Eterno archetipo di donna ferita nei sentimenti, il personaggio di Medea trova nell'arte immensa di Euripide la sua più elevata rappresentazione. Dopo di lui il genio teatrale continua a confrontarsi con il personaggio. Nessun altro autore, tuttavia, ne coglie così nel profondo il messaggio. Anche lo sforzo di mettere in l'opera di Euripide non corrisponde sempre allo spirito e alla grandezza del dramma. Difficile descrivere meglio del tragico greco la deriva della femminilità sconvolta, l'abisso in cui precipita il conflitto interiore tra l'istinto di vita e quello di morte. La sensibilità del più moderno dei tragediografi greci resta un insuperato modello di interpretazione del cuore, specialmente di quello femminile. Con lui la metamorfosi dell'eros nella catastrofe omicida di Medea esce dal mito. Raggiunge una dimensione cosmica, evocando il demone segreto e terribile della vendetta che assume un carattere autenticamente politico. Il percorso esistenziale dell'antica regina delle Amazzoni si esprime attraverso l'analisi articolata dell'animo delle ansie e dei desideri. Euripide si immerge nell'inconscio e ne descrive il senso. Eschilo e Sofocle risentono ancora della cultura tradizionale, mentre Euripide già ricerca e coglie da maestro le ragioni invisibili ed assolute dei comportamenti umani in senso lato. Il destino non obbedisce, dunque, alla cieca regia degli dei, ma rientra nell'oscura lotta che si svolge nelle coscienze e nelle pieghe della Storia. Questa è la lezione di Euripide. Una riflessione attuale sui perché del bene e e del male.
Casalino Pierluigi, 4.01.2015
Casalino Pierluigi, 4.01.2015
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