Nella primavera del 1945 sulla costa ligure i soldati francesi occuparono Ventimiglia, Camporosso e Vallecrosia, arrivando fino a Bordighera. Un plotone di coloniali senegalesi si spinse addirittura fino a Imperia per qualche giorno. I francesi adottarono sistemi duri, comportandosi in maniera arrogante anche con atti tipici di pulizia linguistica (così era avvenuto a Nizza nel 1861, provocando la reazione di Garibaldi e della gran parte dei Nizzardi rimasti in città dopo il cosiddetto esodo nizzardo). Nei loro piani era di annettersi una fascia territoriale fino a Ranzi di Pietra Ligure. Ma i francesi si ritirarono dopo quasi tre mesi, il 18 luglio 1945, in seguito a un ultimatum del presidente Usa Truman verso il troppo esuberante De Gaulle. Il quale aveva anche vagheggiato di rivendicare in Piemonte metà val Susa, val Chisone e val Varaita, francesi fino al trattato di Utrecht del 1713. Ma alla fine si dovette accontentare di Briga, Tenda, e dei passi Monginevro e Moncenisio. Un ruolo decisivo nella orgogliosa difesa dei confini patrii in Liguria ebbe Paolo Emilio Taviani, che si batté con il coraggio di grande livello diplomatico, ma anche con la determinazione dei combattenti partigiani che vedevano nei francesi comportamenti non diversi da quelli delle peggiori bande nere e dei loro alleati nazisti. L'Italia liberata non perdeva, infatti, quel senso di amore per la patria che supera ogni divisione partitica. Circostanza che in Val d'Aosta aveva costretto i partigiani a trovare persino un'intesa con i repubblichini pur di non subire la tracotanza delle truppe francesi e contrastarne l'avanzata. Lo storico valdostano Federico Chabod si distinse, al pari di Taviani, in questa opera di tutela dei valori di autonomia e di libertà che furono poi stesi nella nuova Costituzione repubblicana italiana.
Casalino Pierluigi.
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