domenica 27 settembre 2020

Dante Alighieri e altro da Blog 2020

L’EREDITA’ DI      L’EREDITA’ DI DANTE ALIGHIERI

Nel corso delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità dell’Italia, non mancano i richiami all’eredità culturale e morale di Dante Alighieri, che di questo Paese è considerato a giusta ragione il nume tutelare. L’idea di Italia di Dante non è certo assimilabile a quella risorgimentale, ma l’amore che egli nutriva per le nostre genti e il loro comune destino, e di cui si sentiva parte, pervade profondamente le sue opere. Non a caso per Dante l’Italia era la provincia prediletta dell’Impero. La finale esaltazione da parte del Sommo Poeta, del suo compito nella storia segnava, in ogni caso, il culmine di una vita intera d’esplorazione, oltre che di intensa passione, individualistica e consapevole, dell’arte e del pensiero. Che importanza generale ha la sua opera? Possiamo attribuirle due valori di diverso genere: da un lato l’originalità delle sue creazioni; dall’altro, la capacità di dare espressione alla mentalità e allo spirito del suo tempo. Come teorico, la costruzione più originale di Dante fu il concetto politico della Monarchia, una possente e nuova difesa della validità indipendente dello Stato secolare. A lungo andare, ebbe relativamente poca influenza, perché il potere imperiale diventò insignificante in Italia, una generazione dopo la morte del poeta. per diversi altri motivi, le altre sue opere restarono capolavori inimitabili, e la Commedia poi, era troppo personale, troppo schiacciante di vastità e di successo, per essere il principio di un nuovo genere letterario. In un certo senso Dante fu un genio isolato dalla sua stessa originalità: non fu il fondatore di una scuola, se non come maestro di composizione poetica – troppo poco, però, per il suo valore. D’altronde, dante è una figura essenziale della civiltà a causa della particolare genialità e intuizione con cui espresse certe tendenze fondamentali della mentalità europea. La visione di un universo gerarchico, contenente materia e spirito, che in una forma o nell’altra, Dante maturò (e che gli uomini del Medioevo condividevano), non fu mai espressa in termini più suggestivi e attraverso la personale versione neoplatonica del Paradiso dantesco, secondo la prevalente ispirazione derivante dalla filosofia di Avicenna (Ibn Sina^). Al contrario, la Monarchia, sebbene condannata per la sua connessione con l’Impero, rappresentò la prima enunciazione teorica dell’autosufficienza della società laica. Dato poi il loro sfondo autobiografico e locale, le opere di dante sono anche fortemente improntate a caratteristiche tratte dal mondo del comune italiano, così diverso dall’ambiente che aveva formato la filosofia Scolastica, e dante, in realtà, scrisse con un vivo senso dell’individualità realistica d’ogni personaggio, e per un pubblico italiano e laico, ispirandosi all’intenso sentimento religioso di gruppi locali, e nella mitologia dell’antichità. Egli fu il massimo esponente letterario della concezione teologica Scolastica, e, al tempo steso, il primo grande scrittore dell’Italia rinascimentale. A dispetto della sua eccentricità e del suo estro soggettivistico, egli presenta quindi con la sua immaginazione un quadro di incomparabile ampiezza dello spirito europeo in formazione.

Casalino Pierluigi

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