Artemide (la Diana dei latini), figlia di Zeus e di Letona, era la dea della natura selvaggia e incontaminata e degli animali che la popolano. Era quindi la dea della caccia e della castità. Il suo aspetto era di divinità lunare e per tale ragione aveva una probabile origine orientale per le profonde e strette analogie con il pantheon femminile egizio, fenicio e mesopotamico. Spesso identificata, pertanto, con Selene ed Ecate, ebbe grande fortuna sul piano iconografico e cosmologico. Nelle vesti di Ecate ricordava l'egiziana Iside, così popolare anche durante l'antica Roma. Frequentemente scambiata con Persefone, dea degli inferi e degli abissi, era la divinità della magia e della stregoneria, degli spettri e delle ombre. Dea della notte e delle tenebre annunciava e simboleggiava la luna e le sue apparizione, evocandone i sortilegi e i chiarori nell'immensità dell'universo. Veniva prevalentemente rappresentata con una fiaccola in mano una muta di cani al seguito. All'alba della civiltà classica, per conseguenza, non designava altro che un aspetto della luna. Artemide, sorella di Apollo (o Febo, talvolta identificato con il Sole), secondo il mito classico, infatti, prendeva il nome di Ecate (letteralmente"che colpisce da lontano"), forse la luna nuova, invisibile: di qui il carattere misterioso e le connotazioni di questa dea. Fascino ed insidia di seduzione, il mito di Artemide, con il favore delle tenebre, attraversate dal raggio lunare, avvolge e coinvolge. Le sue proiezioni materne, peraltro, che evocano la dea Grande Madre o Istarte mediorientale, recuperano aspirazioni primordiali, trasfigurandone nella successiva tradizione cristiana della Madre di Cristo. L'eco della diva della notte e della sua magia resta, tuttavia, nelle demonologie femminili del Maghreb di altre aree limitrofe; oltre che nelle mai sopite immaginazioni fantastiche dell'eterno richiamo dell'oscurità e del mistero che la figura della donna suscita nelle antiche civiltà mediterranee e non solo mediterranee.
Casalino Pierluigi, 9.02.2015
Casalino Pierluigi, 9.02.2015
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