mercoledì 10 luglio 2013

L'immagine del Duce nell'iconografia del regime fascista

Nella pratica del fotomontaggio, derivata dalle esperienze delle avanguardie tedesche e di quelle rivoluzionarie della Russia sovietica, l'uso della retorica della ripetizione, dell'immagine singola e della sovrapposizione, si coniugava alle citazioni di un'iconografia popolare e sociale, trovando soluzioni di estrema efficacia visiva. L'immagine di Benito Mussolini rientrava in questa logica. Un esempio su tutti l'inserto "Udite! Udite!", riportato nell'Almanacco Letterario Bompiani del 1937, in cui Bruno Munari sperimenta ritagli circolari, celebrando idee e scelte politiche del regime, con l'inserimento nelle tavole di stralci di discorsi del Duce, al fine di elaborare strutturalmente un lavoro innovativo sia dal punto di vista artistico che grafico. La moltiplicazione e la circolazione delle immagini ricorrenti del Capo del fascismo, la loro riproduzione frammentata nei fotomontaggi ed esplosa nelle gigantografie, avevano avuto inizio a partire dalla Mostra della Rivoluzione Fascista del 1932, quando l'uso della fotografia era divenuto fondamentale nell'allestimento e nell'architettura delle sale del Palazzo delle Esposizioni a Roma. L'impiego del nuovo mezzo sembrava compiutamente celebrare il regime fascista ed era perfettamente in linea con l'immagine di modernità che voleva dare il regime in Italia e all'estero.
Casalino Pierluigi, 10.07.2013 

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