martedì 25 giugno 2013

Più per amore dello Stato che dell'anima

Se sia scrutare nel profondo della coscienza di Niccolò Machiavelli, si coglie l'ansia civile del Segretario Fiorentino, si legge tutto il suo amore per la cosa pubblica, un'amore che è una religione, la sua vera religione. Machiavelli riecheggia in questo suo vedere il mondo l'antico politologo indù Kautilya, il realismo e la cui determinazione fungono da base per l'Arthasastra. Si avverte nelle vere passioni segrete di Machaivelli tutta la  sua dedizione alla politica, alla politica, aldilà delle sue stagioni e dei suoi principi: è la sua fedeltà al Principe e la sua volontà di consigliarlo e di guidarne le intuizioni, anzi di formarle e di orientarle. L'antica voce di Machiavelli è più moderna di quanto non sembri, anzi è l'autentico messaggio moderno e pertanto di straordinaria attualità della politica e delle sue forme, del suo divenire, della sua fisiologia e anche della sua patologia. Riprendendo la lezione di Tucidide, Machiavelli, liberato dai ricorrenti e spesso interessati esegeti, viene oggi restituito dagli studiosi all'originale sua impostazione, alla sua prima e naturale visone della realtà. L'intreccio della sua vita con gli eventi del suo tempo resta fondamentale per comprenderne l'insegnamento. L'esperienza del presente e lo studio del passato La modernità di Machiavelli consente di recuperare il significato della su opera, con tutta la sua forza, con tutta la sua suggestione, con tutta la sua profezia del potere. E' la Fortuna (la Tuche dei Greci che ritorna) che crea e che disfa i Principi, le Repubbliche e le collettività civili e sociali è al centro del pensiero machiavellico Machiavelli non credeva nella visione provvidenziale, ma si soffermava ad analizzare il moto perpetuo della vita, dei popoli e dei loro governanti. Il tutto in un'inestricabile destino, in cui il bene non è mai slegato dal male.
Pierluigi Casalino, 25.06.2013

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