Pierluigi Casalino.
lunedì 23 marzo 2020
L'Italia di Dante e l'Italia di Calamandrei: una riflessione al tempo del Coronavirus.
L'occasione, purtroppo infelice, determinata dai divieti dovuti all'imperversare del Coronavirus, ci ha mostrato una laguna di Venezia resa limpida e ripopolata da pesciolini guizzanti. Nel nostro tempo, dove la memoria è assonnata e l'oblio ci pervade, si rischia di smarrire quello straordinario collettivo ricordo del nostro passato che è il paesaggio e le altre bellezze del nostro Paese. Già Benedetto Croce, nel 1920, nel suo ruolo di ministro della Pubblica istruzione, deplorava le "ingiustificate devastazioni che si van consumando contro le caratteristiche più note e amate del nostro suolo", e chiedeva, per "alte ragioni morali e non meno importanti ragioni di pubblica economia", di tutelare il paesaggio. Esso, sosteneva, "altro non è che la rappresentazione materiale e visibile della Patria, con i suoi caratteri fisici particolari...con gli aspetti molteplici e vari del suo suolo, quali son pervenuti a noi attraverso la lenta successione dei secoli". Croce, dunque, può, a giusto titolo, essere citato fra i personaggi dell'Italia che descrisse Piero Calamandrei al termine della seconda guerra mondiale. E nel 1947, proprio Calamandrei, infatti, scriverà di fronte ad una Firenze che risorgeva dai disastri bellici:"questo è l'oro fraterno e consolatore, unica nostra ricchezza. Questo è il popolo di poveri che non ha carbone, che non ha petrolio, che non ha oro all'infuori di questo...Solo questo è veramente prezioso: espressione intelligente dello spirito, non sua negazione. In questa terra, sotto le macerie, sotto le macerie, sotto le zolle balconate, c'è il filone di questo oro, solo di questo. Basta saperlo scavare". Fin qui Piero Calamandrei. In un altrettanto significativo e recente tentativo di sapiente ricostruzione dell'eredità dantesca, Giulio Ferroni ne "L'Italia di Dante" ripercorre le vie e i paesaggi, gli scenari del Bel Paese, in altri termini, visti con gli occhi del Sommo Poeta. Un'Italia che ci viene incontro con l'attualità meravigliosa dei tempi della Commedia, certamente in stridente contrasto con la desolante descrizione del presente. L'opera che viene alla luce proprio sotto l'incalzare inquietante del Coronavirus, ci recupera quel senso di grandezza e di potente fascino che l'amata Patria continua ad esercitare ancora ai nostri giorni, soprattutto durante questa triste pagina della nostra storia. L'orgoglio nazionale mostrato di fronte all'idra del virus non può non ricordare al mondo quanto grande è il nostro patrimonio di civiltà e di intelligenza. E il debito che il resto del pianeta ha con noi.
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