giovedì 18 luglio 2013

Le scelte dell'Islam politico

La caduta dell'Islam politico in Egitto, appoggiato dal Qatar e in un certo senso anche dalla Turchia, ma avversato dall'Arabia Saudita e dagli Emirati del Golfo, rappresenta un momento importante per comprendere quali saranno le scelte del mondo arabo-islamico. I Fratelli Musulmani e le altre forze che alla loro ideologia si ispirano sono ora in difficoltà, mentre stanno da un lato crescendo i movimenti di ispirazione laica e pluralista, quasi con un ritorno a forme di socialismo che, con la fine del mondo bipolare, sembravano ormai sepolte. Il panorama politico nell'Islam è mutato profondamente, a seguito anche della Rivoluzione Islamica in Iran nel 1979, ma anche dopo la serie di eventi che da allora hanno periodicamente scosso quell'area geopolitica, con l'emergere di istanze di re-islamizzazione dello stesso Islam, non ultime tendenze radicali e armate, che hanno posto in discussione per un certo tempo la via alla modernizzazione. La variabile di al-Qaeda e le diverse correnti che ad essa si sono ispirate dopo la prima guerra dell'Afghanistan, e soprattutto, all'indomani dell'11 settembre 2001, non hanno fatto dimenticare i veri problemi dell'Arabismo e delle società a prevalente carattere islamico. Tale circostanza si è mostrata con grande evidenza successivamente alla stagione delle rivoluzioni arabe del 2011-2012, che hanno finito per rivelare contraddizioni non irrilevanti e pertanto non marginali in relazione al processo di rinnovamento dei paesi arabi e in genere musulmani. Sembra aprirsi un nuovo orizzonte, forse imprevedibile, anche, in coincidenza con la crisi siriana, che di fatto costituisce un conflitto internazionale e uno scontro di influenza, più di una vera rivoluzione. Il clima politico non prescinde dalla congiuntura economico-sociale di quella regione. Non si è in grado a tutt'oggi di capire quanto ampio possa essere il ruolo che stanno esercitando di nuovo le élites militari, a partire dall'Algeria, che è sopravvissuta con la forza alle ventate rivoluzionarie e radicali, appoggiandosi sull'eredità politica delle sue origini nazionali, risalenti al lontano 1962. Il rafforzarsi dei militari in Algeria e di recente anche in Egitto, l'attesa di decisivi sviluppi costituzionali in Tunisia e forse anche in Libia, i contraccolpi della guerra in Mali e delle tensioni nell'Africa sub-sahariana musulmana e zone limitrofe, pongono interrogativi sul destino di questa parte dell'universo. Si assiste ad un nuovo delinearsi di scelte in modo non troppo difforme dalla diversità delle scelte che in passato si dividevano principalmente tra quelle di un Islam purificato che si richiamava alle fonti, se pur aperto ad ogni conquista tecnica (riformisti), e quelle, oggi apparentemente assai ridotte, ma che sembrano resuscitare dalle loro ceneri, tese ad una modernità di stile laico al servizio della Nazione araba (vedi le esperienze ba'athiste), che hanno dominato in precedenza in Iraq e ora ancora in Siria, e che, nelle differenti condizioni storiche attuali, potrebbero appunto riaffermarsi prepotentemente nell'immediato futuro in forme più aperte e socialmente dinamiche.
Casalino Pierluigi, 18.07.2013 

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