sabato 10 ottobre 2020

L'enigma ligure. Le oscure origini dei Liguri.


Sulle origini dei Liguri gli studiosi restano dall'incertezza, anche se non mancano crescenti elementi di identificazione al riguardo. Menzionati a partire da Ecateo come la popolazione indigena confinante con i Greci di Marsiglia, il territorio degli antichi Liguri comincia ad essere definito chiaramente da storici come Polibio e Livio all'epoca della espansione romana nell'Italia settentrionale durante il III secolo a.C. In quel tempo i Liguri erano in genere alleati dei Celti e occupavano le terre ad essi adiacenti: lungo la costa dal Rodano all'Arno e nell'interno fino alla Durance e ai monti a sud del Po. La fascia geografica che, a quanto se ne sa, storicamente conteneva le genti liguri antiche, congiungeva l'odierna penisola iberica ai Balcani. Le conquiste romane sottomisero progressivamente tutte le tribù liguri. Le più importanti vittorie dei Romani furono quelle contro i cisalpini Ingauni e gli Apuani (tra il 238 e il 117 a.C), contro gli Alpini Statielli, contro i Deciati e gli Ossibii intorno a Nizza nel 154 (dopo che Marsiglia aveva chiesto aiuto contro i pirati liguri) e contro i celto liguri Salluvii e i loro alleati nei pressi dell'odierna Aix nel 123 (dopo altre richieste di aiuto da parte dei Marsigliesi). Rimanevano da sottomettere soltanto alcune tribù liguri minori, e venne fondata la prima provincia romana ligure. A quell'epoca sicuramente i Liguri occidentali( e tra essi anche gli intemelii) si erano completamente celtizzati (nella zona di Dolceacqua i Nervii erano stati già da tempo precedente assimilati ai Celti), e Strabone (IV 6,3) allude ai Salluvii e ad altre tribù presso Marsiglia come celto-liguri o più semplicemente celti. La Liguria formava poi una delle regioni augustee dell'Italia. La storia dei Liguri prima del III secolo a.C è, a dire il vero, comunque prevalentemente oscura. Gli scrittori classici contemporanei si limitano a ricordarli di passaggio e le descrizioni tradizionali contenute nelle opere tarde (soprattutto nel libro XLIII di Giustino) sono semimitiche. Gli scrittori dai più antichi ai più tardi ci forniscono scarsi particolari etnografici. La principale trattazione o fonte, quella di Diodoro Siculo (V, 39), insiste sulla durezza dei costumi liguri e sull'asprezza della loro terra. Analogamente si esprimono Tacito, Plutarco e persino autori di teatro greco, come Eschilo, che definiscono i Liguri popolo bellicoso e fiero: Eschilo, infatti, nel Prometeo liberato fa annunciare ad Eracle in viaggio per compiere le sue proverbiali fatiche che presto avrebbe incontrato sul suo cammino il popolo dei Liguri e con esso si sarebbe misurato. Greci e Romani ritenevano, d'altra parte, i Liguri una stirpe forte e combattiva, di arditi marinai e commercianti e la loro parlata diffusa tra il mare di Sardegna e quello Libico proprio a tali scopi, oltre che nel rimanente Mare Nostrum. Malgrado alcuni vocaboli o toponimi siano stati considerati liguri (ad esempio quelli terminanti in -asco, come Giubiasco), l'esistenza di una lingua ligure antica (e comune a tutti gli antichi Liguri) è ancora ipotetica. Le testimonianze archeologiche pertinenti sono scarse e imprecise e non è possibile identificare alcuna civiltà archeologica con i Liguri di età storica, se pur si possa comunque affermare che si tratta di una delle genti più antiche della storia. Tuttavia alcune tradizioni tipiche dei Campi d'urne, come quelle dei vicini gruppi alpini e villanoviani sono evidenti in tutta l'area ligure all'inizio dell'età del ferro, con successivi influssi dei coloni greci e della cultura di La Tène a nord delle Alpi. Le teorie di una persistente tradizione neolitica mediterranea in questa area non sono ancora, peraltro, suffragate da sufficienti testimonianze. Resta tuttora fondamentale, in proposito, uno studio alquanto datato, ma utile sull'argomento, quello dello studioso francese A.Berthelot, pubblicato su "Revue d'Études Ligures", Bordighera,1933.
Casalino Pierluigi.

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