mercoledì 9 aprile 2025

Casalino Pierluigi

 



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martedì 8 aprile 2025

Casalino Pierluigi

 



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venerdì 28 marzo 2025

Casalino Pierluigi

 



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giovedì 27 marzo 2025

L'attualità di Plotino

 




A oltre diciassette secoli dalla sua epoca, Plotino continua a interrogarci sul senso della vita e sul rapporto tra l’uomo e il trascendente. Le Enneadi non sono soltanto un pilastro della filosofia antica, ma un testo che illumina questioni esistenziali fondamentali: che valore ha la vita? Perché viverla? Spesso, nella frenesia della modernità, rischiamo di perdere di vista il significato profondo dell’esistenza.

Il pensiero plotiniano invita alla ricerca di un oltre, a una “fuga dal mondo” intesa come ritorno all’essenza, al nucleo autentico dell’essere. Un’esperienza che oggi possiamo ritrovare nell’arte, nella contemplazione e nella riflessione interiore, come se la nostalgia di Ulisse per la sua patria lontana fosse la stessa spinta che ci porta a cercare la verità dentro di noi, favorendo un nostro sguardo attento e moderno sulle Enneadi, attraverso un'esperienza coinvolgente.

Un’occasione per riscoprire Plotino e il suo messaggio senza tempo, in un’epoca che ha più che mai bisogno di interrogarsi sul significato profondo dell’esistenza e rileggere la testimonianza di uno dei più grandi geni dell' oltre dell' uomo.

Casalino Pierluigi 


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mercoledì 26 marzo 2025

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lunedì 24 marzo 2025

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domenica 23 marzo 2025

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giovedì 20 marzo 2025

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Dialetti emiliani e dialetti toscani. Le interazioni linguistiche fra Emilia-Romagna e Toscana, e con Liguria, Lunigiana e Umbria

By Daniele Vitali


...p. L'alta montagna reggiana e le frazioni di Ventasso p. 25.5. Le Vaglie, Ospitaletto, Cinquecerri, Casalino p. 27.9. Cerreto Alpi, Vallisnera, Acquabona p. La montagna modenese e reggiana nell'Emilia linguisti...


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mercoledì 19 marzo 2025

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martedì 18 marzo 2025

Itaca

 


ULISSE E IL MITO DI ITACA. UNA RIFLESSIONE ATTUALE.

In un universo solipsistico (e solitario) e colmo di approdi immaginari, era fin troppo facile che la coscienza di Ulisse finisse per essere segnata dal ricordo dominante di Itaca. Itaca rappresentava tutto per Ulisse: rappresentava l'amore, la sicurezza, il ripristino di un ruolo sociale e ritrovato di un'identità riconosciuta dagli altri uomini, ritornare, quindi, nella normalità e porre fine alle tribolazioni e ai prodigi immaginari di un viaggio simile ad un delirio. A causa della sua sfuggente e indefinita lontananza, Itaca rischiava insomma di assumere i contorni seduttivi e ingannevoli  di una madre "edenica", esente da ogni male. Si sprigiona però una luce differente: non si può tornare a casa pronti ad essere accolti come se tutto fosse rimasto ad aspettarci. La vita non si ferma e, dopotutto, neppure noi stavamo fermi ad aspettarla. Forse quando ci si crede giunti finalmente a casa, proprio allora l'aspettativa di una realtà che docilmente risponda ad un desiderio a lungo alimentato dalla sua stessa privazione  che ci rende più stranieri al nostro mondo di quanto non lo fossimo stati quando ci raffiguravamo come pellegrini in esilio. Si tratta di una riflessione che ci coglie nel momento in cui rivolgiamo lo sguardo ansioso verso il domani nell'intento di ricercare il nostro passato e ci accorgiamo che il domani è già la memoria del nostro futuro. Nulla è più come prima e tutto è cambiato e anche noi siamo cambiati. 

Casalino Pierluigi


domenica 16 marzo 2025

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Intelligenza artificiale e socialità

 


Si assiste ad un' inversione se sensibile di tendenza su sostenibilità, salute e diritti. Circostanza resa ancora piu marcata dalla decisione della presidenza Trump di ritirare gli Stati Uniti dall' Accordo di Parigi sul clima e dall' Organizzazione Mondiale della Sanità e dal disimpegno delle principali banche globali dalle alleanze per il clima fino alla sostituzione del paradigma Diversity, Equity& Inclusion con una visione elitaria di Mei, cioè Merito, Eccellenza e Intelligenza. Il livello sta cambiando livello e grado della responsabilità sociale, dalla Csr fino alle forme più evolute e sofisticate di compliance Esg sembra lasciare il campo al pragmatismo sociale che si pensava sepolto dalla consapevolezza della solidarietà e della collaborazione  Tuttavia questa tendenza non può rappresentare solo un arretramento, ma anche l'opportunità di fare chiarezza e dare maggiore sostanza alla natura e all' orizzonte di quel mutamento desiderabile che può costituire il vantaggio competitivo del Made in Europe. Paradossalmente la tendenza in atto rende più visibile il cosiddetto green washing, la tecnologia benevolente e il paternalismo sociale, e ci rende più capaci di distinguere e valorizzare quelle aziende ed istituzioni orientate a voler fare scelte sostenibili. In questo contesto il concetto di intenzionalità sociale si fa strada ed assume un ruolo centrale in vista del recupero di strategie e aziendali e politiche finalizzate al benessere collettivo, alla democrazia e alla felicità pubblica. Al centro di tali strategie si pone il "valore d'uso" dell' intelligenza artificiale che può servire a costruire decisioni economiche e sociali. Il vero problema non è dunque solo misurare l'intelligenza artificiale in termini di esternalità positive o negative, ma capirne il modo di governare uno strumento, che, senza una missione pubblica, agisce inevitabilmente sulla gente per determinarne i comportamenti e le intenzioni. Si cadrebbe così nella trappola tecnicistica, che vede bella intelligenza artificiale un mero fenomeno neutrale, rinunciando a governarne il potenziale trasformativo. Al fondo della questione quindi non c'è solo l' impatto sul lavoro e socialità (che comincia già a creare disagio), ma la libertà e il desiderio dell' uomo. E tutto questo ci fa riflettere sul fatto, più volte ricordato, che la democrazia non è più una garanzia acquisita e si può arrivare a compromessi pericolosi con sistemi che nulla hanno a che fare con la democrazie e la libertà di pensiero, privilegiando anche concetti tutt'altro che veritieri e deformanti la mente di chi dovrebbe razionalmente pensare con equilibrio. Chi vuole il cambiamento, quello serio, non deve più limitarsi a dichiararlo.

Casalino Pierluigi 


giovedì 13 marzo 2025

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martedì 11 marzo 2025

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lunedì 10 marzo 2025

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sabato 8 marzo 2025

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Casalino Pierluigi

 San Leonardo, un imperiese nella storia della devozione, negli articoli sul web di Casalino Pierluigi 

domenica 2 marzo 2025

Casalino Pierluigi

 


La tesi non è nuova fra gli studiosi ed è certamente forte. La Rivoluzione d'Ottobre fu in modo speciale russa e nazionalistica, sottesa com'era dall'antica convinzione messianica che a Mosca - e alla Russia più in generale - spettasse la missione di essere, dopo Roma e Costantinopoli, il centro unificatore del mondo. Una linea storico-culturale che assegna alla Russia un ruolo salvifico e rivoluzionario, nel quadro della sua visione comunque e ricorrentemente autocratica, e che si ritrova in tutta la tradizione del pensiero politico russo, aldilà delle sue diverse stagioni: nel panslavismo anche zarista, nel populismo, così come nelle prime forme di socialismo rivoluzionario. E se i nichilisti giunsero a respingere ogni contributo dell'Occidente e a sognare una Russia orgogliosa della propria "barbarie", come scrissero anche Voltaire e altri filosofi del Settecento illuminista, i nuovi rivoluzionari accolsero l'eredità occidentale, ma solo come strumento di una rapida attuazione del programma che voleva una Russia guida e luce dei popoli. In particolare, puntando su una sorta di razionalizzazione del marxismo, avviata da Lenin e perfezionata da Stalin, i rivoluzionari di formazione bolscevica seppero fare dello stesso internazionalismo proletario uno strumento o meglio un'arma per subordinare alla riuscita del "socialismo in un solo paese" ogni scintilla rivoluzionaria in altri contesti statali e/o nazionali.  Lo stesso Troskij intuì questa deriva restauratrice della Russia di sempre, della Russia eterna, tramite il disegno dello zar rosso Stalin e della sua riaffermazione burocratico-imperiale. La Russia, sotto le forme dell'URSS, si era così collocata la posizione di centro delle speranze e aspettative universali. Sono questi i tratti essenziali di una riflessione ricca di intuizioni e sviluppi, non di rado soggetta a deformazioni ideologiche di comodo e utili al disegno     imperiale di Mosca. Il dissidio russo cinese, esploso dopo il XX Congresso del PCUS, non fu altro che lo scontro tra due visioni nazionalistiche mai separabili dalle antiche esigenze storiche dei due Paesi, più che da differenze di interpretazioni del marxismo pratico. Con il crollo dell'ordine di Yalta e la conseguente fine della Russia sovietica, il tema del rapporto tra il Grande Paese e le sue irrinunciabili suggestioni di potenza non è mai venuto meno, anche ai giorni nostri, in un momento in cui la Russia si trova ad affrontare un'altro e diverso passaggio rivoluzionario: quello di una non più rinviabile modernità del rapporto tra autorità e individuo, pur nel quadro di un rinnovato ricorso all'immagine tradizionale dell'uomo forte, che così è caro all'anima russa, nonostante le voci di un dissenso altrettanto fisiologico  nella vicenda storica di quel mondo.

Casalino Pierluigi, 5.05.2013

Bravo. Lo ha anche pubblicato asino rosso ed è stato rilanciato anche da altri blog...leggiti un paio di cose su di Te sul mio blog, augurandomi che Ti piacciano Ciaooooo 

Mostra testo citato


sabato 1 marzo 2025

Imperia, Pertini, orizzonti di gloria

 



A novembre si celebreranno i quarantacinque anni dalla visita di Sandro Pertini ad Imperia, un evento che è rimasto impresso nella storia della città e della provincia e che ancora oggi suscita emozioni e sentimenti di gratitudine e di rispetto per un Presidente che è rimasto nel cuore di tutti gli italiani come fulgido esempio di saggezza e di equilibrio, oltre che come modello di uomo, di partigiano e di statista in anni difficili della Repubblica e che sono stati definiti "gli anni di piombo". Pertini, a questo proposito, incarnò la Resistenza del Paese contro il terrorismo (delitto Aldo Moro) e contro la criminalita' organizzata (delitto Piersanti Mattarella). Questi eccezionali ricordi vivono nella memoria di chi fu testimone di quelle giornate gloriose trascorse nella nostra città. Il Presidente Pertini venne ad Imperia infatti (e soprattutto) per decorare il Gonfalone della Provincia di Imperia della Medaglia d’oro al valor militare per l'attività partigiana. Era il 16 Novembre 1980. Il giorno prima, 15 novembre, Sandro Pertini aveva visitato Palazzo Guarneri, ricevuto dal presidente del Circolo Parasio, Giacomo Raineri e dai dirigenti, accompagnato dal presidente del Movimento Resistenza Unita, Ottavio Siri, dal Prefetto Alessandrini, dall’allora Sindaco di Imperia Renato Pilade e dal Presidente della Provincia Titta Novaro, mancato prematuramente l'anno dopo. Le foto del tempo ci mostrano Pertini accolto, come dicevo, da Giacomo Raineri, da Giancarlo Tortello e dal prof. Biga, direttore scientifico del Movimento della Resistenza Unita e da quanti, allora presenti e che, purtroppo, oggi non ci sono più. Analoga documentazione ricorda le visite rispettivamente alla Provincia e al Comune di Imperia:  il Presidente della Provincia Titta Novaro e e il Sindaco di Imperia Renato Pilade accolsero infatti Pertini nelle rispettive sedi istituzionali. La visita ufficiale ad Imperia del Presidente (che soggiorno' nell'alloggio di rappresentanza nel Palazzo del Governo, cioè della Prefettura) non fu solo finalizzata alla consegna della Medaglia d'Oro alla Provincia, ma fu segnata anche dai numerosi incontri con tutte le autorità civili, militari e religiose, i parlamentari, le diverse istituzioni ed associazioni, gli studenti e la gente comune, che lo accolse con grande entusiasmo e simpatia. Pertini rese onore in Piazza della Vittoria ai caduti di tutte le guerre ed ebbe modo anche di recarsi alla Casa di riposo Agnesi per fare sentire la sua vicinanza e il suo affetto agli anziani ospitati. A margine della parte ufficiale della visita, infatti, si ebbero occasioni private, non meno significative come l'intrattenimento a cena la sera sempre del 15 novembre presso il ristorante "da Clorinda" in compagnia di partigiani e della sua sua antica amica Clorinda, un pezzo di storia imperiese ormai purtroppo scomparso. Pertini si recò, tra l'altro, nell'occasione,anche a Lucinasco per trovare l'amico Professor Ferrero Rinaldo, anch'egli scomparso (e marito della Professoressa Abbo) che era stato partigiano con lui: nel cosiddetto "Castello" di Lucinasco, nell'occasione, venne preparata in omaggio al Presidente una torta tradizionale. Per concludere fa un po' sorridere la proposta di intitolare la pista ciclabile al nome di Pertini, circostanza che è certamente lodevole e rispettosa della figura del Presidente, ma che appare soltanto una simpatica idea.

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mercoledì 26 febbraio 2025

San Leonardo and Giubilee by Casalino Pierluigi

 


Mentre la Cristianità (e il mondo intero) è in apprensione per la salute di Papa Francesco, prosegue il cammino del Giubileo 2025 con le sue occasioni di riflessione, preghiera e conversione in un momento storico in cui il clamore delle armi sale fino alla volta celeste.  Il Giubileo 2025 cade esattamente 300 anni dopo il Giubileo 1725, indetto da Papa Benedetto XIII e celebrato in sobrietà ed umiltà e pur con grande beneficio spirituale collettivo. La memoria va tuttavia ad un altro Anno Santo, quello del 1750 che vede soprattutto l'impegno del frate francescano Leonardo da Porto Maurizio, canonizzato nel 1997 da Giovanni Paolo II ed ora patrono della città di Imperia. Di fronte all'esigenza di una nuova evangelizzazione della Chiesa postconciliare e degli stessi fedeli (anticipando in tal modo le encicliche e le lettere apostoliche degli ultimi pontefici che chiedono una Chiesa in uscita) ritornano infatti d'attualità quelle forme di catechesi note come missioni del popolo promosse con intensità e coraggioso fervore da San Leonardo, suscitando uno slancio devozionale straordinario e senza precedenti al punto da coinvolgere persino Papa Benedetto XIV, già cardinale Lambertini, bolognese verace e dotato di grande arguzia e di particolari doti comunicative. Il Pontefice, che aveva conosciuto Fra Leonardo a Bologna e ne aveva apprezzato le capacità missionarie, nel 1750, proclama un nuovo Giubileo, dopo essersi affidato nella preparazione all'intuito vocazionale e alla predicazione di Leonardo, che, al centro del percorso di conversione, pone la pratica della Via Crucis. La figura di San Leonardo giganteggia in tale contesto per il saper risvegliare i valori originari del messaggio cristiano. Benedetto XIV è, in proposito, convinto ammiratore di Leonardo, che si rivela un autentico faro di luce evangelica per la Chiesa universale, con l'esempio  e la parola. L'azione instancabile di Leonardo avviata dieci anni prima dell'evento giubilare, in forza dell'incarico preparatorio di fiducia direttamente ricevuto dal Pontefice, giunge fino all'apice alla vigilia della sua morte che avvenne a Roma nel 1751, un anno dopo la conclusione dell'Anno Santo. Nel Giubileo del 1750 prosegue il processo di internazionalizzazione iniziato con quello del 1725 con l'afflusso anche di pellegrini dall'Egitto e dalla Siria e il riscatto di prigionieri in mano ai Turchi, circostanza, quest'ultima, particolarmente verificatasi anche tramite i domini sabaudi di Oneglia e Nizza e quelli genovesi di Porto Maurizio. È certamente con orgoglio, infine, che questa città deve ricordare l'opera e l'insegnamento del suo grande figlio, San Leonardo, come uno dei protagonisti dei Giubilei e della storia del Cristianesimo.

Casalino Pierluigi 


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domenica 23 febbraio 2025

Attacco alla democrazia

 


Lo stato di salute delle democrazie sta peggiorando più si va avanti nel XXI secolo. Intanto il numero dei paesi democratici diminuisce e in seno a quelli che ancora si definiscono democratici una violenta polarizzazione sia in termini di opinioni che di distribuzione del reddito e delle possibilità culturali (ridotte queste ultime ad un simulacro di cultura, anzi di pseudo cultura, di bassissimo livello). Si assiste infatti anche ad un peggioramento delle competenze degli adulti e degli adolescenti, fenomeno avviato fin dal 2008 a causa della diffusione di internet, e dei social Networks e degli smartphones. Il 2007-2008, non a caso, furono gli anni in cui la finanza americana produsse la più grave crisi degli ultimi decenni, quella dei mutui senza valore, che rivendeva ad ignari e sprovveduti investitori una quantità di prodotti finanziari dalla struttura incomprensibile. L' Occidente, soprattutto, pagò molto cara quella crisi. E l'indebitamento del ceto medio, la rabbia diffusa nelle società impoverite e nei certi di potere furono certamente creati da quella crisi. I social media tuttavia sembrano fatti apposta per ingigantire il problema, amplificando pericolosamente tutto ciò che colpisce l'immaginazione, l' emotività e la paura, allo scopo di distorcere la percezione di chi è più fragile, più impressionabile e meno dotato di senso critico. La cosa più grave è che gli effetti collaterali negativi dei social media erano perfettamente a conoscenza dei proprietari delle piattaforme dei media, che non hanno rinunciato ai loro giganteschi guadagni, alimentando con le tecnologie messe in circolo le dipendenze di milioni di persone e rendendo sempre più probabili diverse forme di depressione e di ansia in particolare presso le giovani generazioni. In tal modo si è generata una diffusione incontrollata e incontrollabile delle informazioni false e della propaganda più faziosa, ispirate alle idee di Ayn Rand sul valore dell'egoismo e alla visione di Ray Kurzweill, il teorico della singolarità, che prevede il superamento dell' intelligenza della macchine su quella umana. Da qui nascono le teorie che di gente come Elon Musk, più interessato alla libertà di fare business che alla democrazia: teorie alla base della vittoria di Donald Trump e che condannano la moderazione e definiscono libertà di espressione il far circolare falsità. Falsità pericolose amplificate per i miglior interessi delle piattaforme e che trascinano le democrazie verso il baratro. Un baratro verso cui già spingono  attivamente le centrali degli Stati totalitari e che puntano a dare una spallata a secoli di democrazia e di tolleranza, con la complicità degli utili idioti che professano la fede nella disinformazione e nell'egoismo sfrenato. Se si vuole sopravvivere a questa tempesta spaventosa occorre una rinascita democratica che riscopra  quei valori che soli possono recuperare  gli ideali e i sentimenti più profondi che sono alla radice della nostra civiltà.

Casalino Pierluigi

--

Roberto Guerra

 


domenica 16 febbraio 2025

Casalino Pierluigi

 Casalino Pierluigi sul web.Casalino Pierluigi storico, geopolitico, analista, dantista e commentatore sul web

sabato 15 febbraio 2025

martedì 11 febbraio 2025

lunedì 3 febbraio 2025

Politica

 


Nell'era incerta di Trump e di fronte alle insidie di Putin, l'Europa necessita ormai di un serio approfondimento politico, che meglio coniughi i bilanci e i diritti economici con quelli sociali e con quelli emergenti della sicurezza. In altri termini se il Vecchio Continente in genere e non solo l'Unione Europea vogliono ricoprire un ruolo determinate negli affari mondiali hanno l'obbligo di recuperare il senso della propria cultura e civiltà democratica senza cedere alle sirene della disgregazione e della separazione e smarrendosi alla ricerca di improbabili opzioni sovraniste che non assicurano una opportuna qualità delle scelte e non tradiscono i valori che finora sono stati  comune e secolare lascito democratico di questa parte del mondo che sempre è risorta dalle derive del dispotismo. Il rafforzamento del multilateralismo con una profonda riflessione su quello che l'Europa significa dopo la tragedia della seconda guerra mondiale è un processo irreversibile che non può essere arrestato da stagioni e da mode, ma deve muovere leaderships sparse e poco concordi a ritrovare il senso di una missione storica che metta da parte divisioni e particolarismi e punti all' obiettivo comune di una politica solidale e di identità collettiva.

Casalino Pierluigi 



Casalino Pierluigi

Scrive su blog, siti, riviste. Autori di libri, ebook, rilascia interviste e commenti anche geopolitici 

sabato 25 gennaio 2025

Casalino Pierluigi

 



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martedì 21 gennaio 2025

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giovedì 16 gennaio 2025

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lunedì 6 gennaio 2025

Le spie naziste negli USA

 




---------- Forwarded message ---------

Da: Roby Guerra <guerra.roby@gmail.com>

Date: dom 5 gen 2025 alle ore 12:59

Subject: P.Casalino.Le spie naziste degli Stati Uniti.

To: <guerra.roby.asino@blogger.com>



Pierluigi Casalino,


 

È in libreria il saggio «Le spie naziste degli Stati Uniti» (Edizioni Idrovolante, pp. 238, € 17,00) scritto da Simone Barcelli, collaboratore di «Storia In Rete». Si tratta di una attenta inchiesta su come Washington già nell’immediato dopoguerra arruolò agenti segreti nazisti (inclusi alcuni criminali di guerra) nell’ambito della nuova guerra in atto: la “Guerra fredda” dell’Occidente contro il blocco comunista-sovietico. Tra i tanti temi possibili, Barcelli affronta qui un aspetto curioso della vicenda da lui ricostruita e cioè come “l’organizzazione Gehlen” (dal generale tedesco a capo dello spionaggio di Hitler e passato agli Usa) si dedicò alla caccia di una inesistente rete di spionaggio comunista. Reinhard Gehlen, il generale della Wehrmacht responsabile durante la Seconda Guerra Mondiale del Fremde Heere Ost (FHO), una branca specializzata di intelligence dello Stato Maggiore dell’esercito tedesco operante sul fronte orientale, nel dopoguerra fu scelto e finanziato dagli Stati Uniti, che ne fecero un baluardo per contenere e contrastare la minaccia comunista proveniente dall’Unione Sovietica e dai suoi stati satellite.

La rete spionistica clandestina dell’Organizzazione Gehlen, che agiva in nome e per conto del Counter Intelligence Corps (CIC) e poi della Central Intelligence Agency (CIA), divenne nel 1956 il Bundesnachrichtendienst (BND), il servizio informazioni della Repubblica Federale Tedesca. L’organizzazione Gehlen, insieme al personale della Gestapo e di altre autorità naziste, come sostiene lo storico Gerhard Sälter dell’Università Philipps di Marburg, ebbe un ruolo fondamentale nel far rinascere l’immagine nemica riconducibile in qualche modo a una nuova Rote Kapelle (Orchestra Rossa), una rete di spionaggio comunista all’epoca inesistente, tenendola in vita fino agli anni Sessanta del secolo scorso. La caccia ai vecchi avversari ancora in vita, i membri e simpatizzanti sopravvissuti dell’Orchestra Rossa, usciti dalle prigioni o tornati dai campi di concentramento se non dall’esilio, servì insomma per legittimare ancora una volta il ruolo dei gerarchi nazisti, garantendo la loro sopravvivenza istituzionale, e nello stesso tempo escludere dalla vita pubblica tedesca gli oppositori, alimentando la paura di possibili infiltrazioni comuniste nell’apparato democratico. Gehlen assunse allo scopo l’ufficiale delle SS Heinrich Josef Reiser, proprio colui che tra il 1942 e il 1943 aveva diretto le indagini sull’Orchestra Rossa a Parigi. A sua volta, Reiser, considerato un esperto in materia, dopo aver ristabilito i tanti contatti che aveva con i membri della Gestapo, dell’SD e della Polizia segreta da campo, ne fece assumere molti elementi nell’organizzazione: tra questi l’ex capitano del controspionaggio Harry Piepe, l’impiegato della Gestapo Rolf Richter e l’informatore della Gestapo Walter Klein. Ma evidentemente Gehlen non era ancora soddisfatto, e nell’autunno del 1951 accolse nel suo gruppo di lavoro anche Manfred Roeder, già consigliere della Corte suprema marziale del Reich, che da pubblico ministero aveva sostenuto le accuse nel processo contro il gruppo di resistenza berlinese del tenente colonnello della Luftwaffe Heinz Harro Schulze-Boysen, anche se questo non c’entrava nulla con l’Orchestra Rossa. I gruppi arbitrariamente inseriti dai tedeschi nella cosiddetta Rote Kapelle (Orchestra Rossa), pur essendo tutti al servizio dei sovietici del GRU e dell’NKVD, erano ben distinti tra loro e solo la negligenza nei metodi spionistici ed emergenze operative fecero sì che si intrecciassero. Nonostante la loro progressiva disarticolazione, gli informatori rimasero per lo più sconosciuti. La rete spionistica del giornalista Leopold Trepper, un’agente dell’intelligence militare sovietica (GRU) che reclutava agenti e realizzava cellule clandestine di spionaggio in Europa, trasmetteva informazioni ai sovietici mediante operatori dislocati in Belgio e in Francia.

Il gruppo svizzero del cartografo Sándor Radó (nome in codice “Dora”, l’anagramma del suo cognome), neutralizzato nell’autunno del 1943 dalla Polizia Federale svizzera, trasmetteva a Mosca informazioni militari dettagliate delle operazioni pianificate sul fronte orientale, tramite l’anello di congiunzione berlinese denominato “Lucy”, gestito dall’editore Rudolf Roessler, una spia che da Lucerna operava in questa specifica rete. Nonostante le tante supposizioni avanzate, non si è mai saputo per certo da dove provenissero queste informazioni.

Rudolf Roeder, una spia che da Lucerna operava nella rete capitanata da Radó, alla fine della guerra aveva già collaborato anche con il Counter Intelligence Corps, e per questo il procedimento per crimini contro l’umanità nei suoi confronti, fu infine archiviato nel novembre 1951. L’operazione Crosshairs, il nome in codice scelto dell’Organizzazione Gehlen per la ricerca di migliaia di comunisti che all’epoca avrebbero continuato a cospirare nell’ombra in Germania Ovest (come sosteneva anche Roeder), assunse caratteristiche grottesche, come risulta dai dettagli spesso del tutto superficiali annotati nei dossier dei sospettati, tra cui comparvero anche nomi illustri: il membro della CSU Josef Müller, il segretario di Stato presso la Cancelleria federale Otto Lenz e il ministro federale Jakob Kaiser.9

In fondo, tutta questa montatura orchestrata da Gehlen, era proprio ciò di cui necessitavano e volevano credere le agenzie di intelligence (americana, britannica e francese), cioè una rete di spionaggio sovietica nascosta che continuava a lavorare contro di loro, capace di infiltrarsi nelle istituzioni come quinta colonna, allo scopo di preparare imminenti rovesciamenti antidemocratici anche nella Repubblica Federale Tedesca.

Casalino Pierluigi 



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domenica 5 gennaio 2025

Casalino Pierluigi

 



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giovedì 2 gennaio 2025

Il grande gioco dell' Orchestra Rossa

 



Leopold Trepper

Il grande gioco dell’orchestra rossa

Le memorie del capo dei servizi segreti sovietici

Leopold Trepper, ebreo di umili origini, è passato alla storia per essere stato il capo dell’Orchestra Rossa, una delle più importanti reti di spionaggio sovietico della Seconda guerra mondiale. Militante dei movimenti operai, Trepper fu arrestato dai nazisti a Parigi, dove rimase in carcere per un anno, periodo durante il quale finse di collaborare con i tedeschi per trasmettere importanti informazioni a Mosca. Dopo una rocambolesca fuga dalla Francia si nascose fino al termine del conflitto per poi far rientro in Unione Sovietica, dove conobbe nuovamente l’esperienza del carcere per oltre dieci anni. Il grande gioco dell’Orchestra Rossa ripercorre uno dei più incredibili intrecci di spionaggio della Seconda guerra mondiale dalla prospettiva del suo principale artefice. Leopold Trepper (Nowy Targ 1904 - Gerusalemme 1982), giornalista e militante comunista polacco. Divenuto responsabile del reclutamento degli agenti e della creazione di una fitta rete di spionaggio sovietico in Europa, già all’inizio del secondo conflitto mondiale aveva dato vita a un’organizzazione diffusa capillarmente, nota alla Gestapo come Orchestra Rossa.

Casalino Pierluigi 


Le spie naziste degli USA

 




È in libreria il saggio «Le spie naziste degli Stati Uniti» (Edizioni Idrovolante, pp. 238, € 17,00) scritto da Simone Barcelli, collaboratore di «Storia In Rete». Si tratta di una attenta inchiesta su come Washington già nell’immediato dopoguerra arruolò agenti segreti nazisti (inclusi alcuni criminali di guerra) nell’ambito della nuova guerra in atto: la “Guerra fredda” dell’Occidente contro il blocco comunista-sovietico. Tra i tanti temi possibili, Barcelli affronta qui un aspetto curioso della vicenda da lui ricostruita e cioè come “l’organizzazione Gehlen” (dal generale tedesco a capo dello spionaggio di Hitler e passato agli Usa) si dedicò alla caccia di una inesistente rete di spionaggio comunista. Reinhard Gehlen, il generale della Wehrmacht responsabile durante la Seconda Guerra Mondiale del Fremde Heere Ost (FHO), una branca specializzata di intelligence dello Stato Maggiore dell’esercito tedesco operante sul fronte orientale, nel dopoguerra fu scelto e finanziato dagli Stati Uniti, che ne fecero un baluardo per contenere e contrastare la minaccia comunista proveniente dall’Unione Sovietica e dai suoi stati satellite.

La rete spionistica clandestina dell’Organizzazione Gehlen, che agiva in nome e per conto del Counter Intelligence Corps (CIC) e poi della Central Intelligence Agency (CIA), divenne nel 1956 il Bundesnachrichtendienst (BND), il servizio informazioni della Repubblica Federale Tedesca. L’organizzazione Gehlen, insieme al personale della Gestapo e di altre autorità naziste, come sostiene lo storico Gerhard Sälter dell’Università Philipps di Marburg, ebbe un ruolo fondamentale nel far rinascere l’immagine nemica riconducibile in qualche modo a una nuova Rote Kapelle (Orchestra Rossa), una rete di spionaggio comunista all’epoca inesistente, tenendola in vita fino agli anni Sessanta del secolo scorso. La caccia ai vecchi avversari ancora in vita, i membri e simpatizzanti sopravvissuti dell’Orchestra Rossa, usciti dalle prigioni o tornati dai campi di concentramento se non dall’esilio, servì insomma per legittimare ancora una volta il ruolo dei gerarchi nazisti, garantendo la loro sopravvivenza istituzionale, e nello stesso tempo escludere dalla vita pubblica tedesca gli oppositori, alimentando la paura di possibili infiltrazioni comuniste nell’apparato democratico. Gehlen assunse allo scopo l’ufficiale delle SS Heinrich Josef Reiser, proprio colui che tra il 1942 e il 1943 aveva diretto le indagini sull’Orchestra Rossa a Parigi. A sua volta, Reiser, considerato un esperto in materia, dopo aver ristabilito i tanti contatti che aveva con i membri della Gestapo, dell’SD e della Polizia segreta da campo, ne fece assumere molti elementi nell’organizzazione: tra questi l’ex capitano del controspionaggio Harry Piepe, l’impiegato della Gestapo Rolf Richter e l’informatore della Gestapo Walter Klein. Ma evidentemente Gehlen non era ancora soddisfatto, e nell’autunno del 1951 accolse nel suo gruppo di lavoro anche Manfred Roeder, già consigliere della Corte suprema marziale del Reich, che da pubblico ministero aveva sostenuto le accuse nel processo contro il gruppo di resistenza berlinese del tenente colonnello della Luftwaffe Heinz Harro Schulze-Boysen, anche se questo non c’entrava nulla con l’Orchestra Rossa. I gruppi arbitrariamente inseriti dai tedeschi nella cosiddetta Rote Kapelle (Orchestra Rossa), pur essendo tutti al servizio dei sovietici del GRU e dell’NKVD, erano ben distinti tra loro e solo la negligenza nei metodi spionistici ed emergenze operative fecero sì che si intrecciassero. Nonostante la loro progressiva disarticolazione, gli informatori rimasero per lo più sconosciuti. La rete spionistica del giornalista Leopold Trepper, un’agente dell’intelligence militare sovietica (GRU) che reclutava agenti e realizzava cellule clandestine di spionaggio in Europa, trasmetteva informazioni ai sovietici mediante operatori dislocati in Belgio e in Francia.

Il gruppo svizzero del cartografo Sándor Radó (nome in codice “Dora”, l’anagramma del suo cognome), neutralizzato nell’autunno del 1943 dalla Polizia Federale svizzera, trasmetteva a Mosca informazioni militari dettagliate delle operazioni pianificate sul fronte orientale, tramite l’anello di congiunzione berlinese denominato “Lucy”, gestito dall’editore Rudolf Roessler, una spia che da Lucerna operava in questa specifica rete. Nonostante le tante supposizioni avanzate, non si è mai saputo per certo da dove provenissero queste informazioni.

Rudolf Roeder, una spia che da Lucerna operava nella rete capitanata da Radó, alla fine della guerra aveva già collaborato anche con il Counter Intelligence Corps, e per questo il procedimento per crimini contro l’umanità nei suoi confronti, fu infine archiviato nel novembre 1951. L’operazione Crosshairs, il nome in codice scelto dell’Organizzazione Gehlen per la ricerca di migliaia di comunisti che all’epoca avrebbero continuato a cospirare nell’ombra in Germania Ovest (come sosteneva anche Roeder), assunse caratteristiche grottesche, come risulta dai dettagli spesso del tutto superficiali annotati nei dossier dei sospettati, tra cui comparvero anche nomi illustri: il membro della CSU Josef Müller, il segretario di Stato presso la Cancelleria federale Otto Lenz e il ministro federale Jakob Kaiser.9

In fondo, tutta questa montatura orchestrata da Gehlen, era proprio ciò di cui necessitavano e volevano credere le agenzie di intelligence (americana, britannica e francese), cioè una rete di spionaggio sovietica nascosta che continuava a lavorare contro di loro, capace di infiltrarsi nelle istituzioni come quinta colonna, allo scopo di preparare imminenti rovesciamenti antidemocratici anche nella Repubblica Federale Tedesca.

Casalino Pierluigi 


mercoledì 1 gennaio 2025

Guerre ibride russe nel Ponente ligure

 


La scoperta delle spie del KGB che lavoravano nel cuore del  controspionaggio dei Paesi occidentali, il nostro compreso, conferma comunque quanto già era emerso negli anni precedenti la venuta a galla  del caso Mitrokhine. Un successivo e più approfondito esame dei documenti raccolti al momento della scoperta delle attività spionistiche russe rilancia ancora in ogni caso il pericolo più che attuale che comportano le guerre ibride e di disinformazione del Cremlino in Occidente, complici gli altri Stati totalitari e quei movimenti che in qualche modo fanno da cassa di risonanza presso una certa opinione pubblica superficiale, sprovveduta e incline a scelte anti occidentale non meditate. Il quotidiano francese Le Monde ha ripreso di recente l' argomento per ricordare i tentativi del KGB di infiltrarsi nell'intelligence transalpina e nei suoi segmenti attivi all'estero, oltre che in settori nevralgici delle istituzioni e della sicurezza di Parigi. Non ultime le operazioni dei servizi sovietici in Liguria dove il controspionaggio francese seguiva insieme al nostro le manovre del KGB tra La Spezia e Ventimiglia, con particolare riferimento ad Andora, Alassio, Imperia e Sanremo. Circostanza questa che rinvia alle presenti e mal celate iniziative russe rese più incisive durante il conflitto ucraino; iniziative che si sviluppano con diverse strategie di contrasto e di sabotaggio, in vista di non improbabili attacchi o invasioni militari o di eliminazione fisica di soggetti apertamente critici del Cremlino. Alla caduta dell'Urss anche qui da noi nel Ponente ligure furono svelate reti spionistiche russe ben organizzate grazie al supporto dei documenti Mitrokhine. Tuttavia non risulto' nulla di più di quanto già non fosse nel mirino dei nostri servizi e di quelli alleati. Ciò nondimeno l'invadenza russa di oggi, che muove dal piano Sputnik, avviato agli inizi degli anni 2000 nelle stanze del Cremlino, pone l'accento sulla sofisticata organizzazione dello spionaggio russo che il professore Varese, in un suo fortunato libro del 2022, pubblicato ad Oxford e anche da noi per i tipi di Einaudi, ha definito frutto di un sistema criminale. La nostra provincia, che è sempre stata l'epicentro, con la Costa Azzurra, dello spionaggio mondiale, non è certo immune quindi da propagande e da altre attività che puntano a disorientare e a ribaltare quel senso di difesa delle nostre libertà a favore di idee che ben si sposano con il sistema dispotico russo. Qualche anno fa i servizi segreti svizzeri, del resto, hanno pubblicato in proposito atti che rendevano note le trame prima sovietiche e poi russe dalle nostre parti pure in tempi non sospetti. Trame ben radicate in zona fin dall'epoca zarista e consolidate dopo il 1917 fino ad espandersi dopo il 1945 e rafforzate negli ultimi decenni sotto il nuovo corso russo.

Casalino Pierluigi