giovedì 19 settembre 2013

L'Italia c'è, ma non c'è dice Giuseppe.

L'altalena di buone notizie (ma meglio dire di discrete o quasi) con cattive notizie, dice Giuseppe, fa pensare che l'Italia finalmente ci sia, anche se poi non c'è. Il grillo parlante d'Italia lo sottolinea con forza che la commedia della Seconda Repubblica deve ben finire, aldilà delle maldestre decisioni di un'Europa finta e cinica, perché se non ci sarà un serio esame di coscienza, se non rifiorirà uno spirito di pacificazione nazionale, come in un certo qual modo si ebbe nel dopoguerra, e un sereno e sincero impegno nell'interesse del Bel Paese, la cosiddetta ripresina, la vendita (e questa è si è una pia buona intenzione e quindi una notizia positiva) di immobili pubblici, le nuove norme a favore del credito delle pmi e le prospettive, se pur non facili, di una compiuta e concreta spending review che incida a Dio piacendo sulle aree di privilegio come le pensioni d'oro (a proposito Giuseppe ricorda al Dottor Sottile, fresco di nomina di giudice costituzionale, che le difese corporative dei ricchi burocrati e dintorni si annida nell'incartapecorito consesso della Consulta e nelle altre pieghe della suprema burocrazia: Amato svegliati, sembra dire all'ex delfino di Craxi, che lo abbandonò nel momento del bisogno, come tutti dicono ancora oggi.....ma qui Giuseppe non vuole troppo infierire di fronte comunque alla competenza di questo grand comis e uomo di Stato...) saranno spazzate via in breve tempo, con conseguenze irreparabili....Il debiti pubblico continua a crescere e Letta non può che constatare che tale deriva costituisce un incubo per chi governa un Paese condizionato anche dagli errori della governance europea e da un ridicolo sistema euro che penalizza senza grandi benefici chi ha un genio superiore ai bacchettoni guardiani dei bilanci.   Questo è Giuseppe. Relata refero.
Casalino Pierluigi, 19.09.2013

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