Fu dunque l'URSS una forma di restaurazione asiatica? Sicuramente si trattò di una nuova variante dello spirito russo in salsa marxista, che non condusse comunque ad una società socialista nel senso auspicato dai rivoluzionari. La Russia sovietica, fin dalla sua fondazione, del resto, non ebbe mai quella spinta propulsiva rivoluzionaria, né quell'assetto socialista vagheggiato da Marx e dallo stesso Lenin anteriormente al 1917. Lo stesso Lenin, alla fine della sua vita, si rese conto che sopravvivevano in Russia tratti di autocrazia e che il Paese era chiaramente sulla via di una restaurazione asiatica. Il pessimismo di Lenin si basava sulla sua straordinaria intuizione politica e sulla sua intelligenza di pensiero: la sua constatazione era la logica cona conseguenza del fatto che egli sapeva che Marx aveva insistito sulla necessità del controllo democratico di base sullo stato proto-socialista, quale risultava dall'esempio della Comune di Parigi. Bucharin e i suoi amici di sinistra avevano lanciato l'allarme circa l'involversi della situazione e il riproporsi in chiave neo-zarista della vecchia Russia burocratica. Quella prospettiva che Lenin denunciò nel 1921 e che stava ineluttabilmente spingendo la Russia verso la restaurazione asiatica. Tuttavia Lenin aveva già avvertito che il carattere della restaurazione era già presente nel movimento rivoluzionario, quasi inconsciamente. Tant'è che non avvenne neppure una vera e propria restaurazione asiatica nel senso autentico del termine, perché in Russia non ci fu mai socialismo, a conti fatti. Lenin, nel 1921, arrivò anche a dire che il proletariato era scomparso. Riecheggiava nelle parole di Lenin il fantasma del dispotismo orientale che in Russia era intimamente connaturato al rapporto tra potere e individuo. Tuttavia sbagliava anche Lenin nel sottovalutare la mentalità economica del nuovo apparato. Questi uomini non si accontentavano di governare contadini e operai. essi conoscevano perfettamente il potenziale dell'industria moderna, che pur non aveva progredito più di tanto dopo la Rivoluzione rispetto al periodo dell'antico regime. Tale classe non era priva di carattere manageriale e divenne presto egemone nella Russia sovietica, al punto da essere poi chiamata "capitalismo di stato". Da tale situazione si andrà formando l'apparato militar-industriale sovietico e con esso la condizione, che, anche all'indomani del crollo del sistema sovietico, sarà centrale e dominante nella nuova società russa post-sovietica che sta nostri occhi. La visione autocratico-nazionalistico-imperialistica staliniana e anche dei suoi epigoni fece dell'URSS una potenza mondiale grande russa. Mao, in Cina, non tradì mai i principi del socialismo, perché in realtà per lui tali principi, sempre a conti fatti, non avevano alcun significato. E come la Cina ha dimostrato di rifarsi alle sue ancestrali origini culturali anche in politica, ma anche in economia, così la Russia, la nuova Russia "democratica" non sembra ancora aver dimenticato a pieno le sue radici di stato semi-asiatico e la sua natura messianica e imperiale negli affari mondiali.
Pierluigi Casalino, 26.06.2013
Pierluigi Casalino, 26.06.2013
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