domenica 28 giugno 2020

L'homme et la philosophie ou en mémoire de Pasquale Indulgenza.

La philosophie est un recherche, une quête. Quel en sera le point d'appui ? Philosopher, c'est oser repenser les fondements. S'interroger sur le fondements, pour prendre un nouveau point de départ, une nouvelle base, c'est poser la question de ce qui est première, et quelle réponse plus première que celle qui affirme que c'est le questionnement? Toute autre réponse, en tant que réponse précisément, renverrait à nouveau au questionnement. Mais questionner, c'est aussi répondre à une exigence, issue de l'Histoire, c'est donc s'inscrire en elle. 
Répondre au réel en l'interrogeant consacre l'émergence de la réalité à l'intérieur du questionnement comme ce qui ne pose plus question. La réalité est faite de solutions sans problèmes, elle s'autonomise et les transcende les unes comme les autres. La philosophie du questionnement permet ainsi d'échapper à l'idéalisme, qui voit le sujet fonder l'objet, et au réalisme qui place dans ce qui transcende le sujet la raison de son déploiement. D'ailleurs, toute la science contemporaine, de l'histoire à la mécanique quantique, de la relativité à la psychanalyse, est là pour montrer que le fossé entre science humaines et sciences de la nature- entre liberté et nature pour parler comme Kant- n'a plus guère de sens. 
Casalino Pierluigi. 

Dante e l'Islam.


    Nel 1919 l’arabista spagnolo Don Miguel Asín Palacios dichiara in un’opera rivoluzionaria di aver rintracciato i modelli cui Dante si sarebbe realmente ispirato per l’elaborazione della sua Commedia in una serie di scritti arabo-islamici che narrano esperienze di viaggio nei regni dell’Oltretomba. All’indomani della pubblicazione del rivoluzionario saggio La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, diversi studiosi hanno contribuito ad alimentare un acceso dibattito i cui risvolti non cessano di svilupparsi e di sorprendere ancora oggi. Si procederà, pertanto, a delineare il quadro generale della critica dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri. Più specificamente, oggetto d’esame saranno lo scrupoloso lavoro di Enrico Cerulli, la produzione di intellettuali come Francesco Gabrieli, Umberto Bosco e Giorgio Levi della Vida, nonché la critica più recente che vanta interventi di illustri dantisti tra cui Carlo Saccone, Cesare Segre, Maria Corti ed infine Luciano Gargan. A conclusione si ricorda anche il lavoro di Ida Zilio-Grandi che ha rappresentato l’ultima tappa di questa rinnovata discussione in chiave islamica sulle fonti del capolavoro dantesco. Circa il rapporto tra la visione dell'oltre tomba musulmano e l'aldilà di Dante chi scrive ha fornito in varie e diverse occasioni il proprio contributo, non mancando di integrarlo con gli influssi che il più generale pensiero filosofico arabo- islamico nella sua complessità ha esercitato su Dante. Non è un caso, infatti, che nel corso delle celebrazioni della nascita e della morte del Sommo Poeta si siano andate approfondendo pure le non irrilevanti riflessioni sulla teoria della luce di Ibn Sina (l'Avicenna dei latini) nella dimensione delle anime in seno alle cantiche della Commedia. Considerazioni queste ultime che non dimenticano certo l'apporto della filosofia di Ibn Rudhd (l'Averroe' dei latini) sulla formazione intellettuale dell'Alighieri.
    Casalino Pierluigi.
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Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
Date: Sab 13 Giu 2020, 22:04
Subject: Oggetto: Dante e l'Islam. La ripresa delle ricerche sulle fonti orientali della Divina Commedia cent'anni dopo la pubblicazione degli studi di Asin Palacios sull'influenza dell'escatologica islamica nell'opera di Dante.
To: CENTRO DANTESCO <info@centrodantesco.it>


    Nel 1919 l’arabista spagnolo Don Miguel Asín Palacios dichiara in un’opera rivoluzionaria di aver rintracciato i modelli cui Dante si sarebbe realmente ispirato per l’elaborazione della sua Commedia in una serie di scritti arabo-islamici che narrano esperienze di viaggio nei regni dell’Oltretomba. All’indomani della pubblicazione del rivoluzionario saggio La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, diversi studiosi hanno contribuito ad alimentare un acceso dibattito i cui risvolti non cessano di svilupparsi e di sorprendere ancora oggi. Si procederà, pertanto, a delineare il quadro generale della critica dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri. Più specificamente, oggetto d’esame saranno lo scrupoloso lavoro di Enrico Cerulli, la produzione di intellettuali come Francesco Gabrieli, Umberto Bosco e Giorgio Levi della Vida, nonché la critica più recente che vanta interventi di illustri dantisti tra cui Carlo Saccone, Cesare Segre, Maria Corti ed infine Luciano Gargan. A conclusione si ricorda anche il lavoro di Ida Zilio-Grandi che ha rappresentato l’ultima tappa di questa rinnovata discussione in chiave islamica sulle fonti del capolavoro dantesco. Circa il rapporto tra la visione dell'oltre tomba musulmano e l'aldilà di Dante chi scrive ha fornito in varie e diverse occasioni il proprio contributo, non mancando di integrarlo con gli influssi che il più generale pensiero filosofico arabo- islamico nella sua complessità ha esercitato su Dante. Non è un caso, infatti, che nel corso delle celebrazioni della nascita e della morte del Sommo Poeta si siano andate approfondendo pure le non irrilevanti riflessioni sulla teoria della luce di Ibn Sina (l'Avicenna dei latini) nella dimensione delle anime in seno alle cantiche della Commedia. Considerazioni queste ultime che non dimenticano certo l'apporto della filosofia di Ibn Rudhd (l'Averroe' dei latini) sulla formazione intellettuale dell'Alighieri.
    Casalino Pierluigi.
La problematica delle fonti orientali della Commedia muove da lontano e risale a dire il vero alla stessa epoca dantesca, in ragione dei molteplici contributi della cultura araba alla formazione dell'eredità intellettuale dell'Occidente. Brunetto Latini, maestro del Sommo Poeta, fu assai probabilmente il veicolo della conoscenza nell'Europa Latina del Liber Scalae. Opera quest'ultima in entrata sul viaggio ultraterreno del Profeta Maometto e di cui si diffusero, anche grazie ad Alfonso il Savio, traduzioni in francese antico che passarono direttamente, insieme alle stesse influenze escatologiche arabe, nel Medioevo europeo. Tali aspetti, per quanto rilevanti, non mettono certo in secondo piano la forte radice profetica e teologica cristiana e classica di Dante, ma rappresentano momenti di seria riflessione sulla grandezza dell'Alighieri che, aldilà delle esterne influenze, svolge un ruolo assolutamente originale nella storia della letteratura e del pensiero occidentali. Non è un caso, infatti, che nel 2014, il compianto professor Luciano Gargan pubblicò l'esito delle sue ricerche sul rapporto tra Dante e l'Islam. Ricerche che hanno provato l'esistenza presso l'ateneo bolognese, retto dai domenicani, di un manoscritto del Liber Scalae Mahometi. Manoscritto che, sulla base delle dette ricerche, sarebbe stato consultato dal Sommo Poeta nel suo attingere elementi importanti per la costruzione non solo escatologica dell'intera sua produzione. Di recente, nuovi studi hanno riaperto un dibattito ancor più fecondo sulle prima impensabili relazioni tra il misticismo islamico sufi, prevalentemente iranico sciita e ismailita, se pur pervaso da lineamenti neoplatonici di tipo plotiniano, e l'evoluzione dell'opera dantesca  Non sarei certo, inoltre, di influssi diretti di Ibn Arabi su Dante (ma neppure di certe impressionanti analogie), ma non si possono sottacere i contatti di enorme portata tra le culture transmediterranee del tempo, nonostante il soffiare di frequenti venti di guerra. A soccorso  delle rilevanti similitudini tra la letteratura ultramundana musulmana   e quella dantesca vengono gli stessi nuovi studi emersi nel corso delle celebrazioni in corso della nascita e della morte di Dante.
Casalino Pierluigi 

Dante e l'Islam, ancora una riflessione.


    Nel 1919 l’arabista spagnolo Don Miguel Asín Palacios dichiara in un’opera rivoluzionaria di aver rintracciato i modelli cui Dante si sarebbe realmente ispirato per l’elaborazione della sua Commedia in una serie di scritti arabo-islamici che narrano esperienze di viaggio nei regni dell’Oltretomba. All’indomani della pubblicazione del rivoluzionario saggio La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, diversi studiosi hanno contribuito ad alimentare un acceso dibattito i cui risvolti non cessano di svilupparsi e di sorprendere ancora oggi. Si procederà, pertanto, a delineare il quadro generale della critica dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri. Più specificamente, oggetto d’esame saranno lo scrupoloso lavoro di Enrico Cerulli, la produzione di intellettuali come Francesco Gabrieli, Umberto Bosco e Giorgio Levi della Vida, nonché la critica più recente che vanta interventi di illustri dantisti tra cui Carlo Saccone, Cesare Segre, Maria Corti ed infine Luciano Gargan. A conclusione si ricorda anche il lavoro di Ida Zilio-Grandi che ha rappresentato l’ultima tappa di questa rinnovata discussione in chiave islamica sulle fonti del capolavoro dantesco. Circa il rapporto tra la visione dell'oltre tomba musulmano e l'aldilà di Dante chi scrive ha fornito in varie e diverse occasioni il proprio contributo, non mancando di integrarlo con gli influssi che il più generale pensiero filosofico arabo- islamico nella sua complessità ha esercitato su Dante. Non è un caso, infatti, che nel corso delle celebrazioni della nascita e della morte del Sommo Poeta si siano andate approfondendo pure le non irrilevanti riflessioni sulla teoria della luce di Ibn Sina (l'Avicenna dei latini) nella dimensione delle anime in seno alle cantiche della Commedia. Considerazioni queste ultime che non dimenticano certo l'apporto della filosofia di Ibn Rudhd (l'Averroe' dei latini) sulla formazione intellettuale dell'Alighieri.
La problematica delle fonti orientali della Commedia muove da lontano e risale a dire il vero alla stessa epoca dantesca, in ragione dei molteplici contributi della cultura araba alla formazione dell'eredità intellettuale dell'Occidente. Brunetto Latini, maestro del Sommo Poeta, fu assai probabilmente il veicolo della conoscenza nell'Europa Latina del Liber Scalae. Opera quest'ultima in entrata sul viaggio ultraterreno del Profeta Maometto e di cui si diffusero, anche grazie ad Alfonso il Savio, traduzioni in francese antico che passarono direttamente, insieme alle stesse influenze escatologiche arabe, nel Medioevo europeo. Tali aspetti, per quanto rilevanti, non mettono certo in secondo piano la forte radice profetica e teologica cristiana e classica di Dante, ma rappresentano momenti di seria riflessione sulla grandezza dell'Alighieri che, aldilà delle esterne influenze, svolge un ruolo assolutamente originale nella storia della letteratura e del pensiero occidentali. Non è un caso, infatti, che nel 2014, il compianto professor Luciano Gargan pubblicò l'esito delle sue ricerche sul rapporto tra Dante e l'Islam. Ricerche che hanno provato l'esistenza presso l'ateneo bolognese, retto dai domenicani, di un manoscritto del Liber Scalae Mahometi. Manoscritto che, sulla base delle dette ricerche, sarebbe stato consultato dal Sommo Poeta nel suo attingere elementi importanti per la costruzione non solo escatologica dell'intera sua produzione. Di recente, nuovi studi hanno riaperto un dibattito ancor più fecondo sulle prima impensabili relazioni tra il misticismo islamico sufi, prevalentemente iranico sciita e ismailita, se pur pervaso da lineamenti neoplatonici di tipo plotiniano, e l'evoluzione dell'opera dantesca  Non sarei certo, inoltre, di influssi diretti di Ibn Arabi su Dante (ma neppure di certe impressionanti analogie), ma non si possono sottacere i contatti di enorme portata tra le culture transmediterranee del tempo, nonostante il soffiare di frequenti venti di guerra. A soccorso  delle rilevanti similitudini tra la letteratura ultramundana musulmana   e quella dantesca vengono gli stessi nuovi studi emersi nel corso delle celebrazioni in corso della nascita e della morte di Dante.
Casalino Pierluigi 


martedì 23 giugno 2020

Lettera ad un discepolo. Un'opera di profonda spiritualità di al-Ghazali.

Padre Giuseppe Celentano ne ha sottolineato la profondità non solo didattica, ma anche spirituale. "La lettera ad un discepolo" di al-Ghazali è vero gioiello della spiritualità islamica medievale e in misura rilevante della spiritualità universale. L'Autore ha formulato in questo suo breve ed intenso scritto un modello di vita religiosa ed intellettuale che riflette l'equilibrio e l'intensità che pervade il suo animo. E ne trasmette il messaggio di primato dello spirito sulla lettera al discepolo. Anche il lettore non musulmano riesce a cogliere il senso autentico di una religiosità e di una interiorità non inquinate dallo scontro politico e dall'aberrazione nazionalistica e settario integralista dell'Islam di oggi.
Casalino Pierluigi.

domenica 21 giugno 2020

Ancora su Immaginazione e conoscenza.

Viviamo nel tempo dell'approssimazione e della superficialità. In conseguenza di ciò si mette erroneamente sullo stesso piano cultura/civiltà dell'immagine e cultura/civiltà dell'apparenza, con gravi riflessi sulla conoscenza. E anzi con esaltazione dell'ignoranza di massa, secondo un segreto disegno di appiattimento intellettuale. Si preferisce dunque la copia all'originale, la rappresentazione alla realtà in un mix intollerabile di confusione che predilige la rappresentazione alla realtà, il virtuale al reale, la chat ai sentimenti vivi. Eppure, ciò nondimeno, anche l'immagine, a ben ragionare (ma oggi mancano il ragionamento e il senso critico). Davvero l'immagine che una persona trasmette o tende a trasmettere di sé ha poco o nulla con la sua reale identità? L'immagine, e l'immagine identitaria, non costituisce un elemento di poco conto. Si tratta infatti di uno sforzo volto a conferire organicità e visibilità a ciò che ritengo di essere o di voler essere. E' ciò che mi rende riconoscibile, identificabile, afferrabile.  In altri termini anche definibile. Mi distingue dall'altro e da altro, dichiara la mi individualità. Serbatoio di pensieri, emozioni e intuizioni, l'immagine di sé è fatta per dare visibilità al loro carattere dinamico. Recuperiamo in tal modo un concetto di Apuleio di Madaura e ancor più una tesi sviluppata magistralmente da Ibn Rushd (l'Averroe' dei latini). Una via dunque verso la vera conoscenza, dal momento che le immagini sono anche la produzione attraverso le quali l'essere umano, grazie alla sua creatività, cerca di inviare messaggi particolari, speciali. Si ricorre così all'immagine come al più potente veicolo del linguaggio scritto o verbale, capace di plasmare e condizionare comportamenti e modi di pensare. All'origine della parola immagine vi è il latino imago, dall'incerta derivazione, che oscilla tra l'imitari o imitare e l'imaginor. Aldilà di questa considerazione tutto sommato semantica, il termine immagine non smarrisce la sua ricchezza di significati e la sua funzione pedagogico didattica. Se ne trova conferma in autori e filosofi, presso i quali, a seconda del contesto, l'imago è, al tempo stesso, immagine, fantasma, sogno, apparenza, ricordo, riflesso  paragone, allegoria, addirittura allucinazione. Con i debiti distinguo, l'imago è molto vicino alla divinità, unisce idea e realtà, trascendente ad immanente. L'immagine è perciò molto vicina all'icona, esprime tensione verso l'oltre. Si aprono con essa orizzonti di senso e mete, ma lo sforzo per realizzare questi confini estremi cui si tende. Un modo di guardare al domani con gli occhi di Dante.
Casalino Pierluigi.

Immaginazione e conoscenza

L’Immaginazione è alla radice della conoscenza. La scoperta non è di oggi, ma risale all’alba dell’uomo. Chi pensa immagina e conosce. Chi pensa, dunque? Prima ancora che la filosofia apprendesse le ragioni dell’Io, cioè che l’Io è il soggetto di ogni pensiero, Averroè (l’Ibn Rushd degli Arabi), pensatore arabo andaluso del XII secolo, aveva risolto, a suo modo, questo enigma antico ed affascinante. Una soluzione che fa testo. Non vi sono, secondo il filosofo, tante menti quanti sono le singole persone umane, ma una sola e unica mente per tutti gli uomini che sono vissuti, che vivono e che vivranno. Ogni uomo, quindi, si congiunge con questa mente, la cui natura è in potenza, attraverso i propri fantasmi, ciò che riesce ad immaginare. E a conoscere. Questa mente non è che il luogo principe in cui tutte le immaginazioni umane diventano finalmente trasparenti, comprensibili, attingibili. L’averroismo che non ha mai smesso di esercitare il suo straordinario fascino, da S.Tommaso d’Aquino a Dante, a numerosi altri tra storici e filosofi, ma anche di suscitare condanne aspre, forse le più violente dell’interminabile vicenda del pensiero umano, assume un rilievo senza pari. Averroè ha elaborato la prima grande filosofia dell’immaginazione che la modernità abbia prodotto. Una finestra aperta sulla reale conoscenza.               Pierluigi  Casalino 

venerdì 19 giugno 2020

La verità sul patto Molotov-Ribbentrop

Lo storico Alessandro Barbero riprende giustamente l'analisi dello storico britannico Taylor che attribuì il maggiori colpe agli anglofrancesi per lo scoppio della seconda guerra mondiale. Le scelte filo tedesche della Russia, costretta tutto sommato ad allearsi con Hitler, anche in forza delle trascorse intese di Rapallo tra russi e tedeschi, andrebbero giustificate soprattutto a causa dell'attendismo di Londra e di Parigi, che in ogni caso vedevano sempre nella Germania un baluardo contro il comunismo sovietico.
La tesi del Barbero è condivisibile e certamente conferma il severo giudizio del Taylor, il quale ebbe chiaramente presente la responsabilità di Londra e Parigi nello scoppio del conflitto. Circostanza che, pur non scagionando la Germania, chiama in causa pesantemente i comportamenti delle potenze occidentali.
Casalino Pierluigi.

giovedì 18 giugno 2020

22 giugno 1945. Michele Casalino ascolta dalla radio del campo russo le note dell'inno nazionale dell'Urss e la radiocronaca della celebrazione della Vittoria russa sulla Germania.

Nel rinviare comunque al mio Il Tempo e la Memoria, oltre al suo seguito Le Lune di Marte, ricordo solo brevemente quella giornata, che mi fu descritta da mio padre, ancora in mano russa, prima della sua tanto attesa liberazione e far ritorno in patria per riabbracciare la moglie, mia mamma Pelle Maddalena, e la famiglia. La lezione appresa in quei giorni accompagnò la memoria di mio padre fino alla sua morte: la Russia cambia casacca e politica, ma rimane nella sostanza uno stato dispotico e imperialista...
Casalino Pierluigi.

Voci d'Oriente.

Del mondo arabo ed islamico in genere, in Occidente si è presentato negli ultimi decenni un'immagine non di rado scorretta e bipolare tra azioni belliche militari o religiose e interessi petroliferi. Tutto ciò ha favorito il crearsi di una prospettiva volta a distanziarci da quei comportamenti radicali e fondamentalisti (che sono certamente presenti), ma che non mancano di far comodo attribuire a quel mondo. Non una parola o una seria considerazione sulla realtà della cultura araba, peraltro variegata e non solamente musulmana, se non in sfuggevoli, se pur affascinanti, dibattiti sulle fonti arabe e mediorientali della Commedia dantesca. Dibattiti che ha contribuito ad alimentare sul web (e non soltanto) anche chi scrive in sedi culturali non recepite dall'attenzione del grande pubblico. Circostanza, quest'ultima, che trascura sia un adeguato approfondimento di un mondo si diverso, ma non necessariamente separato, sia un possibile dialogo costruttivo e privo di pregiudizi. Le iniziative di Papa Francesco intese a recuperare un rappotto fraterno con l'Islam, sulla scorta degli insegnamenti dell'enciclica Nostra Aetate, si muovono nel senso giusto e tendono a far cadere il muro di incomprensioni tra le due sponde del Mediterraneo in particolare e tra Occidente ed Oriente in generale. Ma a consentire la riscoperta di quell'immenso patrimonio di idee che nonostante tutto restano pure alla base dell'Europarlamento Moderna.
Casalino Pierluigi. 

Nati non fummo per viver come bruti....

Così ci dice Dante. E, come diceva un grande pensatore, la nostra unica consolazione è nella conoscenza, per quanto parziale essa sia. Del resto Nicola da Cusa, nel suo De docta ignorantia, afferma con profonda autorità che noi sappiamo solo di non sapere. Ci dobbiamo sforzare di sapere, ma arriveremo alla conoscenza totale di noi e dell'universo. Anche Ibn Rushd, l'Averroe' dei latini, era un fautore di una vita di ricerca e di studio: una casa senza libri è una casa senza dignità...Terribile confronto con la deriva culturale del nostro tempo.
Casalino Pierluigi. 

mercoledì 17 giugno 2020

La bellezza della Vergine Maria

Kahlil Gibran scriveva che la bellezza salva il mondo. Grande Verità davvero. La bellezza, ce lo dimostra Maria Vergine, la donna più bella del mondo, non si ferma dunque all'apparenza, ma si manifesta attraverso l'armonia interiore che va oltre lo sguardo e si coglie, tramite gli occhi, nel profondo del cuore. Vergine Madre, Figlia del Tuo Figlio....accompagnaci con la tua bellezza che è bontà sublime.
Ave Maria.
Pierluigi Casalino 

Abelardo ovvero il senso e prova dell'intelligenza

Leggi un mio articolo sull'argomento, rilanciato anche su Twitter, su Asino Rosso.

domenica 14 giugno 2020

Dante visto da Oriente. Il Miraj del mistico iranico Abu Yazid al-Bistami. Un'altra possibile fonte orientale della Divina Commedia.

Lo sviluppo del misticismo nell'Islam offre non solo sviluppi presso scrittori e poeti, ma abbraccia anche le intuizioni di filosofi e scienziati fino a giungere ad un aspetto che può identificarsi nella ricerca dell'Assoluto amore di Dio, dove smarrirsi e lasciarsi conquistare. Il Miraj di Bistami è uno di quei testi mistici che si conclude analogamente alla Commedia dantesca nella visione beatifica di Dio, alla quale si perviene anche da vivi. Una visione che Dante vive quasi sicuramente sotto l'ispirazione del suo maestro Ibn Rushd (l'Averroe' dei latini); ma che, oltre all'esempio di scuola giudaico cristiana e classica, il Sommo Poeta riprende da quella felicità mentale che segna il suo pensiero dal profondo. Per concludere va ricordato che il progresso del misticismo sufi nell'Islam va di pari passo con quello scientifico e culturale del mondo musulmano. Un progresso che non di rado di scontra con le relazioni dei religiosi nei confronti dello slancio mistico e si colloca nella crescente divisione geopolitica tra Sunna e Sciia, i cui riflessi sono tangibili ancora al giorno d'oggi.
Casalino Pierluigi 

sabato 13 giugno 2020

Asin Palacios and Dante and Islam.


In 1919 Don Miguel Asín Palacios announced that he finally discovered the real models that inspired Dante’s Divine Comedy. In his essay, La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, the Spanish arabist identified a series of Arab-Islamic written texts describing fully experiences of journey in the Afterworld.

Since the day after this publication, a large number of scholars animated a lively debate whose implications continue to amaze experts even today. Thus, an accurate picture of the literary criticism from the Fifties until today is presented hereunder. More specifically, the following excerpt examines the thorough research of Enrico Cerulli, the brilliant works of several intellectuals such as Francesco Gabrieli, Umberto Bosco and Giorgio Levi della Vida and the recent developments of the debate which claims as contributors distinguished Dante scholars like Carlo Saccone, Cesare Segre, Maria Corti and Luciano Gargan. To conclude, I remember the work of Ida Zilio-Grandi that was the last step within the renewed discussion about the true sources of Dante’s masterpiece – sublime symbol of the afterlife journey– from an Islamic point of view. See also my essays on the web dedicated to Dante and Islam and to the Liber Scalae and the Divine Comedy.

Casalino Pierluigi 

Oggetto: Dante e l'Islam. La ripresa delle ricerche sulle fonti orientali della Divina Commedia cent'anni dopo la pubblicazione degli studi di Asin Palacios sull'influenza dell'escatologica islamica nell'opera di Dante.


    Nel 1919 l’arabista spagnolo Don Miguel Asín Palacios dichiara in un’opera rivoluzionaria di aver rintracciato i modelli cui Dante si sarebbe realmente ispirato per l’elaborazione della sua Commedia in una serie di scritti arabo-islamici che narrano esperienze di viaggio nei regni dell’Oltretomba. All’indomani della pubblicazione del rivoluzionario saggio La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, diversi studiosi hanno contribuito ad alimentare un acceso dibattito i cui risvolti non cessano di svilupparsi e di sorprendere ancora oggi. Si procederà, pertanto, a delineare il quadro generale della critica dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri. Più specificamente, oggetto d’esame saranno lo scrupoloso lavoro di Enrico Cerulli, la produzione di intellettuali come Francesco Gabrieli, Umberto Bosco e Giorgio Levi della Vida, nonché la critica più recente che vanta interventi di illustri dantisti tra cui Carlo Saccone, Cesare Segre, Maria Corti ed infine Luciano Gargan. A conclusione si ricorda anche il lavoro di Ida Zilio-Grandi che ha rappresentato l’ultima tappa di questa rinnovata discussione in chiave islamica sulle fonti del capolavoro dantesco. Circa il rapporto tra la visione dell'oltre tomba musulmano e l'aldilà di Dante chi scrive ha fornito in varie e diverse occasioni il proprio contributo, non mancando di integrarlo con gli influssi che il più generale pensiero filosofico arabo- islamico nella sua complessità ha esercitato su Dante. Non è un caso, infatti, che nel corso delle celebrazioni della nascita e della morte del Sommo Poeta si siano andate approfondendo pure le non irrilevanti riflessioni sulla teoria della luce di Ibn Sina (l'Avicenna dei latini) nella dimensione delle anime in seno alle cantiche della Commedia. Considerazioni queste ultime che non dimenticano certo l'apporto della filosofia di Ibn Rudhd (l'Averroe' dei latini) sulla formazione intellettuale dell'Alighieri.
    Casalino Pierluigi.

Asin Palacios, non solo Dante e l'Islam

Fra gli studiosi che nella prima metà del XX secolo hanno più contribuito alla nostra conoscenza del sufismo islamico, dobbiamo ricordare soprattutto Miguel Asin Palacios. Prelato spagnolo ha riunito nelle sue ricerche un duplice interesse: quello di uno spagnolo desideroso di ridare valore alle glorie del periodo arabo del suo paese, e anzi di mostrare la persistenza della loro eredità nella Spagna del "siglo de oro", e quello di cattolico ansioso di scoprire elementi cristiani nella mistica musulmana, la cui sola presenza ne garantirebbe l'autenticità. Il suo interesse per Ibn Arabi di Murcia, è comprensibile; ha anche dedicato saggi su altri mistici ispano islamici, nei quali vede precursori di San Giovanni della Croce. Meno battuti i suoi percorsi sul giudaismo spagnolo, anche se lo comprende nell'epopea araba. L'opera più conosciuta, tuttavia, di Palacios è "Escatologia musulmana en la Divina Commedia", Madrid, 1919. Accolto in maniera ineguale il lavoro ebbe un significato rivoluzionario non solo nella fantastica. La tesi del Palacios, a poco più di un secolo ormai dalla sua enunciazione, ha trovato via via conferme e positiva stampa, anche a seguito degli studi recenti di Maria Corti, di Luciano Gargan, per citare solo quelli di scuola italiana. La riscoperta, nel frattempo, infatti, del Liber Scalae (Libro della Scala), che racconta l'ascensione notturna di Maometto, ha rappresentato una pietra miliare nella questione delle fonti orientali della Commedia. D'altra parte, l'Europa Latina era ben a conoscenza di tale opera che, a quanto pare, fu introdotta in Europa tramite Brunetto Latini, maestro di Dante. Il dibattito sulla questione delle fonti araboandaluse di Dante sta decollando con decisione appena adesso. Rinvio sull'argomento ai miei studi sul web.
Casalino Pierluigi 

Padre Giuseppe Celentano e gli studi su al-Ghazali negli articoli sul web di Pierluigi Casalino autore e studioso ligure di Imperia nato a Laigueglia il 29 giugno 1949.

Rinvio alle mie note sul web

venerdì 12 giugno 2020

1939-1941. Gli anni del dubbio.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale con l'invasione tedesca della Polonia il 1° settembre 1939, fu preceduto dal patto nazisovietico del 23 agosto 1939, dopo una fase di decisioni incerte da parte di tutte le grandi potenze. La Germania aveva trovato un accordo con la Russia, dopo che Stalin aveva a sua volta cercato a lungo di recuperare lo spirito di Rapallo del 1922-1926. Una volta stabilita un'alleanza con Berlino, Stalin pensò di estenderne il valore strategico globale, L'operazione Barbarossa del giugno 1941 gettò all'aria il piano del Cremlino, che si rese conto che la Germania aveva preso tempo al solo scopo di rafforzare le proprie posizioni militari ad ovest, in vista dell'attacco alla Russia. Sta di fatto che già nel 1943, Mosca tentò di ristabilire un contatto con i tedeschi in vista di una pace separata con Hitler. Quindi Stalin e la Russia, nonostante le ristabilite relazioni di alleanza con le democrazie dell'Occidente continuava a credere nella Germania, quella Germania che stava facendo guerra in casa sua. La celebrazione della Vittoria sulla Germania da parte di Putin con tutta l'enfasi del nazionalismo russo non diventa credibile. 
Casalino Pierluigi 

giovedì 11 giugno 2020

L'importanza del ricordo

I padri salesiani, durante la loro eccelsa pedagogia, ci insegnavano che il miglior modo per farci ricordare è quello di lasciare un ricordo non effimero, che si trasformi in polvere o in fumo. Qualcosa dunque va conservato di noi che non sia mera apparenza. E cioè è  bene lasciare una memoria di noi che sia un segno di amore, un raggio di luce che continui ad uscire dal nostro cuore, anche quando ormai non ci saremo più. Un dono agli altri, in altri termini, che possa ancora suscitare gioia e bellezza.
Casalino Pierluigi. 

giovedì 4 giugno 2020

Le fonti orientali della Divina Commedia di Dante. Dall'arabismo spagnolo al sufismo iranico, alla filosofia araba classica.

Oltre agli influssi escatologici arabo spagnoli (ma anche alla stessa concezione oltre mondana ebraica) la questione delle fonti orientali della Commedia si dilata alle influenze del misticismo sufi iranico, dove si compenetrano contributi di scuola neoplatonica unitamente all'eredità della tradizione iranica preislamica prima e di quella ismailita dopo. E proprio su questo punto la concezione avicenniana metabolizza la propria teoria della luce come aspetto centrale nella rappresentazione della visione delle anime nelle cantiche dantesche. Ciò, recuperando sia un certo filone plotiniano più ancora che la diretta ascendenza platonica. A fronte della ispirazione di Ibn Sina (l'Avicenna dei latini) resta tuttavia vasta la particolare presenza del pensiero di Ibn Rushd (l'Averroe' dei latini) in Dante, di là degli stessi limiti della Commedia. La scoperta recente (Luciano Gargan), presso gli archivi dell'ateneo medievale domenicano di Bologna, di ulteriori elementi avicenniani non privi di riferimenti anche escatologici, hanno esteso il dibattito sulle fonti orientali dell'opera dantesca. Lo scorso anno, a cent'anni dalla rivoluzionaria intuizione del sacerdote e studioso spagnolo Asin Palacios, si è andato sviluppando un nuovo filone di indagine che,  pur non trascurando le classiche fonti araboandaluse e quelle legate alla speculazione di Averroe', ha rilanciato la parte avicenniana e conseguentemente mistico iranica presente in Dante e nella Commedia. Non è qui il caso di riprendere argomentazioni già ampiamente sviluppate sul web da chi scrive, ma sicuramente va sottolineata la fecondità di una crescente necessità di analisi delle fonti che rende omaggio alla statura artistica e di pensiero del Sommo Poeta. 
Casalino Pierluigi.

L'ambiguïté de l'intervention étrangère dans la guerre civile russe (1918-1920).

L'intervention des puissances étrangères dans la guerre civile russe ne modifia pas le rapport des forces. Churchill fit, toutefois, l'un de seuls leaders occidentaux à défendre l'idée d'une intervention, dans la campagne des quatorze états. En 1918-1920, il n'y a pas une intervention en Russie, il y en a plusieurs, isolées, avec des objectifs différents ou, bien souvent, sans aucun objectif. Les intérêts de la Russie avaient toujours eu une place modeste dans les plans des intervenants. Il est vrai que peu d'entre eux comprenait ce qu'était la Russie post révolutionnaire. La première phase de l'intervention (de l'était 1918 à novembre 1918) était, pour les alliés, un aspect de la guerre contre l'Allemagne. Après la révolution de Février, les pays de l'Entente avaient vécu dans la peur d'une paix séparée entre la Russie et l'Allemagne. Cette peur était justifiée sur le front occidental avant l'arrivée des Américains, auraient pu prendre une revanche sur la Marne. Les alliés commencèrent à étudier l'intervention en Russie dès le coup de force d'Octobre. Pour eux, il ne faisait aucun doute que ce coup d'État était l'oueuvre de l'Allemagne, qui ne pouvait qu'en bénéficier. De la sorte, la lutte contre les bolcheviks apparaissait comme un prolongement de la lutte contre les Allemands. Avant de conclure la paix avec l'Allemagne, le gouvernement soviétique avait gardé des relations avec les alliés. Lorsqu'au cours de l'hiver 1917-1918, le port de Mourmansk fut menacé par l'offensive finno allemande  Trotski, qui venait d'être nommé commissaire du peuple à la guerre, ordonna au Soviet de Mourmansk de collaborer avec les troupes alliées. En mars, les Anglais débarquèrent 2000 hommes. Après la signature de la paix de Brest-Litovsk, les Allemands exigèrent du gouvernement soviétique qu'il fît évacuer les alliés de Mourmansk, car leur présence était pour Berlin un casus belli. Les refus des alliés d'obtempérer et le débarquement de troupes complémentaires, en accord avec le Soviet de Mourmansk, donna prétexte au gouvernement soviétique pour entamer des opérations militaires contre les intervenants. Le 28 juin  les combats commencèrent. La zone contrôlée par les alliés dans le nord de la Russie ne bougea pas jusqu'à l'automne 1919, date à laquelle ils evacue'rent le territoire occupé et rentrèrent chez eux. Les succès de l'offensive allemande sur le front occidental, en mars 1918, augmentent l'inquiétude des alliés, qui commencent à craindre l'arrivée de soldats allemands dans l'Oural. Le conseil de guerre de Londres adopte le 16 mars 1918, sur une proposition de Clemenceau, la décision de faire débarquer des troupes Japonaises en Extrême-Orient. Les premières unités japonaises débarquent à Vladivostok le 5 avril. En août, les Américains arrivent. A la fin de septembre 1918, le corps expéditionnaire allié compte 44.000 ( Japonais, Italiens, Canadiens, Anglais, Français). Les Japonais augmenteront ensuite leurs effectifs jusqu'à au lac Baikal et la rive de l'Amour, le long de la frontière russo- chinoise. Les autres troupes alliées ne quitteront pas Vladivostok. Cependant les événements de juillet 1918 permirent aux bolcheviks de se débarrasser du "lest" (le socialistes révolutionnaires de gauche dans le gouvernement) et montrèrent, une fois de plus, que la Ve'tche'ka et les unités fidèles suffisaient pour garder le pouvoir. Les amis et compagnons d'armes de la vieille se virent affubler d'une étiquette qui deviendra dès lors accusation standard: le S.R. de gauche furent déclarés "agents de la bourgeoise russe et de l'impérialisme anglo- français ". L'État soviétique élabora le principe le principe suivant: c'est l'État soviétique qui détermine ses ennemis, d'une façon totalement arbitraire, selon les besoins du moment. Le corps tchécoslovaque, qui se soumettait formellement au commandement allié, était la seule unité étrangère à prendre une part active dans les opérations contre l'Armée rouge. Après le coup de force de Koltchak, en novembre 1918, les Tchécoslovaques mettent fine à leurs opérations militaires; ils désirent quitter la Russie au plus vite. Le 15 janvier 1920, cherchant à améliorer leur situation, ils livrent Koltchak au centre politique d'Irkoutsk, composé  de S.R. et de mencheviks. Une semaine plus tard, le Centre transmet le pouvoir au Comité militaire révolutionnaire. Le 7 février, l'amiral Koltchak est fusillé. L'objectif principal de l'intervention britannique était le Caucase  et la Transcaucasie. En août 1918, appelés par le gouvernement de Transcaucasie, les Anglais tentent in Bakou, mais ils sont bientôt obligés de battre en retraite sous la pression des Turcs. Le 13 juillet 1918, les cheminots d'Achkhabad, indignés par la terreur sanglant du commissaire Frolov, renversent le gouvernement des bolcheviks. Le conducteur de locomotive Fountikov forme alors le seul gouvernement authenticament ouvrier  qu'il y ait eu dans la Russie révolutionnaire: un seul de ses ministres avait reçu une instruction supérieure, l'instituteur Zimine. Le gouvernement de Fountikov demande de l'aide aux Anglais. Le général Malleson envoie 2000 soldats du Beloutchistan, qui occupent la voie Achkbad-Merv-Krasnovodsk. La capitulation de la Turquie, de l'Autriche Hongrie et de l'Allemagne, en octobre novembre 1918, modifie la situation: les troupes alliées cantonnées en Russie déclarent leur intention de combattre les bolcheviks. Mais il sont incapables d'élaborer une politique commune: bien souvent, elles mènent une politique totalement différente selon la région où elles se trouvent. La France et l'Angleterre expriment le désir d'aider Denikine, mais soutiennent les mouvements nationaux en Ukraine et dans le Caucase. Le conseil Supérieur allié promet, en mai 1919, de l'aide à l'amiral Koltchak à la condition que "les gouvernements alliés aient la preuve qu'ils aident réellement le gouvernement russe à obtenir la liberté, l'autodétermination et la paix". Les gouvernements alliés exigeaient de Koltchak l'engagement de convoquer une Assemblée constituante à la Finlande et à la Pologne, et l'autonomie à la Lettonie, à la Lituanie, l'Estonie,  au Caucase et aux territoires transcaspiens. Mais "l'État allié" du Japon refuse d'aider Koltchak, lui préférant les atamans Semenov et Kalmykov, ses protégés. Tandis que  le ministe de la guerre Churchill soutenait l'intervention, Premier ministre de Grande Bretagne Lloyd George ne cessait de chercher des voies d'entente avec le gouvernement soviétique. Les ministres anglais menaient une politique avec laquelle les représentants britanniques en Russie étaient en désaccord. En revanche, leur activité était sévèrement jugée en Angleterre. La politique de la France avait le même caractère ambigu, hésitant. En outre, les pays alliés avaient partagé la Russie en zones d'influence et rivalisaient entre eux, défendant leurs propres intérêts au détriment de leur cause commune. La combativité  des troupes envoyées en Russie était nulle. Les soldats qui avaient vécu les terribles batailles de la guerre mondiale, ne voulaient pas mourir en pays étranger. Les sentiments antimilitaristes  gagnèrent toute Europe. Le mécontentement consécutifs à la guerre, particulièrement fort dans les pays vaincus, conduisit à des explosions révolutionnaires en Allemagne et en Autriche Hongrie. Les slogans bolchéviques trouvèrent un écho en France, en Gran Bretagne, aux États-Unis. Les alliés commencent ad évacuer leurs troupes de la Russie, craignant leur décomposition. Le 27 septembre 1919, ils quittent Arkangelsk, puis Mourmansk. L'évacuation de la Sibérie commence à peu près au même moment. Restent seulement les Japonais, qui espèrent garder leur bases en Extrême Orient. En août 1919, les Britanniques achèvent l'évacuation de l'Asie centrale. Au même moment, ils quittent le Caucase. Jusqu'en mars 1921, ils gardent Batoum qui,  d'après le traité de Brest Litovsk, revenait à la Turquie. De Batoum, ils assisteront à l'entrée de l'Armée rouge en Géorgie, en Azerbaïdjan et en Arménie, qu'ils avaient quittés sous prétexte d'une "stabilisation de la situation dans les républiques caucasiennes". Le 17 et 18 décembre 1918, une escadre française débarque des unités de l'armée de l'est française à Odessa. Il s'agit de 40 à 45000 hommes, placés sous le commandement du général d'Anselme. Ils occupent la région de Tiraspol- Nikolaev- Kherson. Après quatre mois de inaction, il sont évacués en hâte le 5 et 6 avril 1919. Les pays de l'Entente accordaient aux armées blanche un aide réelle, sous forme d'argent, d'armements, d'équipements. La présence sur le territoire de l'ancien Empire russe de troupes étrangères invitées par ceux qui se réclamaient de la Russie Une et Indivisible, offrait à la propagande soviétique une arme de choix. Les bolcheviks pouvaient de la sorte se présenter comme les  défenseurs des intérêts nationaux du pays. 
Casalino Pierluigi. 

Ricordo di Pasquale Indulgenza

Un anno fa ci lasciava all'improvviso Pasquale Indulgenza, filosofo ed intellettuale di formazione marxiana, se pur pervaso da spirito critico e volto all'indagine morale e politica senza infingimenti o pregiudizi. Maestro e storico delle idee, Indulgenza coltivava l'arte e l'investigazione profonda dell'essere. Sulle orme del grande Kolakowsky, ne interpretava le ansie e le ricerche su quello che Gide chiamò il Dio fallito del marxismo storico, attuato attraverso la spirale diabolica del potere, secondo la visione storicista. Indulgenza, docente e al tempo stesso impegnato nel dibattito politico, si distingueva per la capacità di sintesi e per la chiarezza della dialettica. Non alieno, come Kolakowsky, alla riflessione sul destino ultimo dell'uomo, Pasquale Indulgenza, guardava con rispetto e curiosa cifra intellettuale al limite estremo del cammino dell'esistenza, recuperando in qualche modo e in termini originalissimi, la concezione provvidenzialistica ereditata dagli affetti familiari. Sapeva dunque recepire il messaggio della diversità delle opinioni e le meditava con verve costruttiva ed attenta. Consapevole della strumentalizzazione della politica e del suo declino, ne rivendicava il primato del servizio. Quale ultimo vate dell'esperienza moderna della polis, si spegneva con lui una voce che sapeva prendere le distanze da fanatismi ed estremismi, rivolgendosi alle coscienze. Mai nemico,  ma avversario, pronto al dialogo e all"analisi, ci ha lasciato un contributo di saggezza e di speranza. Di fronte alla attuale crisi dell'idea stessa di progresso, in quanto fondata su una deriva del disegno autentico della conoscenza, Indulgenza par dirci che l'uomo non potrà più essere la sola misura delle cose. L'uomo, ci insegnava Indulgenza, non deve mai essere schiavo dei demoni effimeri e pericolosi delle mode e delle correnti irrazionali.
Casalino Pierluigi.