Il futuro, per quanto se ne possa dire, è insondabile. La scienza moderna riesce a prevedere i movimenti degli astri, i comportamentali delle particelle,le reazioni degli elementi chimici e pur con minore precisione le combinazioni delle cellule e l'evoluzione degli organismi viventi; riesce infine ad elaborare proiezioni economiche, sociali e politiche. Tuttavia rientrano nel nostro ancestrale immaginare due tipi di futuro: quello annunciato ab antiquo da profeti, sibille o estensori di apocalissi o da altri veggenti. C'è poi il futuro previsto dalla scienza a partire dal XVII secolo. Tra le diverse previsioni del futuro si distingue un concetto che fa proprio anche Dante, il quale sembra accennare in Purgatorio IX una sua particolare visione del futuro, mettendo in bocca a Oderisi da Gubbio il seguire a età barbariche età ben più civili e gloriose. Lo stesso Sommo Poeta ancora pare porsi la domanda che sarà della moderna fantascienza con la frase usata per immaginare noi posteri: coloro cioè- dice in Paradiso XVII, parlando dell'attentato Cacciaguida e inventando davvero il futuro: "questo (il suo) tempo chiameranno antico". Chi chiamerà, invece, il nostro tempo "antico"? Chi? Gli insetti, gli animali o qualche nuova creatura super umana?
Casalino Pierluigi
Nessun commento:
Posta un commento