La teoria della classe politica di Gaetano Mosca appare straordinariamente attuale ad 80 dalla morte del grande studioso. Nelle opere di Mosca ritroviamo, infatti, due definizioni-tipo di classe politica, dirigente e politica, spesso confuse e identificate nelle seguenti elaborazioni "classe speciale di persone che forma il governo", o "forze direttrici della società e quindi vere forze politiche". Il principio che accomuna entrambi i concetti, è quello che riconosce come unica realtà sociale, quella in cui una minoranza dominante governa la maggioranza; ma la soluzione per superare questa confusione, tra le due nozioni, è basata sulla distinzione di due livelli di generalizzazione: il primo più generale, in cui la classe politica e dirigente, sono tutt'uno, rappresentando le posizioni di potere e le forze sociali; quindi, una connotazione allargata della classe politica, in cui questa, è definita come l'insieme delle persone che esercitano la direzione politica, comprendendo la classe economicamente dominante, come i ceti abbienti, gli intellettuali, il clero, cioè tutte le capacità direttive del paese, a qualunque titolo costituite (religioso, sociale, politico).Il secondo, più specifico, si basa sulla distinzione dei rapporti tra potere nella società e nello stato. La teoria della classe politica, partendo dal presupposto che in qualunque sistema sociale è presente una minoranza dominante e una maggioranza dominata, giunge ad una "teoria del potere" utile per ricostruire i caratteri della formazione ed organizzazione dei gruppi politici dirigenti. L'importanza della classe politica, sta nel fatto che la sua costituzione, determina la politica e la civiltà dei diversi popoli.
Uno dei tratti fondamentali di una società, va ritrovato nella struttura della classe politica, cioè nella relazione tra i gruppi che detengono ed esercitano il potere, partendo dal postulato che la politica è sinonimo di lotta per la supremazia.In Mosca rintracciamo il rifiuto per l'utilizzo del termine élite, poiché il suo significato può condurre all'idea che coloro che sono al potere siano gli elementi migliori della popolazione. Le minoranze governanti sono formate in maniera che gli individui che le compongono: "si distinguono dalla massa dei governati per certe qualità, che danno loro una certa superiorità materiale ed intellettuale od anche morale…essi, in altre parole, devono avere qualche requisito, vero o apparente, che è fortemente apprezzato e molto si fa valere nella società nella quale vivono" oppure sono gli eredi di coloro che possedevano queste caratteristiche. Smentendo la teoria del principio ereditario nella classe politica, poiché se veramente essa appartenesse ad una razza superiore, non dovrebbe decadere o perdere il potere, come effettivamente accade, queste qualità sono costituite dal: coraggio personale, la lealtà, la capacità di lavoro, la volontà di innalzarsi, il senso di concretezza, l'energia nel comandare, ed altre ancora, che nell'insieme creano l'arte di governo.
"L'uomo di governo è colui che ha le qualità richieste per arrivare ai posti più elevati della gerarchia politica e per sapervi restare".All'uomo di governo, che Mosca definisce arrivista e trasformista, contrappone: "Uomo di stato è colui che per la vastità delle sue cognizioni e per la profondità delle sue vedute acquista una coscienza chiara e precisa dei bisogni della società in cui vive e che sa trovare la via migliore per condurla, con le minori scosse e le minori sofferenze possibili, alla meta alla quale dovrebbe o almeno potrebbe arrivare".Il male del governo parlamentare, è che in esso predomina la figura del politicante professionista, e manca quella dell'uomo di Stato. - fine.
Casalino Pierluigi
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