martedì 16 luglio 2013

La conquista del potere ovvero dall'occupazione delle parti a quella del tutto.

La progressiva conquista delle sovrastrutture, delle istituzioni minori e di quelle intermedie fino alla totale conquista del centro. Un parte dunque che prevale sul tutto. Questo il senso del bel libro Gambino edito da Laterza nel 1975/1976 "Storia del PCI" che descrive momento dopo l'altro le tappe di avvicinamento , al potere attraverso il consociativismo compromissorio (il compromesso storico di Berlinguer) e l'avanzata continua verso l'egemonia nel Paese: creare senso comune ideologico e poi stringere alleanze finalizzate allo scopo finale, che parve concretizzarsi con la stagione elettorale del 1975-1976. Il disegno gramsciano di raggiungere con passi successivi il potere non fu nient'altro che la politica delle larghe intese di leniniana memoria. Quando il pendolo della storia sembrò volgere verso quella meta apparve in tutta la sua contraddizione la dialettica del materialismo storico di tesi, antitesi e sintesi di radice hegeliana: avanzare sempre e respingere come controrivoluzionarie le esperienze diverse o contrarie. Poco più di un decennio più tardi il 1989 segnò la svolta, l'inversione ineluttabile della tendenza, l'epilogo del sogno di avanzare sempre senza indietreggiare: in altri termini la rivincita della teoria dei corsi e dei ricorsi di Giambattista Vico.
Casalino Pierluigi, 16.07.2013

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