Casalino Pierluigi
sabato 27 marzo 2021
Dante e l'escatologica musulmana.
"La escatologica musulmana en la Divina Comedia" di Don Miguel Asin Palacios, pubblicato nel 1919, è il libro che ha dato fuoco alle polveri della polemica sulle possibili influenze del pensiero arabo-islamico su Dante Alighieri e sui suoi contemporanei. Il suo autore, sacerdote cattolico ed arabista spagnolo, paragona sistematicamente la visione dell'aldilà di Dante con altri immaginari ultramondani descritti in opere letterarie, mistiche e religiose arabe. L'ascensione ultraterrena di Dante e Beatrice, attraverso le sfere del Paradiso, e quella di Maometto da Gerusalemme al trono di Dio, preceduta anch'essa da un viaggio notturno lungo le dimore infernali, si rivelano sorprendentemente affini; l'architettura stessa dell'oltretomba dantesco troverebbe, secondo Asin Palacios, un illustre precedente nella tradizione musulmana. Pur suonando quasi sacrilega, la tesi dell'orientalista spagnolo, ha trovato crescente consenso tra gli studiosi. Le considerazioni formulate da Enzo Cerulli e, soprattutto, da Maria Corti e infine anche da Luciano Gargan, per citare solo i dantisti italiani, hanno finito per abbattere il muro di scetticismo, inserendo la questione nell'ampio dibattito che coinvolge la storia delle relazioni tra l'Europa cristiana e l'Islam nel Medioevo e nei secoli successivi. Brunetto Latini, maestro di Dante ed esule in terra spagnola, fu quasi certamente da tramite da quello che si chiama il Liber Scalae e la Divina Commedia nel contesto di un intreccio di scambi culturali e morali tra l'Islam e l'Occidente latino. Un tema dunque che va ulteriormente approfondito nel contesto delle cosiddette fonti orientali di Dante. Un Dante che poggia sicuramente e graniticamente dell'eredità giudaicocristiana e greco romana.
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