domenica 4 gennaio 2015

LA MEMORIA: UN ORACOLO CHE NON SI NASCONDE.

Si pensa che la memoria sia un concetto che evochi il passato e resti relegato al tempo trascorso. Certamente è così. almeno nel senso che la memoria è il ricordo che continuiamo a rivivere del percorso della nostra vita, cioè dei diversi momenti che segnano il nostro viaggio nel mondo e in noi stessi, per recuperare la nostra originaria identità ed unità. Da quando, cioè, nascendo, smarriamo il significato autentico ed unitario dell'esistenza, dissociandoci in due parti altrettanto importanti di noi, che cerchiamo di ricucire al termine del nostro andare nel cosmo e all'interno di noi stessi. La memoria è il patrimonio che ci portiamo dietro e che richiama ogni giorno le nostre radici, ma rappresenta anche e soprattutto lo scopo a cui tendiamo. La traccia che lasciamo alle nostre spalle in realtà ci accompagna nel sentiero della nostra vita. La memoria è un conforto in questo viaggio. Il,viaggio, nella vita e nell'universo, è un tutt'uno con la memoria. Concetto squisitamente dantesco, inteso al raggiungimento di noi stessi, il viaggio è sinonimo di memoria, perché questa è la fotografia delle tappe del viaggio dell'uomo, l'immagine della scommessa del tempo vissuto, il rivivere la nostra singolare esperienza irripetibile ed unica. La memoria è la fiction del tempo andato. Si tratta di un'operazione mentale che va associata, alla vita quotidiano, L'esercizio del ricordo e del catalogare di immagini e di storie del passato contribuisce a ricostruire a ricostruire l'itinerario delle diverse esistenze, anche delle vicende maggiori della storia, di cui mai siamo spettatori: queste ultime si intrecciano con i nostri privati destini, ci coinvolgono e ci trascinano nei loro drammi, ampliando il teatro delle nostre sofferenze ed emozioni. Chi è abituato a ricordare il tempo trascorso e a riscriverlo, rinnovandone le tracce o le date, scrive per scrivere. In genere si scrive per aver già scritto. Si continua a scrivere è misurarsi con la memoria, forse il momento più alto per ricordare. Anche chi crea fa della memoria. Il confine tra ciò che è stato e ciò che è immaginato non cambia i termini della questione. la realtà, qualsiasi tipo di realtà, viene passata allo scanner. le sfumature che ne emergono rappresentano il caleidoscopio della vita, delle situazioni, dei caratteri. Nella memoria conta molto il fine. D'altra parte - come si dice - se un regista cinematografico non ha una buona sequenza della fine, non inizia neppure a girare un film. non si comincia mai un film, infatti, senza aver individuato un dispositivo, una via d'uscita. Questa può essere un personaggio, uno scorcio, una narrazione. Sicuramente il racconto che la memoria propone non può essere solo a servizio di una fiction. La memoria non è l'andare a riscoprire l'immaginario, perché è raro che una vera memoria cerchi di sollecitare la fantasia. la memoria ci deve fare sognare, ma anche far provare emozioni diverse, spezzando la spirale del pessimo rapporto dell'uomo con la noia. Essa può riportarci il buon umore, rivisitando anche il negativo degli attori della formidabile scena del mondo:costituisce una base per ridefinire la foto ingiallita del passato ed offrire pure la più bella riflessione sul reale e sull'immaginario svanito. Schelling diceva che la conoscenza compiuta di sé avviene attraverso l'arte. L'arte archivia la memoria del gesto creativo e lo traduce nel capolavoro. Il genio si veste dei colori e dei segni del sublime monumento della memoria.
Casalino Pierluigi, 4.01.2014

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