sabato 13 luglio 2013

Stalin e l'attacco tedesco alla Russia il 22 giugno 1941.

Stalin, nonostante tutti gli avvertimenti e le informazioni dei servizi segreti circa un imminente voltafaccia tedesco, non si aspettava un attacco a sorpresa. Il Capo del Cremlino era convinto che Hitler non avrebbe mai attaccato la Russia sovietica prima di aver concluso la guerra con la Gran Bretagna. Le forze sovietiche non furono mai messe in preallarme, salvo il verificarsi di qualche iniziativa singola da parte di autorità militari russe che avevano colto segnali di un'anomala attività tedesca lungo i confini. Fu così che in larga misura l'Armata Rossa si trovò impreparata. Se Stalin da un lato cercava di prendere tempo in vista di un compromesso con Hitler dell'ultima ora, anche gli inglesi temevano che i fatti avrebbero potuto prendere una piega imprevista rispetto alle voci insistenti di un'invasione tedesca del territorio russo. Le forze aree britanniche alla luce di ciò e dell'impressione di una Russia cedevole erano pronte a bombardare gli impianti petroliferi russi di Baku (ma anche di occupare i campi petroliferi iraniani), al fine di scongiurare la fornitura energetica ai tedeschi come Berlino aveva chiesto, ma anche un successivo attacco dei tedeschi verso l'Irak. Tuttavia gli stessi Occidentali, pur consapevoli del disagio russo nell'affrontare la pericolosa ipotesi di invasione da ovest, sottovalutarono la capacità di resistenza dell'Armata Rossa. I tedeschi non arrivarono a Mosca in tempi rapidi e la Russia mostrò una tenuta superiore alle attese. Così si espresse nelle sue memorie anche mio padre Michele Casalino, il protagonista del mio IL TEMPO E LA MEMORIA (Casalino Pierluigi, Ennepilibri, Imperia).
Casalino Pierluigi, 13.07.2013

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