Profonda è l'emozione di Ibn Battuta, il grande viaggiatore arabo del XIV secolo, al suo ritorno a Tangeri, sua città natale, al punto di esclamare: "in questo mio Paese posso finalmente indossare i miei amuleti...." (E se c'è una terra che ancora ama la magia e l'esoterismo è proprio quel Marocco che del grande viaggiatore fu la patria). Un verso già uscito dalla penna del poeta persiano ayn al-Qudat, morto nel 1131, 525 dell'Egira, nel momento in cui, sentendosi vicino alla fine, dispera ormai di rivedere la sua patria. Un carattere comune della pratica e soprattutto della carica affettiva legata a tali piccoli oggetti a cui affidare desideri e speranze, invocandone la continua protezione contro ogni sorta di male o maleficio. Le iscrizioni degli amuleti (dall'arabo hamilat, "quella che porta") riportano sovente passi coranici, trascritti da uomini di religione. Ciò significa che il Corano, per radicali caratteristiche, è parola diretta di Dio onnipotente. Persino l'utilizzare lo stesso libro del Corano vale a preservare dal male e dalle influenze maligne e negative. le parole scritte sugli amuleti risentono della forza dei versi, anzi delle sure, del Libro Sacro. aldilà, però, della benedizione che l'oggetto assicura, prevale la forma di mediazione e di intercessione rappresentato da un "mago o da uno sciamano. Ci sono tipologie di magia "simpatica", per suscitare sentimenti al fine di favorire l'amore tra sposi, gravidanze, per impetrare ricchezza da Dio. Sempre nel timor di Dio. Si affermano rituali magici e spirituali codificati in un testo noto come "Chams al ma'arif al-kubra" ("Il sole delle più alte conoscenze"), che diventa un modello arabo-islamico accettabile. Ancora ai giorni nostri costituisce un documento assai consultato: un vero best-seller. Esiste accanto a queste pratiche benigne anche un altro filone magico, pervaso di stregoneria (sihr). Una realtà, peraltro, non considerata in assoluto contrasto con gli insegnamenti del Corano, che, invece, la collega al diavolo. Il ricorso alla magia può essere buono, mentre l'abuso, come sottolineano persino Ibn Khaldùn e lo stesso al-Ghazali, oltre a recare danni alla psiche e al corpo, oltre che alla casa e alla famiglia, si configura come un devastante asservimento alla magia nera, figlia del demonio. Il confine tra l'uso dei talismani e l'eccesso delle procedure magiche finisce, tuttavia, per essere sottile, troppo sottile, nella coscienza popolare, che si lascia trasportare generosamente verso queste forme esoteriche. L'opera "Risala" dello studioso malikita Ibn Abi zayd, morto nel 996, 386 dell'egira, pur ponendo un limite severo alle pratiche magiche nello spirito e nel rispetto dell'Islam, per evitare rischi al fedele e a chi disinvoltamente vi si dedica, in u certo senso finisce per legittimare la stregoneria. continuano a diffidare della magia, comunque, anche gli ulemna riformisti, tra i quali il celebre Ibn Taymiyya, studioso della perfezione morale. Lo stato della questione cambia nel mondo musulmano con la connessione tra conoscenze teoriche e pratiche di trasformazione del mondo, oltre che con il contatto con culture diverse. Gerbert d'Aurillac, il più grande intellettuale cristiano del X secolo, entra in relazione con la Spagna islamica e importa da quella società le arti magiche. Arti che vengono viste con con interesse, essendo supportate da modelli filosofici di ampio respiro, come quelli arabi, a differenza della magia di origine classica, Gerbert d'Aurillac, divenuto poi Papa Silvestro II, viene addirittura sospettato di eresia per tali inclinazioni verso la cultura araba. Il suo ritenere ammissibile la magia, desta infatti qualche dubbio circa la sua ortodossia di fede. Si pensa ancora oggi, tra l'altro, che nelle sue vene scorresse sangue arabo. E la circostanza non pare peregrina. Secondo testimonianze autorevoli, si fa di lui un rampollo di una grande famiglia andalusa. Ancora in fasce fu fatto sfuggire alle vendette dei nemici politici, fino a porlo in salvo sui gradini di un convento cristiano di Narbonne, nella Provenza. da dove iniziò la sua carriera di ecclesiastico illuminato ed eclettico. L'ambiguità tra razionale e irrazionale destano la curiosità del religioso, che, grazie ad una straordinaria apertura intellettuale, recepisce l'arabismo, non solo magico, e lo trasfigura nella visone salvifica cattolica. Una figura, quella di Papa Silvestro II, che esercita un ruolo unico ed originale, coniugando il lascito della Spagna musulmana con la nascente civiltà dell'europa moderna.
Casalino Pierluigi, 7.02,2015
Casalino Pierluigi, 7.02,2015
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