sabato 25 dicembre 2021

La sfida per la libertà. L'Occidente di fronte a Cina e Russia.


Se i progressi missilistici cinesi (e russi ovviamente) hanno accelerato la vigilanza degli Stati Uniti e degli alleati sul piano della difesa e del consolidamento della linea di contenimento del dispotismo orientale, dall'altro fa alzare il livello dell'attenzione con il possibile rischio di conflitti. La ricerca di affermare i diritti umani in chiave cinese e russa, l'espandersi delle iniziative culturali toralitarie e non certo in sintonia con i tradizionali valori democratici, ma anche e soprattutto le azioni di destabilizzazione della sicurezza dei Paesi occidentali, oltre che i tentativi di corrompere le élites locali nei diversi continenti ai fini strategici delle due potenze, rappresentano vere minacce alla nostra civiltà. Pretendere pari legittimità per i Paesi autoritari rispetto a quelli democratici costituisce già di per sé una strumentalizzazione delle relazioni internazionali, fondate non solo sugli equilibri di forza, ma anche sul riconoscimento di principi inalienabili e comuni alle persone ovunque. Russia a parte, la narrazione del Partito Comunista Cinese, diffusa a larghe mani e sicuramente da non confondere con la totalità del popolo cinese, mette a rischio la libertà di molti stati, a partire da Taiwan per arrivare a quelli africani, dove la leva dell'indebitamento serve a Pechino per introdurre in molte aree geopolitiche emergenti un nuovo e più insidioso colonialismo. Alla luce di tutto ciò e per tornare alla questione di Taiwan, il presidente americano Biden, in una rara continuità con il suo predecessore Trump, ha potenziato le difese asimmetriche dell'isola, confermando una presenza credibile degli USA nella regione.
Casalino Pierluigi 


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