. All'origine della parola immagine vi è il latino imago, dall'incerta derivazione, che oscilla tra l'imitari o imitare e l'imaginor. Aldilà di questa considerazione tutto sommato semantica, il termine immagine non smarrisce la sua ricchezza di significati e la sua funzione pedagogico didattica. Se ne trova conferma in autori e filosofi, presso i quali, a seconda del contesto, l'imago è, al tempo stesso, immagine, fantasma, sogno, apparenza, ricordo, riflesso paragone, allegoria, addirittura allucinazione. Con i debiti distinguo, l'imago è molto vicino alla divinità, unisce idea e realtà, trascendente ad immanente. L'immagine è perciò molto vicina all'icona, esprime tensione verso l'oltre. Si aprono con essa orizzonti di senso e mete, ma lo sforzo per realizzare questi confini estremi cui si tende. Un modo di guardare al domani con gli occhi di Dante.
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