domenica 1 settembre 2013

I perché di VULA, artista sui generis e di vocazione neometafisica.

Ogni cosa forse non deve essere presa alla lettera, ma seguita la grande lezione di Ibn Rushd (Averroè), che ci fa capire che al massimo di debba seguire l'aristotelico scire per causas, in altri tremi, a conti fatti, un certo esercizio matematico (e così che VULA si esprime anche nelle sue manifestazioni orali, nelle sue recitazioni poeticoespressive in video, ad esempio). Un calcolo, impercettibile, quello di VULA, soprattutto attraverso le sue tele, volto anche a predire le posizioni planetarie se si usa un linguaggio oroscopico. Aristotele, per dirla con Ibn Rushd (Averroé) crede - e a ragione - che per spiegare il mondo siano più efficaci le cause finali, e, se qualcosa si muove, serve un obiettivo al suo movimento. In questo contesto si registra e si concepisce il moto neometafisico di VULA. Claudio Ughetti,m detto VULA, dunque si chiede a che cosa servano le prefazioni o le introduzione ad un  qualcosa che si deve o ci si accinge a conoscere. Nelle scuole anglosassoni dove minor impatto hanno avuto le teorie hegeliane, marxiane o crociane (come da noi) la lettura di un'opera di Shakespeare viene effettuata chiedendosi come sia utile a noi oggi questa stessa lettura. La neometafisica dell'arte nuova di VULA non a caso ripete questo atteggiamento. E lui si ritrova metafisico con senso pratico e non con teoriche introduzioni sul perché della sua scelta creativa. Magari le prefazioni vogliono convincerci che tutto va bene, senza dirci realmente perché: VULA sembra farci capire che nulla insegna nulla, ma tende ad intermediare tra sé e l'altro da sé, senza intermediari ad hoc. Abbiamo più da imparare se saltiamo a piè pari e ci affidiamo al potere sottile e persuasivo della parola (in cui VULA è maestro) e dell'immagine.....
Casalino Pierluigi, 1.09.2013

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