mercoledì 17 luglio 2013

Alcune considerazioni su potere e dissidenza in URSS e nella Russia postsovietica e sul loro recepimento in Occidente

Come si è detto il ritorno del mito di Stalin nella Russia di Putin, congiuntamente a quello del ruolo della dissidenza, nel quadro di una fenomenologia russa ricorrente, rappresentano una costante nella storia della Russia. Le attuali vicende politiche russe, che vedono il potere e il dissenso dividersi la scena, forse in un bizzarro gioco delle parti, secondo quella logica del teatro di cui tanto mi parlava mio padre Michele Casalino, il protagonista del mio IL TEMPO E LA MEMORIA (Casalino Pierluigi, Ennepilibri, Imperia, 2006). E non tanto per cattiva intenzione o per indolenza umana, quanto piuttosto per ferma economia di coscienza che mediante la selezione e l'oblio si formano modelli semplificati di orientamento, stereotipi che si sono andati affermando sempre più, seppure in contrasto crescente con la realtà, come mezzi di spiegazione, come moneta spicciola dei pregiudizi, non da ultimo la politica. Al pari del concetto di fascismo, anche lo stalinismo si è trasformato in Russia in una parola d'ordine, in uno status-symbol quasi inutilizzabile in una formula sintetica indeterminata, quanto in una moda o in una concezione della Russia. La sua capacità di presa sull'immaginazione è ormai sopravvissuta al dittatore georgiano attraverso un lunghissimo periodo di trasformazioni, che ha travalicato l'esperienza stessa del comunismo sovietico, in un epoca di grandi mutamenti planetari. Con l'impiego attualizzante del segnale emozionale che è il termine stalinismo, nella maggior parte dei casi non si sostiene che con questa caratterizzazione sia possibile cogliere ancora oggi, o già di nuovo, la realtà complessiva, prima dell'URSS e poi della Russia non più sovietica, eppure spesso si sottintende che taluni elementi essenziali del sistema di potere staliniano sopravvivono ancora sul piano istituzionale e personale. Dopo la defenestrazione di Kruscev, si aprì in Russia una fase di neo-stalinismo limitato o (anche detto) senza lacrime, quella di Leonid Breznev. Con il crollo della Russia sovietica i tratti staliniani sono convissuti con il cambiamento e sono soprattutto sopravvissuti alle diverse stagioni della nuova Russia, fino a riemergere anche solo come rappresentazione del costume russo e della nostalgia del ruolo della Russia imperiale.
Casalino Pierluigi, 17.07.2013

Nessun commento:

Posta un commento