mercoledì 2 ottobre 2013

La Cina e la religione.

La Cina non ha mai conosciuto una religione nel vero senso della parola, se si eccettuano i tempi mitici, ma uno spriito religioso legato ad una visione più strettamente morale è da sempre patrimonio dell'anima cinese.
Nonostante le ricorrenti polemiche e persecuzioni promosse contro le religioni, specialmente quelle di origine esterna al Paese di Mezzo, va riconosciuto il valore civile che nella società cinese ha l'elemento (non sacro, ma etico) l'insegnamento filosofico e di condotte comportamentali. Il Buddhismo, che è minoritario in India, divenne importante in Cina e si pose a fianco del Taoismo e del Confucianesimo nella coscienza cinese. Per il Cristianesimo, dopo la brillante stagione dei Matteo Ricci, il discorso è stato un po' diverso, per la nomea di religione non nazionale e legata a direttive esterne alla Cina. Così prima del Comunismo e anche e soprattutto dopo l'avvento di esso al potere, con la creazione della Chiesa Cattolica Patriottica. Eppure la presa del Cristianesimo sul tessuto sociale cinese è grande. Dopo anni lo riconosce anche il potere comunista che nella campagna di moralizzazione lanciata dal PCC invita le religioni a dare il loro contributo alla politica del vertice. Pio XII riconosceva il culto degli antenati in Cina come elemento naturalmente cristiano e Mons. Zanin consacrava nel 1941 la Cina al Cuore Immacolato di Maria. Ora i tempi maturano e l'occasione per il Cristianesimo in Cina e anche la particolarità del Pontificato di Papa Francesco I sembra favorire il riconoscimento pubblico della religione, delle religioni - alcune già comunque non soffrono apertamente, mentre altre sì - e infine, e finalmente, di quella cattolica.
Casalino Pierluigi, 2.10.2013

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