lunedì 26 gennaio 2015

IL SEGRETO DEL VIAGGIO

Ogni cosa ricorda emozioni e memoria. Il viaggio è uno stato d'animo che si forma mentre attraversiamo l'universo che ci circonda e che vive anche dentro di noi. E' l'esperienza maturata nell'itinerario dell'esistenza. Un sottile confine separa l'esterno e l'interno, il reale e l'immaginario o l'immaginato. La regione sconosciuta cede a quella sconosciuta, ma il tratto che unisce le due aree della conoscenza è breve, invisibile, misterioso, inquietante. Si viene traghettati da una dimensione all'altra, forse un ritorno al passato, non di rado al futuro. Ci sono momenti in cui pensiamo veramente di venire da lontano, dal dopo, perché il dopo è il fine a cui tendiamo, la perfezione e l'insieme integrale che rappresenta la nostra dignità e identità. Pensiero e movimento si rincorrono e si intrecciano. Il viaggio è una condizione di perenne provvisorietà nella prospettiva del ritorno all'origine, inizio e fine del tempo e dello spazio. Un'anfora segreta e senza limiti raccoglie il tutto, la totalità dei mondi. Tra sensibilità e intuizione, tra fantasia e sensazioni, il percorso della nostra vita si snoda per un sentiero accidentato e irregolare. Il viaggio è la vita, il significato del viaggio è il suo scopo invisibile, la meta verso cui si tende, il passaggio verso il completamento e il recupero di sé. Smarrirsi e poi ritrovarsi: ecco l'esperienza della vita, che richiama il viaggio. Concetto nato dall'intuizione dantesca, ma che si rinviene anche in altre esperienze spirituali e letterarie, un anticipo della descrizione della geografia del viaggio contestuale all'analisi interiore del tragitto dell'esistenza umana. Ibn Battuta è campione di questo parallelo cammino nei due regni non necessariamente separati dell'io e del suo esterno. I ricordi dei nostri viaggi ci accompagnano nel più lungo viaggio della vita e i diversi viaggi raffigurano già la via dell'uomo. Il viaggiatore di Tangeri unisce nella sua singolare esperienza viaggio e viaggi. Egli vive l'ansia insopprimibile di un destino senza fine: la ricerca di sé nei sentieri della vita. Da sempre si viaggia: nascere è cominciare un viaggio, morire è concludere per ricominciare, anzi per cominciare il vero viaggio nelle regioni misteriose dell'altro da sé, oltre il sipario del tempo: si allarga l'orizzonte visibile aldilà del misurabile e del tangibile. Si viaggia nel cosmo mentre si viaggia in sé stessi. Si viaggia in una stanza, come si viaggia lontano da essa, si viaggia nel presente, come nel tempo a venire. Viaggiare è sognare, sognare è viaggiare, secondo la visione ideale di Luciano di Samosata o di Pedro Calderon de la Braca, e sognare è vivere, soprattutto vivere. Per ritrovare sé stessi non basta, tuttavia, un viaggio, ma senza un viaggio non si coglie e non si comprende il senso del vivere, il significato ultimo dell'esistere. Scrivendo si riassapora l'atmosfera del passato, ci si inoltra nell'incognita del futuro: un modo per viaggiare nell'essenza dell'umanità. Chi scrive fa memoria di sé e delle cose vissute, traccia una linea che poi si incurva e chiude l'intero disegno dell'avventura umana, un sentiero che giunge al suo culmine, al suo capolinea. Vivere è scrivere, scrivere è anche vivere, lasciare tracce di vita è già scrivere, vivere è creare, creare è anche vivere e vivere è viaggiare. Il segreto dell'uomo è tutto in un viaggio, il suo difficile viaggio di avvicinamento all'eterno. Riparte di là un altro viaggio, però, ancor più incerto ed arcano.
Casalino Pierluigi, 26.01.2015

Nessun commento:

Posta un commento