- Nel 1919 l’arabista spagnolo Don Miguel Asín Palacios dichiara in un’opera rivoluzionaria di aver rintracciato i modelli cui Dante si sarebbe realmente ispirato per l’elaborazione della sua Commedia in una serie di scritti arabo-islamici che narrano esperienze di viaggio nei regni dell’Oltretomba. All’indomani della pubblicazione del rivoluzionario saggio La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, diversi studiosi hanno contribuito ad alimentare un acceso dibattito i cui risvolti non cessano di svilupparsi e di sorprendere ancora oggi. Si procederà, pertanto, a delineare il quadro generale della critica dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri. Più specificamente, oggetto d’esame saranno lo scrupoloso lavoro di Enrico Cerulli, la produzione di intellettuali come Francesco Gabrieli, Umberto Bosco e Giorgio Levi della Vida, nonché la critica più recente che vanta interventi di illustri dantisti tra cui Carlo Saccone, Cesare Segre, Maria Corti ed infine Luciano Gargan. A conclusione si ricorda anche il lavoro di Ida Zilio-Grandi che ha rappresentato l’ultima tappa di questa rinnovata discussione in chiave islamica sulle fonti del capolavoro dantesco. Circa il rapporto tra la visione dell'oltre tomba musulmano e l'aldilà di Dante chi scrive ha fornito in varie e diverse occasioni il proprio contributo, non mancando di integrarlo con gli influssi che il più generale pensiero filosofico arabo- islamico nella sua complessità ha esercitato su Dante. Non è un caso, infatti, che nel corso delle celebrazioni della nascita e della morte del Sommo Poeta si siano andate approfondendo pure le non irrilevanti riflessioni sulla teoria della luce di Ibn Sina (l'Avicenna dei latini) nella dimensione delle anime in seno alle cantiche della Commedia. Considerazioni queste ultime che non dimenticano certo l'apporto della filosofia di Ibn Rudhd (l'Averroe' dei latini) sulla formazione intellettuale dell'Alighieri.
- Casalino Pierluigi.
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Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
Date: Sab 13 Giu 2020, 22:04
Subject: Oggetto: Dante e l'Islam. La ripresa delle ricerche sulle fonti orientali della Divina Commedia cent'anni dopo la pubblicazione degli studi di Asin Palacios sull'influenza dell'escatologica islamica nell'opera di Dante.
To: CENTRO DANTESCO <info@centrodantesco.it>
Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com
Date: Sab 13 Giu 2020, 22:04
Subject: Oggetto: Dante e l'Islam. La ripresa delle ricerche sulle fonti orientali della Divina Commedia cent'anni dopo la pubblicazione degli studi di Asin Palacios sull'influenza dell'escatologica islamica nell'opera di Dante.
To: CENTRO DANTESCO <info@centrodantesco.it>
- Nel 1919 l’arabista spagnolo Don Miguel Asín Palacios dichiara in un’opera rivoluzionaria di aver rintracciato i modelli cui Dante si sarebbe realmente ispirato per l’elaborazione della sua Commedia in una serie di scritti arabo-islamici che narrano esperienze di viaggio nei regni dell’Oltretomba. All’indomani della pubblicazione del rivoluzionario saggio La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, diversi studiosi hanno contribuito ad alimentare un acceso dibattito i cui risvolti non cessano di svilupparsi e di sorprendere ancora oggi. Si procederà, pertanto, a delineare il quadro generale della critica dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri. Più specificamente, oggetto d’esame saranno lo scrupoloso lavoro di Enrico Cerulli, la produzione di intellettuali come Francesco Gabrieli, Umberto Bosco e Giorgio Levi della Vida, nonché la critica più recente che vanta interventi di illustri dantisti tra cui Carlo Saccone, Cesare Segre, Maria Corti ed infine Luciano Gargan. A conclusione si ricorda anche il lavoro di Ida Zilio-Grandi che ha rappresentato l’ultima tappa di questa rinnovata discussione in chiave islamica sulle fonti del capolavoro dantesco. Circa il rapporto tra la visione dell'oltre tomba musulmano e l'aldilà di Dante chi scrive ha fornito in varie e diverse occasioni il proprio contributo, non mancando di integrarlo con gli influssi che il più generale pensiero filosofico arabo- islamico nella sua complessità ha esercitato su Dante. Non è un caso, infatti, che nel corso delle celebrazioni della nascita e della morte del Sommo Poeta si siano andate approfondendo pure le non irrilevanti riflessioni sulla teoria della luce di Ibn Sina (l'Avicenna dei latini) nella dimensione delle anime in seno alle cantiche della Commedia. Considerazioni queste ultime che non dimenticano certo l'apporto della filosofia di Ibn Rudhd (l'Averroe' dei latini) sulla formazione intellettuale dell'Alighieri.
- Casalino Pierluigi.
La problematica delle fonti orientali della Commedia muove da lontano e risale a dire il vero alla stessa epoca dantesca, in ragione dei molteplici contributi della cultura araba alla formazione dell'eredità intellettuale dell'Occidente. Brunetto Latini, maestro del Sommo Poeta, fu assai probabilmente il veicolo della conoscenza nell'Europa Latina del Liber Scalae. Opera quest'ultima in entrata sul viaggio ultraterreno del Profeta Maometto e di cui si diffusero, anche grazie ad Alfonso il Savio, traduzioni in francese antico che passarono direttamente, insieme alle stesse influenze escatologiche arabe, nel Medioevo europeo. Tali aspetti, per quanto rilevanti, non mettono certo in secondo piano la forte radice profetica e teologica cristiana e classica di Dante, ma rappresentano momenti di seria riflessione sulla grandezza dell'Alighieri che, aldilà delle esterne influenze, svolge un ruolo assolutamente originale nella storia della letteratura e del pensiero occidentali. Non è un caso, infatti, che nel 2014, il compianto professor Luciano Gargan pubblicò l'esito delle sue ricerche sul rapporto tra Dante e l'Islam. Ricerche che hanno provato l'esistenza presso l'ateneo bolognese, retto dai domenicani, di un manoscritto del Liber Scalae Mahometi. Manoscritto che, sulla base delle dette ricerche, sarebbe stato consultato dal Sommo Poeta nel suo attingere elementi importanti per la costruzione non solo escatologica dell'intera sua produzione. Di recente, nuovi studi hanno riaperto un dibattito ancor più fecondo sulle prima impensabili relazioni tra il misticismo islamico sufi, prevalentemente iranico sciita e ismailita, se pur pervaso da lineamenti neoplatonici di tipo plotiniano, e l'evoluzione dell'opera dantesca Non sarei certo, inoltre, di influssi diretti di Ibn Arabi su Dante (ma neppure di certe impressionanti analogie), ma non si possono sottacere i contatti di enorme portata tra le culture transmediterranee del tempo, nonostante il soffiare di frequenti venti di guerra. A soccorso delle rilevanti similitudini tra la letteratura ultramundana musulmana e quella dantesca vengono gli stessi nuovi studi emersi nel corso delle celebrazioni in corso della nascita e della morte di Dante.
Casalino Pierluigi
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