Tripudio esaltante del movimento, intreccio di colori e di immagini a più dimensioni e a più voci, nel pieno sensualismo di un'arte, quella di Claudio Ughetti, detto VULA, di straordinaria apertura simbolica. Il recupero del messaggio neo-metafisico da parte dell'autore di Ventimiglia ci offre uno spaccato della coscienza, immersa in un disegno trascendentale, quasi kantiano, in un mix ampio e convincente di pittura a soggetto, che a tratti può sembrare far rivivere in toto la Musa metafisica, ma che in realtà la rivisita e la la rilancia, abbandonando certe atmosfere fredde e distaccate che sprigionavano dalla prima Metafisica del Novecento. L'arte di VULA rompe il limite del finito e riflette l'angoscia di Pascal davanti al silenzio eterno degli spazi infiniti. L'uomo divenuto faustiano e che, come abbiamo visto in ltre occasioni, trova spesso in VULA motivi di rappresentazione (nel momento neofuturista), cerca in effetti l'infinito irraggiungibile, secondo le scansioni di un viaggio senza fine nel mondo e nell'altro mondo o meglio negli altri mondi. Come cantava Lope de Vega, VULA, ci prospetta l'andare e fermarsi, e fermandosi, ripartire. Gli archetipi facilmente leggibili dell'arte neo-metafisica sono ormai colti dall'osservatore attento del progetto vuliano. La committenza è non di rado tra il neo-patafisico e il neo-futurista, come più volte precisato, ma l'arte di Vula, il suo indescrivibile e complesso mondo, ma non per questo non meno semplice, tende ormai con evidenza a valorizzare il terreno e il sensibile, il tangibile e l'inconoscibile cosmico e remoto. Il tutto ci viene offerto con i sensualissimi attributi dell'arte di questo autore prorompente, che si esprime volutamente con la "deformazione" della realtà per finalità emotive e persuasive: si notano in VULA teatralità esuberanti, effetti stupefacenti di luce e di prospettiva, esasperazione dei chiaroscuri, incompiutezza ricercata con uno speciale orgasmo erotico-estetico rarefatto e ostentato al tempo stesso, ma anche allusioni, forme aperte e indefinite. Anche la pittura è teatro, come nella vita, ci insegna VULA con la sua eterogenesi dei fini, con le sue creazioni deliberatamente informi ed anomale, con le sue tormentate e sensoriali irruzioni nella modernità, attraverso il recupero ormai netto e consapevole della "vis" metafisica.
Casalino Pierluigi, 13.07.2013
Casalino Pierluigi, 13.07.2013
Nessun commento:
Posta un commento