L'Islam, aldilà delle sue derive integraliste e violente, è in una fase di ripresa, più o meno accentuata secondo i paesi, ma di sicura ripresa, se non di attacco. Servendosi ormai dei mezzi moderni presi in prestiti dall'Occidente, che così restituisce parte del patrimonio acquisito dall'Islam classico, i musulmani, pur nella diversità delle impostazioni politiche e ideologiche, (comprese quelle strettamente laiche, apparentemente separate dalla pluralità delle opzioni e delle correnti della moderna galassia islamica), sentono rinascere, forse per l'ennesima volta, la loro coscienza collettiva e vanno esprimendo questo stato d'animo (o sentimento) nei movimenti di indipendenza nazionale si su base religiosa che geografica, sia sul recupero e rilancio di un antico, sebbene improponibile, sogno di egemonia mondiale. A fianco di questi variegati movimenti nettamente politici, ma anche ultra-confessionali, vi è la ripresa di carattere socio-religioso di tipo tradizionale. Si tende a riorganizzare interiormente la compagine del dar-el-islam aggiornandolo anche con forme aberranti, tuttavia, come ci mostrano le vicende di questi ultimi anni. E' la crisi di assorbimento del progresso e della mentalità occidentale, servendosi dei media ai fini di propaganda e penetrazione, che dall'economia alla filosofia e al diritto procede faticosamente, ma incessantemente, anche grazie ai cospicui finanziamenti delle organizzazioni islamiche internazionali (in seno alle quali, peraltro, si scontrano posizioni rivali e tendenze non di rado di natura politica). Al panarabismo nato nella prima metà del XX secolo e poi fallito si è sostituita una lotta di influenze che opera anche nel contesto delle grandi potenze islamiche e coinvolge gli equilibri delle stesse potenze occidentali e del resto del mondo. Si è assistito così al doppio esperimento della separazione tra religione e stato nella Turchia kemalista, oggi tuttavia in sede di revisione (ma non si sa fino a che punto) - cosa in genere inconcepibile per un musulmano tradizionalista- e dell'unione inseparabile tra il purismo dottrinale più rigido e l'amministrazione pubblica in Arabia Saudita, che coniuga il passato più ortodosso con le conquiste della scienza (meno della modernità) ai fini della ricerca del benessere sociale a tutela della collettività. Fra queste due tendenze, comunque ancora rivali, nonostante l'affermarsi in Turchia di una nuova corrente presidenziale fondata su concetti demo-musulmani (si veda il caso egiziano), si orientano gli altri popoli e stati, prima di tutti la Tunisia, che sta rispolverando la sua origine laico-nazionalista, anche se non ripudia l'Islam, ma lo considera solo un patrimonio culturale e privato. Quali le conseguenze future di questa situazione, soprattutto nei riguardi dell'Europa e dell'Occidente in genere? E' interessante rileggere (e conoscere quindi) il parere di un celebre pubblicista orientale del lontano passato (anni Trenta) Essad bey. Egli nel suo libro L'Islam ieri, oggi, domani, scrive: "Quanto più dureranno i dissensi in Europa (la seconda guerra mondiale era alle porte) quanto più tempo avranno i popoli dell'Islam per giungere ad una concentrazione politica e spirituale, tanto più difficile sarà in seguito riparare gli errori che si commettono ora. La rovina della supremazia europea in Oriente non è affatto conseguenza della debolezza tecnica dell'Europa, ma esclusivamente della sua debolezza spirituale, alla quale si contrappone un rafforzarsi senza precedenti dell'Islam. L'importanza strategica, economica e geopolitica di questo processo è appena cominciato e può essere fatale al'Europa". Parole gravi senza dubbio quelle di Essad bey, che inducono a riflettere seriamente sul destino dell'Occidente. Il problema è certamente complesso, ma una cosa è certa: l'Islam vive un momento ascensionale irrefrenabile, aldilà delle ombre che vi gravano sopra. Si tratta di manifestazioni in estensione e profondità. L'Islam è stato capace di mutare la carta geografica del mondo antico, potrebbe - e lo sta facendo in ogni caso - ritentare nel tempo la prova. Una prova di forza ideologica, ben più insidiosa di quella delle armi, anche se qualche profeta armato dell'islam riesce solo a rallentare la corsa in modo controproducente, All'Europa, in particolare, il compito di ritrovare i propri valori intellettuali e morali, prima che sia troppo tardi.
Casalino Pierluigi, 1.01.2015
Casalino Pierluigi, 1.01.2015
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