domenica 27 settembre 2020

Dante e la Liguria


Se il nome Liguria non viene mai espressamente citato da Dante,  i liguri, la loro lingua (nel de Volgari eloquentia" il genovese viene associato alle lingue -o ai dialetti- della stessa famiglia parlate oltre Genova) , i loro luoghi e i loro costumi trovano uno spazio di rilievo nelle opere del Sommo Poeta. "Intra Siestri e Chieveri s'adima una fiumana bella, e del suo nome lo titol del mio sangue fa sua cima".Il riferimento alla Liguria più discusso tra tutti quelli presenti nella Divina Commedia è sicuramente questo presente al XIX canto del Purgatorio, dove papa Adriano V ricorda la sua appartenenza al casato Fieschi di Lavagna. Il torrente Lavagna, da cui i Fieschi presero il loro titolo, è infatti la "fiumana bella" cantata da Dante. Il "Ponte di Dante" prende il nome proprio da questa circostanza letteraria e, nonostante oggi sia nascosto e assidiato dalle sterpaglie, è ancora in piedi, sotto al più moderno ponte in cemento ma comunque visibile, con l'arco in pietra e mattoni e la suggestiva intercapedine tra le roccie dalla quale il fiume sgorga formando un placido laghetto prima di proseguire il percorso. Gli altri cenni di Dante alla Liguria e ai liguri non sono di questo livello, ma contengono parimenti aspetti tutt'altro che trascurabili e sono identificati in altre zone della regione, soprattutto in quel Ponente che in Dante diventa fondamentale per il suo determinare i confini fisici e storici non solo liguri, ma anche del Bel Paese nel suo complesso. Dante, infatti, si esprime con tratti brevi, ma estremamente significativi a proposito dei limiti occidentali della Liguria, limiti che oggi si ritrovano in Francia per infelici, se pur sofferte, scelte politiche assunte in un passato tuttora oggetto di controverse considerazioni storiche. Su tali aspetti mi sono soffermato in precedenti occasioni che ricordano anche i riferimenti danteschi alla Turbia e ad altre aree del Ponente ligure sia nell'ambito della Commedia che in altre opere. Di particolare suggestione furono, nel corso delle celebrazioni della nascita e della morte di Dante, durante il secolo scorso, le ricerche e i dibattiti dedicati a "Dante e la Liguria": argomenti assai interessanti quali "Dante e il dialetto ligure", "Dante e Genova" e "Dante e i luoghi liguri". Studiosi celebri come Parodi, Ferretto, Treves ed altri furono appassionati autori di interventi memorabili che furono pubblicati dal Giornale storico della letteratura italiana: tutti dedicati a Dante e la Liguria. Nei mesi scorsi tuttavia, nel pieno imperversare della prova del Covid 19, la stupenda descrizione del Bel Paese, attraverso gli itinerari danteschi, è stata ripresa attraverso il fortunato libro di Giulio Ferroni dal titolo "L'Italia di Dante", che ripropone anche il racconto vivo di Dante della terra ligure e delle sue meraviglie. Un Dante che merita davvero l'appellativo di "inventore dell'Italia". Non soltanto dunque Genova e il Levante, parlando di Liguria, ma, pur, con rinnovato splendore, Ferroni fa scorrere davanti a noi pure questo nostro focolare ligure (oltre al resto d'Italia) con le sue perle che nel tempo hanno affascinato spiriti di ogni genere, dai più umili ai più titolati: tutti attratti dalle sirene di un'angolo di mondo unico nel suo genere. Si tratta di argomenti molto noti, ovviamente. La novità sta tutta, peraltro, nel rivivere questi scenari liguri, rivisitandone le radici più profonde nel segno di Dante. Dante non aveva, è  vero, un buon carattere e celebre è l'invettiva lanciata contro i Genovesi, ma apprezza con evidente manifestazione del suo stupore le bellezze liguri. E ciò nonostante alcune criticità della nostra terra che lo disturbano come spesso si ricorda da parte dei dantisti: dal Malpasso di Noli con la sua pericolosa scogliera  alla avventurosa strada che raggiunge e supera la Turbia in direzione Francia, Dante sperimenta il non facile percorso terrestre in Riviera: il tutto come immagine della ritrovata dimensione spirituale dopo la smarrita condizione della "selva oscura". E la Liguria, in qualche modo, recupera e rappresenta quell'tinetario così caro agli intellettuali medievali (non solo a Dante) che è noto come "la felicità mentale". Un concetto ereditato nell'Europa latina dal pensiero arabo. E come altre regioni italiane la Liguria ha interpretato un ruolo di scambio culturale tra le due rive del Mediterraneo. Il ligure, in particolare, forse in misura più estesa dello stesso italiano, fu a lungo lingua franca di quello che i Romani chiamavano il Mare Nostrum. Le fortune liguri sul mare hanno scritto, infatti, alcune tra le pagine migliori della storia del Nostro Paese. Il nome di Ventimiglia, di Sanremo, di Laigueglia, di Alassio, di Noli, non solo quindi di Genova, erano di casa, fin dal Medio Evo, dall'Atlantico al Nord Africa, a Cipro, al Medio Oriente, al Mar Nero, e addirittura al Sud Africa e alle Americhe ad ondate diverse. Auguriamoci che le celebrazioni di un grande italiano come Dante rinnovi gli studi danteschi e le relative manifestazioni pubbliche in Liguria. Un segno, dunque, non marginale della volontà di ripresa nell'attuale persistente atmosfera dolente della pandemia.
Casalino Pierluigi 

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