sabato 3 gennaio 2015

IL SENSO DI DANTE

Nella figura di Dante c'è tutta la crisi degli istituti e delle forme della civiltà medievale. Nella sua opera e in particolare nella Divina Commedia, si manifesta, invece, il tentativo estremo di superare questa crisi. Il fine è di restaurare l'ordine antico, recuperando l'equilibrio ormai spezzato. Anche se ai giorni nostri la visione politica di Dante appare un'utopia, è necessario comprenderla, riferendola al periodo in cui visse il Sommo Poeta. Un contesto che ben spiega la genesi e lo sviluppo della stessa Commedia. L'origine del pensiero politico di Dante trova dunque la sua ragion d'essere nel medesimo quadro storico. Nel primo Dante, e cioè nel Convivio e nella Monarchia, viene sottolineata l'esigenza dell'Impero, non nascondendone i limiti. Da Romolo ad Augusto, secondo la concezione dantesca, l'ascesa di Roma fu voluta da Dio e pertanto l'autorità conferita all'Imperatore tende a raggiungere i beni temporali, in vista di quelli spirituale. Dante giustifica l'Impero, nella prospettiva salvifica. L'autorità universale del Monarca riceve, come la luna, per mezzo della grazia, che consente di operare con onestà e giustizia, Dante, con intuizione moderna, tuttavia, ritiene che la Chiesa non preceda l'Impero, perché per i due fini assegnati da Dio all'uomo sulla terra sono necessarie due distinte guide. Il Papa per governare le coscienze e orientarle verso l'eterna beatitudine, e l'Imperatore per conseguire la felicità e il benessere materiali. Solo più tardi Dante ammetterà una certa subordinazione del temporale allo spirituale. Con il passare degli anni il disegno politico di Dante subirà qualche mutamento. Nella Divina Commedia, rispetto alle opere precedenti, viene data maggiore importanza al rinnovamento della Chiesa non solo per fini ultraterreni, ma anche politici. L'interpretazione provvidenziale di una Roma scelta "ab aeterno" da Dio per la sua missione universale, finisce per echeggiare la concezione virgiliana. La riaffermazione delle virtù del popolo romano, anticipazione di quelle cristiane, riconducono nell'idea dantesca la storia della Città Eterna nel solco della Rivelazione. La Divina Commedia è certamente un'opera biografica e politica del tempo stesso.Lo sforzo di Dante anche lo scopo di dare alla poesia consistenza e concretezza. Nemmeno il Poeta è riuscito a volare oltre i limiti della sua stessa immaginazione. Nemmeno aldilà dell'esperienza del suo Paradiso. La ricerca delle finalità divine, infatti, non impedisce all'Autore di formulare un modello estetico che va oltre il suo tempo. Il concetto di viaggio sta dunque a metà tra arte ed ascesi. L'itinerario progressivo verso l'imperscrutabile disegno termine di Dio è segnato dalla luce che da senso alla vita. Quella stessa luce che alimenta l'ansia della conoscenza e che caratterizza opere e giorni dell'uomo. Né "Il potere e chi lo detiene", Rocco D'Ambrosio (da me commentato sul web), sottolinea e approfondisce il rapporto tra il potere, come organizzazione del percorso della comunità del'uomo, e le insopprimibili e contraddittorie  ragioni che ne sono all'origine. Nello smarrire tali ragioni o nel ritrovarle sta il segreto della millenaria vicenda della Storia.
Casalino Pierluigi, 3.01.2014

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