lunedì 8 dicembre 2025

Casalino Pierluigi

 



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“Pierluigi Casalino”: The name "Pierluigi Casalino" is mentioned in 336 papers uploaded to Academia, including one in a paper by someone in Aversa, Italy




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sabato 29 novembre 2025

Casalino Pierluigi

 



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martedì 25 novembre 2025

Casalino Pierluigi

 



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lunedì 24 novembre 2025

Casalino Pierluigi

 



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domenica 23 novembre 2025

Da Neofuturismo Casalino Pierluigi

 


Post in Neofuturismo

Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>

 

In apparenza sembra un paradosso, ma in realtà non lo è. Nell'attuale momento storico, caratterizzato dall'informazione via web e dai dibattiti sui social media, in un periodo quindi di sovrabbondanza di informazione e purtroppo di disinformazione in prevalenza spinta anche da stati autoritari e soprattutto da autocrazie, la democrazia è diventata più fragile. Più informazione, dunque, finisce per incontrare anche disinformazione e anche proprio per questo significa perdita di forza per la democrazia. Accade pertanto che più informazione non significa più democrazia. Oggi anzi accade il contrario. Il punto di partenza della democrazia è che la democrazia funziona sulla delega e sul rapporto tra delegante e delegato. Nel rapporto tra queste due figure succede di tutto e il motivo di ciò è che tra il delegato e il delegante non c'è un processo di informazione. La democrazia non viene resa migliore dalla maggior quantità di informazione, ma solo dalla migliore qualità dell'informazione. L'infodemia da Covid insomma e poi le altre crisi planetarie ci hanno reso chiaro il fatto che la democrazia è diventata fragile e persino malata tra amore smoderato di essa, come anticipava Tocqueville, attraverso le moderne demogogie, e gli attacchi dei regimi totalitari o teocratici che mirano a sovvertire ed annullare secoli di conquiste di trasparenza e di rispetto dei diritti e delle idee diverse, che sono il sale della democrazia autentica.

Casalino Pierluigi 

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giovedì 20 novembre 2025

Casalino Pierluigi

 



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A paper published by a member of the Enviromental Health and Disease Control department at Jomo Kenyatta University of Agriculture and Technology mentions the name "P. Casalino".



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mercoledì 19 novembre 2025

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domenica 16 novembre 2025

La coscienza europea

 La coscienza europea è la consapevolezza della differenza dell'Europa come entità politica e morale rispetto agli altri continenti o gruppi di nazioni. Voltaire e Montesquieu insistono sulla centralità e l'identità dell'idea d'Europa rispetto agli altri mondi. La coscienza europea, come la coscienza nazionale, per usare una frase di Carlo Cattaneo, è come l'io degli ideologi che si accorge di sé nell'urto con il non-io. L'Europa ha sempre rappresentato lo spirito di libertà contro il dispotismo asiatico o orientale. Pur essendo già presente dall'Antichità, il concetto d'Europa e della sua unità culturale, sarà l'Umanesimo rinascimentale a proporre l'Europa dei letterati, degli uomini uniti nel culto dell'intelligenza, dei dotti, che apportano la luce della civiltà là dove altrimenti sarebbe barbarie. D'altra parte, la prima formulazione dell'Europa come di una comunità che ha caratteri specifici anche fuori dell'ambito geografico e caratteri "terreni, laici e non religiosi", è di Niccolò Machiavelli. L'Europa vuole dire molte virtù individuali. L'Oriente e l'Asia vogliono dire dispotismo. uno padrone e tutti gli altri schiavi (e in gran parte sembra non molto diverso oggi). E Machiavelli, ovviamente, è propenso per il sistema europeo, dove gli spazi di libertà (anche in presenza di tirannie o di regimi illiberali) sono sempre più ampi di quelli del sistema orientale. Questo è l'inizio della coscienza europea: un bene prezioso da preservare e da rivitalizzare di fronte alle derive demagogiche del nostro tempo.

Casalino Pierluigi

Casalino Pierluigi

 



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giovedì 13 novembre 2025

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martedì 11 novembre 2025

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lunedì 10 novembre 2025

Casalino Pierluigi

 



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sabato 8 novembre 2025

ULISSE E IL MITO DI ITACA. UNA RIFLESSIONE ATTUALE. In un universo solipsistico (e solitario) e colmo di approdi immaginari, era fin troppo facile che la coscienza di Ulisse finisse per essere segnata dal ricordo dominante di Itaca. Itaca rappresentava tutto per Ulisse: rappresentava l'amore, la sicurezza, il ripristino di un ruolo sociale e ritrovato di un'identità riconosciuta dagli altri uomini, ritornare, quindi, nella normalità e porre fine alle tribolazioni e ai prodigi immaginari di un viaggio simile ad un delirio. A causa della sua sfuggente e indefinita lontananza, Itaca rischiava insomma di assumere i contorni seduttivi e ingannevoli di una madre "edenica", esente da ogni male. Si sprigiona però una luce differente: non si può tornare a casa pronti ad essere accolti come se tutto fosse rimasto ad aspettarci. La vita non si ferma e, dopotutto, neppure noi stavamo fermi ad aspettarla. Forse quando ci si crede giunti finalmente a casa, proprio allora l'aspettativa di una realtà che docilmente risponda ad un desiderio a lungo alimentato dalla sua stessa privazione che ci rende più stranieri al nostro mondo di quanto non lo fossimo stati quando ci immaginavamo come pellegrini in esilio. Si tratta di una riflessione che ci coglie nel momento in cui rivolgiamo lo sguardo ansioso verso il domani nell'intento di ricercare il nostro passato e ci accorgiamo che il domani è già la memoria del nostro futuro. Nulla è più come prima e tutto è cambiato e anche noi siamo cambiati. Casalino Pierluigi

 


ULISSE E IL MITO DI ITACA. UNA RIFLESSIONE ATTUALE.

In un universo solipsistico (e solitario) e colmo di approdi immaginari, era fin troppo facile che la coscienza di Ulisse finisse per essere segnata dal ricordo dominante di Itaca. Itaca rappresentava tutto per Ulisse: rappresentava l'amore, la sicurezza, il ripristino di un ruolo sociale e ritrovato di un'identità riconosciuta dagli altri uomini, ritornare, quindi, nella normalità e porre fine alle tribolazioni e ai prodigi immaginari di un viaggio simile ad un delirio. A causa della sua sfuggente e indefinita lontananza, Itaca rischiava insomma di assumere i contorni seduttivi e ingannevoli  di una madre "edenica", esente da ogni male. Si sprigiona però una luce differente: non si può tornare a casa pronti ad essere accolti come se tutto fosse rimasto ad aspettarci. La vita non si ferma e, dopotutto, neppure noi stavamo fermi ad aspettarla. Forse quando ci si crede giunti finalmente a casa, proprio allora l'aspettativa di una realtà che docilmente risponda ad un desiderio a lungo alimentato dalla sua stessa privazione  che ci rende più stranieri al nostro mondo di quanto non lo fossimo stati quando ci immaginavamo come pellegrini in esilio. Si tratta di una riflessione che ci coglie nel momento in cui rivolgiamo lo sguardo ansioso verso il domani nell'intento di ricercare il nostro passato e ci accorgiamo che il domani è già la memoria del nostro futuro. Nulla è più come prima e tutto è cambiato e anche noi siamo cambiati. 

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giovedì 6 novembre 2025

Il maestro e Margherita

 





il Maestro e Margherita dal romanzo al nuovo film ovvero la critica al regime russo tra la censura del passato e quella del presente.


 Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov è spesso associato alla Russia di Putin perché il film del 2024, basato sul libro(riscoperto nel periodo post staliniano), è stato interpretato come una critica al regime contemporaneo e al suo militarismo, sfidando temi come la censura, l'autoritarismo e l'ipocrisia del potere che sono considerati attuali anche nella Russia di oggi. Il film, nonostante fosse finanziato in parte dallo Stato russo, ha incontrato ostilità e boicottaggi da parte delle autorità e dei media filogovernativi, che hanno reagito con attacchi al regista e alla pellicola. Questi gli elementi principali di collegamento tra il romanzo e la Russia di Putin: satira del potere e della censura: Il romanzo, scritto sotto Stalin, è una satira pungente contro la burocrazia oppressiva e la censura del regime sovietico. La recente versione cinematografica è stata vista come un modo per affrontare temi simili in un contesto che riflette l'attualità russa, un' attualità che si ripete, in qualche modo, anche sotto il nuovo regime dal momento che come si diceva (e si dice ancora:"Morto uno Stalin,se ne fa un altro". La critica al sistema attuale è forse più pertinente al regime oggi al potere; alcuni critici hanno infatti sottolineato come il film si adatti meglio alla Russia di Putin che a quella staliniana, a causa di temi come la censura, l'ipocrisia del potere e l'oppressione che sono considerati più attuali nel contesto contemporaneo.La reazione negativa e le critiche mosse dal governo di Mosca e dai suoi alleati al film dimostrano che la pellicola ha toccato nervi scoperti, venendo vista da molti come una minaccia al potere e non solo al regime  Si coglie nel film una resistenza artistica: n modo simile a quanto fatto da Bulgakov con il suo romanzo, il film è stato interpretato come una forma di resistenza artistica attraverso la censura e l'espressione di critiche al potere, anche se spesso in modo metaforico e indiretto; il successo raccolto in Russia fa riflettere sulla crescita di un senso critico non immaginabile in un Occidente che è la prima vittima della narrazione artificiosa di Putin è sfugge ai radar dei media, distratti dalle guerre ibride di Putin e dalle propagande filorusse. E quindi, proprio per questo motivo, Il Maestro è Margherita torna nel mirino del regime soprattutto perché è stato campione di incassi in Russia nella scorsa stagione, spopolando nel vero senso della parola e ritrovandosi paradossalmente nella guerra in Ucraina.

Casalino Pierluigi 





Casalino Pierluigi

 


Gli ultimi giorni dei Turbin ovvero La guardia bianca.

Kiev, tra gli ultimi giorni del 1918 e i primi mesi del 1919, vede scontrarsi le forze indipendentiste ucraine, le "guardie bianche", i bolscevichi e l'esercito tedesco: è una città assediata, tra bagliori d'incendio e colpi di cannone. Qui si svolge I giorni dei Turbin, la cui azione si concentra tra il palazzo dell'etmano, covo di uomini vili, «ratti» pronti alla fuga e al tradimento, il ginnasio Aleksandrovskij, testimone di inutile eroismo e morte ineluttabile, e soprattutto la casa dei tre fratelli Turbin, baluardo di valori e sentimenti dove «ci si ristora l'anima... si dimenticano tutti gli orrori della guerra civile». Eppure non basteranno le tende color crema e la musica di un pianoforte, gli affetti e le amicizie a chiudere fuori la ferocia della Storia, che finirà per travolgere Aleksej, Nikolka ed Elena, simbolo di una intelligencija tanto tenace quanto fragile. Messo in scena al leggendario Teatro d'arte di Mosca, fondato da Konstantin Stanislavskij, nell'ottobre 1926, dopo una lunga rielaborazione per sfuggire alla censura sovietica, I giorni dei Turbin fu accolto con rabbia dalla critica, ma con straordinario entusiasmo dal pubblico che non poteva non essere coinvolto dall'intensa rappresentazione del caos e dell'incertezza, del naufragio del vivere civile ancora presenti nella memoria di chi aveva vissuto la battaglia per Kiev. Eppure l'opera piacque a Stalin che ne esaltava lo spirito di cambiamento rivoluzionario dei popoli della Russia.

Casalino Pierluigi 


sabato 1 novembre 2025

Ulisse e il mito di Itaca

 


ULISSE E IL MITO DI ITACA. UNA RIFLESSIONE ATTUALE.

In un universo solipsistico (e solitario) e colmo di approdi immaginari, era fin troppo facile che la coscienza di Ulisse finisse per essere segnata dal ricordo dominante di Itaca. Itaca rappresentava tutto per Ulisse: rappresentava l'amore, la sicurezza, il ripristino di un ruolo sociale e ritrovato di un'identità riconosciuta dagli altri uomini, ritornare, quindi, nella normalità e porre fine alle tribolazioni e ai prodigi immaginari di un viaggio simile ad un delirio. A causa della sua sfuggente e indefinita lontananza, Itaca rischiava insomma di assumere i contorni seduttivi e ingannevoli  di una madre "edenica", esente da ogni male. Si sprigiona però una luce differente: non si può tornare a casa pronti ad essere accolti come se tutto fosse rimasto ad aspettarci. La vita non si ferma e, dopotutto, neppure noi stavamo fermi ad aspettarla. Forse quando ci si crede giunti finalmente a casa, proprio allora l'aspettativa di una realtà che docilmente risponda ad un desiderio a lungo alimentato dalla sua stessa privazione  che ci rende più stranieri al nostro mondo di quanto non lo fossimo stati quando ci immaginavamo come pellegrini in esilio. Si tratta di una riflessione che ci coglie nel momento in cui rivolgiamo lo sguardo ansioso verso il domani nell'intento di ricercare il nostro passato e ci accorgiamo che il domani è già la memoria del nostro futuro. Nulla è più come prima e tutto è cambiato e anche noi siamo cambiati. 

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mercoledì 29 ottobre 2025

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lunedì 27 ottobre 2025

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sabato 25 ottobre 2025

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giovedì 23 ottobre 2025

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martedì 21 ottobre 2025

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lunedì 20 ottobre 2025

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domenica 19 ottobre 2025

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venerdì 17 ottobre 2025

Rally Sanremo 2025, il Rally abbraccia la Riviera di Ponente

 





È in corso la manifestazione più magica dell'imperiese, che solitamente viene considerata una provincia cenerentola e marginale, nonostante le eccellenze che invece, se pur a volte sotto traccia, ne amplificano spesso l'interesse internazionale. Si parla del Rally di Sanremo, che vede svolgersi in Riviera 

dal 17 al 19 ottobre 2025, il suo tradizionale appuntamento. Con la 72° edizione di Rallye Sanremo e la 40° edizione del Sanremo Rally Storico scattano i bolidi che infiammano gli anni di appassionati e non, in vista, quest' anno più che mai di nuove e rinnovate sfide europee e mondiali di questa corsa, grazie all'inossidabile regia dei fratelli Maiga. Perché Sanremo è Sanremo, come sempre, ma anche perché la vetrina della provincia di Imperia presenta qualcosa che non può che risollevarne le sorti, ogni volta che si piange sul suo declino.. La città dei fiori, del festival e dei grandi eventi torna al centro dell’attenzione con lo sport. Dal 17 al 19 ottobre 2025, Sanremo e provincia si confermano capitali del rallismo con il 72° Rallye Sanremo, il 40° Sanremo Rally Storico, la 39° Coppa dei Fiori di Regolarità a media, il Sanremo Eco Rally e il raduno del Club Italia. Partrciperanno quasi 250 gli equipaggi attesi nella Città dei Fiori per un fine settimana ad alto richiamo sportivo e turistico. I motori si sono accesi giovedì 16 ottobre con le verifiche sportive e tecniche del Rallye moderno e storico. Il 72° Rallye Sanremo, valido per il Campionato Italiano Assoluto Rally‑Sparco, lo European Rally Trophy, la Coppa Rally Zona 2 e i trofei monomarca come il Michelin Trofeo Italia, il Trofeo Accademia Pirelli, la GR Yaris Rally Cup di Toyota e la Suzuki Rally Cup, ha acceso l’entroterra tra venerdì 17 e sabato 18 ottobre. Erano presenti oltre 100 equipaggi al via dalla celebre pedana di Corso Imperatrice, davanti al Casinò, per dare spettacolo tra le prove speciali liguri, tra mare e colline, una cornice che fa innamorare il mondo e che porta nella Riviera di Ponente gente desiderosa di dimenticare le preoccupazioni di un mondo drammaticamente ripiegato sulla violenza. La manifestazione ha una storia lunga quasi un secolo. Infatti il primo Rallye Sanremo si corse nel lontano 1929, introducendo un nuovo modo di gareggiare basato sulle medie imposte: una formula che conquistò subito il pubblico, tanto che già alla seconda edizione si contarono 237 partecipanti. Si impose allora un ufficiale rumeno. Oggi, il Rallye di Sanremo è uno degli appuntamenti storici e non più attesi dello sport dei motori internazionale. Anche il format della gara, come si dice è ormai una tradizione e percorre ed abbraccia l'affascinante ambiente tra cielo, mare e monti di questa provincia.

Casalino Pierluigi 





Casalino Pierluigi

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mercoledì 15 ottobre 2025

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martedì 7 ottobre 2025

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sabato 4 ottobre 2025

Immaginare il futuro

 






In un mio articolo dedicato tempo fa a Maimonide su Asino Rosso ricordavo la pericolosità della fede nell'astrologia, che, al pari delle moderne esperienze digitali, rischia di far smarrire l'unicità e l'identità, oltre all'originalità. Anche su in poche righe.org mi sono soffermato una volta sul tentativo di immaginare il futuro e sulla complessa capacità di essere visionari o di esercitare l'arte della previsione. Esistono ancora persone che si dedicano dedicano all'importante mestiere (qualcuno lo chiama arte) della previsione: persone che tentano di disciplinare i segni e a servirsene per favorire la sopravvivenza del genere umano. Al riguardo le categorie di tali soggetti impegnati nel prevedere il futuro sono numerose e diverse al tempo stesso: dai geologi ai sismologi, agli esperti di meteorologia, agli ecologisti, ai climatologi, ai demografici, ai politologi, agli economisti, per gli analisti sociali, et cetera, per non dimenticare i medici, i sociologi, gli psicologi, e per non dimenticare anche i visionari e i profeti, i veggenti, anche quelli dozzinali. Tutti costoro scrivono o cercano di scrivere una storia che ancora non è avvenuta come fa il regista di un film che può una trama conoscendo già la fine. Sono tutti archeologici dell'avvenire, se pur sono profeti in un certo senso di verità prevalentemente non metafisiche. Tutto ciò, per quanto basato su una necessaria preparazione e sapienza di lettura di eventi e di segni richiede una capacità di intuizione non indifferente. L'esattezza resta comunque un miraggio, come confessava anche un mistico che sosteneva che Dio, a certe condizioni di conversione di vita o di preghiera, può letteralmente cambiare il corso della Storia. Le recenti crisi economiche (ma anche quelle geopolitiche) hanno dimostrato tutta l'incertezza di tale mestiere, oltre che la sua fallibilità ed inattendibilità. Nessuno, salvo alcuni spiriti magni, vede i segni di una vicina catastrofe, o se li aveva visti, non li aveva presi o voluti prendere in seria considerazione. Ci soccorre, in proposito, Cicerone che diceva che la verità dei segni va accertata. Tale metodo è tuttora valido.

Casalino Pierluigi

 


venerdì 3 ottobre 2025

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domenica 28 settembre 2025

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You viewed the Dante Studies paper "Papa Francesco e Dante" in April 2025. The name "Pierluigi Casalino" is mentioned by a Dante Studies researcher in a paper uploaded to Academia.



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domenica 14 settembre 2025

Perché l' accordo Francia-Germania è ancora necessario per il futuro d'Europa

 


Lo scopo della Dichiarazione Schumann fu quello di creare le condizioni per l' pacificazione tra Francia e Germania, mettendo in comune con la CECA(Comunità del carbone e dell' acciaio), che prese avvio nel 1951, le risorse che erano state la fonte dell'ostilità bellica tra i due Paesi in vista di un progetto di sviluppo economico che puntasse ad una Federazione Europea. Al progetto integrativo aderirono subito Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Tuttavia il nostro governo allora presieduto da Alcide De Gasperi, oltre ad aderire, operò attivamente per conferire al progetto franco-tedesco un  caratterizzato una fisionomia politica originale e di tipo federale. Grazie alla collaborazione tra De Gasperi ed Altiero Spinelli, il governo di Roma contribuì a dare un connotato federale alla CED (Comunità Europea di Difesa), presentandolo tramite il ministro degli esteri italiano Taviani, ma  naufragato nel 1954 soprattutto per l'opposizione ancora improntata al perdurante nazionalismo transalpino. La CED, sottoscritta già nel nel 1952 dagli stessi Paesi che avevano dato vita alla CECA.CED e CECA erano le due gambe del disegno che avrebbe dovuto condurre alla Federazione Europea vera e propria. Nonostante la non approvazione della CED, la pacificazione euro occidentale del Vecchio Continente è stata raggiunta grazie alle istituzioni sovranazionali concepite dai Trattati di Roma del 1957. E ciò in forza della crescita economica indotta dal mercato comunitario integrato e dalla presenza dell'ombrello americano della difesa. Quell'iniziale e timida coscienza paneuropea è andata poi, nel tempo, appannarsi, nonostante i progressi degli ultimi decenni del XX secolo. In tale periodo le condizioni formulate hanno in ogni caso consolidate le nostre democrazie liberali. Veniamo ora al 2025: c'è una guerra in corso nel continente europeo, dovuto al ritorno di fiamma della logica di potenza della Russia e dal mai suo sopito spirito dispotico e si assiste ad una certa paralisi del disegno comunitario che ostacola le proposte dal rapporto Draghi (creare un debito comune) e dal rapporto Letta (rafforzare il mercato interno): un ostacolo che viene dai governi europei preoccupati di difendere la loro sovranità nazionale. Sul piano militare l'Europa comunitaria resta prigioniera delle perplessità nei confronti di un'architettura comune, rischiando così di fare il gioco della Russia e delle sue interferenze aggressive. Il progetto di difesa intergovernativo non è stato neppure sottoposto alla valutazione del Parlamento europeo. In questo contesto è stato inevitabile che la Francia e la Germania abbiano deciso di assumere la guida della difesa e dello stesso rilancio economico, come avvenne 75 anni fa; e ciò rinunciando ad ataviche pregiudiziali proprio per evitare le conseguenze negative dell'oscillare neurotico del tutoraggio americano, che non sembra più garantire un impegno serio a collaborare alla difesa delle democrazie del Vecchio Continente di fronte alle minacce e alle guerre ibride promesse dalla Russia di Putin. Sull'argomento si deve concludere che la nuova Europa integrata non può però nascere sulla dominazione di alcuni Paesi ma su una seria integrazione del mercato interno, e che in particolare il sistema di europeo di difesa sia comunque indipendente dall'America, aldilà delle sue diverse presidenze. 75 anni fa fu il governo italiano ad indirizzare le iniziative franco-tedesche verso una concreta prospettiva federale. Oggi il governo italiano saprà ancora farlo? O punta solo a sopravvivere, come la logica dell'Italietta dei partiti della cosiddetta tarda Seconda Repubblica ci ha abituato a vedere?

Casalino Pierluigi 





domenica 7 settembre 2025

Casalino Pierluigi

 



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giovedì 4 settembre 2025

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mercoledì 3 settembre 2025

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lunedì 1 settembre 2025

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domenica 31 agosto 2025

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venerdì 29 agosto 2025

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domenica 24 agosto 2025

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sabato 23 agosto 2025

Laigueglia's scholar and writer also on the web

 Casalino Pierluigi 

Maria, Regina ora pro Nobis 

Casalino Pierluigi Il Tempo e la Memoria

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Quale arte domani?

 


Gaetano Mosca, pilastro della scienza politica, deceduto agli inizi del secondo conflitto mondiale, descriveva il sopravvivere delle stesse élites aldilà dei cambiamenti della politica e dei regimi. Dopo il 1945 gli Stati Uniti si adoperarono in piena guerra fredda a promuovere una massiccio e sistematica opera di diffusione culturale, ricorrendo anche a manifesti ideologici finalizzati a contrastare l'altrettanta massiccia propaganda di segno marxista in versione prevalentemente sovietica, celebrata dal primo balzo nello spazio degli sputnik. L' America puntava a distogliere gli intellettuali dal mondo comunista, prevalentemente di tipo asiatico, per coniugare il mondo con la way of life targata USA in accordo anche con il sorpasso a lunare di Washington nel 1969. La guerra aveva cancellato il ricordo delle storiche avanguardie europee per farne trasferire lo spirito negli Stati Uniti, divenuti il centro di gravità della produzione industriale e del potere politico, oltre che di centro di esportazione del modernismo funzionale capitalistico e produttivistico, manifestazione della superiorità ottimistica dell'Occidente. Eppure in quegli anni in America si rigeneravano le avanguardie di resistenza politica e ideologica, attraverso le ondate della Beat generation e del Free Jazz. Dissolti anche quei sogni, siamo giunti alla richiesta contemporanea di una coscienza della nostra presenza nell'era digitale: una presenza fatta di governance algoritmica che abbraccia il capitalismo tecnologico e del controllo sociale. Si parla in proposito, ma in termini inediti e forse non troppo appropriati, di Nuovo Futurismo Oligarchico USA; in pratica, se fosse scritto davvero, di un regno dell'iperbole Marinettiana alimentata da corporazioni transnazionali, invadente nelle loro dimensioni politiche, idrologiche ed estetiche, autentica esaltazione delle leaderships elitarie che si sposa drammaticamente e in modo preoccupante con l'affermarsi delle statolatrie dispotiche orientali. Il Neo Futurismo Oligarchico USA disdegna l'arte liberatrice ed esalta il ruolo retorico del dominio. Così la stagione della creatività umana sarà relegata implacabilmente e malinconicamente in un' area di silenzio.

Casalino Pierluigi 


giovedì 21 agosto 2025

Casalino Pierluigi

 



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martedì 19 agosto 2025

Astolphe De Custine e lo spirito autocratico orientale russo.

 



Quello che è stato Tocqueville per l'America e la democrazia, De Coustine lo è stato per la Russia e la sua autocrazia, identificando caratteri e prospettive di quel popolo e di quel regime politico. Di Tocqueville si è avuto modo di parlarne spesso per l'attualità straordinaria della sue analisi del processo democratico in America: di altrettanta straordinaria attualità sono le analisi di De Custine sulla Russia, sulla mentalità del suo popolo e sul suo eterno sistema politico dispotico. Emblematico il giudizio sui russi che ci ha lasciato De Custine: "I russi sono un popolo orientale, avvezzi a respirare l'incenso più greve e a dispensarlo. Sono sempre convinti di essere credibili allorché si lodano a vicenda. Gente convinta di essere sempre nel giusto anche quando compiono le peggiori efferatezze". Partito dalla Francia per trovare in Russia e nelle sue istituzioni una critica credibile al sistema costituzionale francese e in genere europeo(che non gli piaceva), ebbe modo di constatare invece, e a sorpresa, la ragione perversa del dispotismo russo e del suo radicarsi nell'animo di quel popolo, allergico in genere alle idee di libertà, di democrazia, di partecipazione e di trasparenza, al punto di ritenere folle chi la pensava diversamente. Il sogno grande russo imperiale si fondava, secondo i commenti di De Custine, su un ancestrale amore sfrenato per il capo o zar e un visione autocratica intramontabile che plasmava storicamente società e istituzioni in Russia. Il dispotismo orientale russo, infatti, ben si coniugava (e tuttora si coniuga) con il concetto in genere di potere assoluto( o quasi) dei popoli non europei e della loro struttura economic-sociale che prevede una massa di sudditi a fronte di una casta o partito o di un sovrano assoluto: e ciò al contrario dell'Occidente che anche nei momenti più bui della sua vicenda millenaria (dai Greci ai Romani, dalle conquiste di libertà della Magna Charta inglese alla separazione dei poteri ha visto mai restringersi troppo l'area della libertà e della ricchezza della gente. E se ovunque il dominio è esercitato da quelle che Gaetano Mosca definiva le élites che travalicano le maggioranza e le minoranze, la malapianta della demagogia totalitaria non si afferma mai in maniera duratura in Occidente.

Casalino Pierluigi 


domenica 17 agosto 2025

Anchorage ovvero la nuova Monaco

 


Dai tappeti rossi a quelli funebri. Triste destino per l' Europa e il mondo. Che Putin non sia un gentiluomo è risaputo, ma la maggior parte degli attori dello scenario internazionale tarda a rendersene conto a pieno. Gli errori del 1938 ingigantiti dalla incapacità di leggere le scansioni della storia porteranno ad una nuova catastrofe. Se il nazionalismo tedesco a croci uncinate trascinò il mondo verso la tragedia, il delirante nazionalismo panrusso con tutte le sue minacce e guerre ibride punta senza freni in direzione di un conflitto inarrestabile e pericoloso che iniziato nuovamente nel Vecchio Continente dilagherà ovunque con tutta la sua carica distruttiva. Le illusioni del 1938 e gli imperdonabili errori di calcolo di allora sono dietro l' angolo. Polonia e  Sudeti trovano la loro replica infame nella pretesa russa farneticante di influenzare e neutralizzare paesi vicini come l' Ucraina, la Moldavia e Moldova, oltre che la Georgia. Quando sul palco della tragicocommedia ucraina  si spegneranno le luci, il Cremlino avrà realizzato il suo disegno di russificare un paese che russo non è (e così analogamente la regione baltica e di  altri paesi che vivono il dramma della vicinanza geografica dell' orso russo), quanti ora formano il gregge tollerante di utili idioti Pro Russia si sveglieranno di soprassalto dal loro sonno dogmatico e, aprendo gli occhi, vedranno cadere loro addosso la rovina.

Casalino Pierluigi 


giovedì 14 agosto 2025

Casalino Pierluigi

 



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sabato 2 agosto 2025

L' eredità di Tocqueville oggi

 


L' eredità di Alexis de Tocqueville non cessa di illuminarci con la sua sempre attuale lezione sulla democrazia. Lasciata l'Europa in macerie dei primi decenni del XIX secolo, il giovane Tocqueville, consapevole dei sentimenti dell'epoca, divisi tra le gloriose e le dolenti memorie degli eventi appena trascorsi, arriva in America, dove scopre le risposte che non si riesce a dare nel Vecchio Continente. L' America sembra un modello per assicurare alla Francia e all'Europa quella stabilità che tutti cercavano, dopo il periodo napoleonico e la Rivoluzione del luglio 1830. Animato da profondo spirito liberale, Tocqueville esamina dall'altra parte dell'Atlantico "le tendenze e gli istinti della democrazia abbandonata a sé stessa". Egli non studia infatti una categoria o un'istituzione politica, ma l' effetto di una società nuova e in continuo movimento. La democrazia e la libertà non sono così create dall'alto, ma si basano su equilibri mai statici e in perenne cambiamento, garantendo da tale cambiamento la propria sopravvivenza. La democrazia americana supera, dunque, la rigidità del liberalismo dottrinario francese e trova in essa il nocciolo della libertà liberatrice che molti in Europa non riusciranno (e tuttora non riescono)a calare nel processo storico e sociale. Se oggi, in un momento assai difficile di qua e di là dell'Atlantico, ci si pone dei dubbi, tuttavia Tocqueville ci soccorre ancora, nonostante tutto, affermando che "se il genio diventa raro, cresce la diffusione della cultura, c'è meno perfezione, ma più fecondità fecondità, si allentano i vincoli di razza,di classe e di patria, ma il grande vincolo dell'umanità si fa più stretto". È la speranza profetica che ci rinnova Tocqueville e che travalica le angustie, le insidie e le minacce del momento presente, rendendo ancora possibile quel nuovo cambiamento che sembra essersi arrestato. 

Casalino Pierluigi 


mercoledì 30 luglio 2025

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ivana d'anna uploaded a PDF that mentions the name "P. Casalino".



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domenica 27 luglio 2025

Riflessione attuale

 Da tempo si vuole portare l'attenzione anche della gente sulla serietà del momento storico e sui rischi, le minacce e le insidie che la situazione internazionale racchiude. Sicurezza e difesa non possono a tale proposito essere argomenti tabù. Il quadro geopolitico dal 1989 è cambiato rapidamente ed in modo da aprire prospettive inquietanti. Si comprende che parlare di riarmo, in circostanze di crescente disagio sociale, possa rappresentare qualcosa di duro e di allarmante, ma occorre onestamente ammetterlo, si  coglie un aspetto che la vicina Francia ed altri paesi europei, stanno già valutando come prioritari. Qui non si tratta di fare propaganda di una tesi o del suo contrario, che si può o meno condividere, ma realisticamente il guardarsi intorno suscita apprensioni che non possono passare sotto silenzio. Quando Paolo Emilio Taviani nel 1954 promosse l'idea di una difesa comune europea i tempi non sembravano maturi, data la assoluta certezza dell'ombrello americano e le ferite che restavano aperte sul Vecchio Continente dopo la seconda guerra mondiale. Quell'idea rappresentava tuttavia un'intuizione che si rivela di grande attualità. Gli attori imprevedibili e pericolosi che si muovono sul quadrante internazionale non devono rimuovere la nostra vigilanza. La speranza in un mondo di pace non ci deve abbandonare, ovviamente, ma neanche possiamo fare finta di nulla e cadere in un sonno dogmatico dal quale poi svegliarci bruscamente e drammaticamente.

Casalino Pierluigi 


sabato 26 luglio 2025

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martedì 22 luglio 2025

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The name "P. Casalino" is mentioned in a high-impact paper published in Medical Care Research and Review.

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Jm

venerdì 18 luglio 2025

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A book review uploaded to Academia mentions the name "Pierluigi Casalino".



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domenica 22 giugno 2025

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“P. Casalino” was mentioned by “Yunfeng Shi”.




 

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martedì 17 giugno 2025

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The name “P. Casalino” was cited in a Dialettologia italiana paper uploaded to Academia.



 

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sabato 14 giugno 2025

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mercoledì 11 giugno 2025

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martedì 10 giugno 2025

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domenica 8 giugno 2025

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mercoledì 4 giugno 2025

Casalino Pierluigi

 



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“Pierluigi Casalino”: The name "Pierluigi Casalino" is mentioned in 329 papers uploaded to Academia, including one in a paper by someone in Aversa, Italy




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giovedì 29 maggio 2025

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lunedì 26 maggio 2025

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giovedì 22 maggio 2025

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sabato 17 maggio 2025

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An influential paper by Francesca Chiarini mentions the name "P. Casalino".

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lunedì 12 maggio 2025

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venerdì 9 maggio 2025

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A paper published by a member of the Economics department at Bryn Mawr College mentions the name "P. Casalino".



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giovedì 1 maggio 2025

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You viewed the Dante Studies paper "Papa Francesco e Dante" on April 26, 2025. The name "Pierluigi Casalino" is mentioned by a Dante Studies researcher in a paper uploaded to Academia.



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mercoledì 30 aprile 2025

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sabato 26 aprile 2025

Arabi e nazismo

 


È nota la non troppo strana alleanza tra il mondo arabo ed il nazifascismo, che soprattutto si identificò nelle iniziative del Gran Muftì di Gerusalemme contro gli ebrei con relazioni piuttosto strette anche dal punto di vista militare. Se da un lato gli arabi si muovevano contro gli inglesi e i francesi, dall'altro cercavano appoggi per impedire la soluzione ebraica in Medio Oriente, soluzione approvata dalle determinazioni internazionali fin dalla Prima Guerra Mondiale e in particolare durante la Conferenza di pace di Sanremo del 1920. La cosiddetta "Legione libera araba" fu integrata nelle forze armate naziste e in misura minore presso nuclei sella di una poi Repubblica di Salò. Nazismo ed Arabis strinsero un patto scellerato per arginare l' immigrazione ebraica nella cosiddetta ex Palestina turca. L'odio verso la miglior organizzazione sociale e civile degli ebrei, che il Mandato britannico per la Palestina favoriva esplose spesso in rivolte anti ebraiche, al fine di impedire il ritorno di Israele nel suo antico focolare domestico. Negli ultimi mesi dell'occupazione nazista dell' Europa non furono infrequenti le iniziative di caccia all' ebreo da parte della Legione libera araba inquadrata tra le croci uncinate anche nei campi di concentramento di prigionieri nemici e di israeliti rastrellati in più parti del Vecchio Continente. Simile atteggiamento non fu peraltro condiviso dalle comunità e dalle autorità islamiche  del Nord Africa che consideravano gli ebrei parte integrante della loro storia. Analogamente gli iraniani che si prodigarono per salvare gli ebrei in fuga ed aiutarli ad emigrare anche in Estremo Oriente. E ciò in relazione alla secolare alleanza della Persia con Israele risalente a Ciro il Grande, che libero' gli ebrei dalla prigionia di Babilonia, consentendone il ritorno in patria. E tutto questo in contrasto con la attuale politica di vertice dell'Iran sciita, una politica che il popolo assolutamente non condivide. Durante gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023e bandiere palestinesi venivano bruciate nonostante le direttive degli Ayatollah e si inneggiava ad Israele. Direttive innaturali per la gente. 

Casalino Pierluigi 


L' imperialismo russo, una minaccia costante per l' Europa

 


Che i russi non fossero sinceri (non lo sono ancora ai giorni nostri, del resto) nell'alleanza con gi Alleati in quell'incontro sull'Elba nel 1945 e che le mire di conquista ad ovest fossero tutt'altro che campate in aria non sfuggì a nessuno nel campo occidentale. L'alleanza del 1939 con Hitler insegnava che Mosca fa un gioco sporco in politica estera e che se la Polonia non avesse fermato l'Armata Rossa alle porte di Varsavia nel 1920 il bolscevismo e l'influenza russo sovietica si sarebbe allargata anche con le armi nel resto del Vecchio Continente. Fu l'intuizione strategica di Winston Churchill a vedere lontano quando si riferi' subito alla cortina di ferro che scendeva sull'Europa Orientale. La caduta del socialismo reale non ha posto fine ai sogni imperiali panrussi come le mosse di Putin hanno rivelato assai chiaramente. E se ora si cerca di porre rimedio al conflitto ucraino, è altresì chiaro che gli appetiti del Cremlino non verrano meno facilmente pur î presenza di un accordo (ambiguo tuttavia) tra le parti data la assoluta falsità della propaganda russa che cerca di nascondere manovre destabilizzanti in vista di un'invasione russa dell'Europa.

Casalino Pierluigi 


mercoledì 23 aprile 2025

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martedì 22 aprile 2025

 



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lunedì 21 aprile 2025

Attualità di Dante

 


Le ombre del tempo presente si allungano su un' umanità sempre più dolente, sempre più perduta e senza riscatto. Dante ci soccorre nella Commedia inviandoci un messaggio di grande speranza, grazie alla ricorrente metafora delle cantiche del Divino Poema. Amor di libertà e sete di giustizia, ricerca appassionata della conoscenza, desiderio di aurora dopo la selva oscura: in tutto questo Dante ci indica la via della salvezza non solo morale e civile, ma anche politica e sociale. I commenti scritti nel tempo sulla Commedia arricchiscono lo spirito stesso dell' Opera, di tutta l' Opera dantesca, che viene ancora incontro con la sua luce che apre la mente e l' anima al coraggio di andare avanti, lasciando alle spalle i demoni della discordia e dell' ignoranza. Dante giganteggia in modo crescente nel nostro tempo e indica la via del nuovo domani.

Casalino Pierluigi 


domenica 20 aprile 2025

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Biruni e Ibn Sina oltre l' illuminismo

 



A cavallo tra il decimo e l’undicesimo secolo, a pochi anni di distanza l’uno dall’alto, due giovani studiosi giungono a Gurganj, nell’attuale Uzbekistan. Da pochi anni la città, situata sulla riva occidentale dell’Amu Darya, vicino al confine settentrionale dell’odierno Turkmenistan, era diventata la capitale della Corasmia. La città di Gurganj era stata scelta come nuovo centro del suo regno, al posto dell’antica capitale Kath, da sempre preda di violente inondazioni, proprio dal fondatore della nuova dinastia dei Ma’ munidi, Abū l- ‘Alī Ma’ mūn, che in breve avrebbe convinto il califfo arabo di Baghdad a concedergli il titolo di “scià di Corasmia”.È questo lo scenario su cui si apre il libro di F. RdxStarr, dal titolo "L’epoca geniale", uscito per Oxford University Press e recentemente tradotto per i tipi di Einaudi da Daniele A. Gewurz. È una storia di “relativa oscurità”, che avvolge il cosiddetto “illuminismo perduto”. Proviamo a offrire qualche dettaglio in più. All’epoca la Coramsia è una sorta di Dubai lontana dal mare: centro d’intensa attività, a metà strada di una delle rotte commerciali più trafficate dell’Eurasia. Una terra estremamente ricca, luogo di interscambio non soltanto di merci, ma anche di tradizioni culturali: cosmopolita e ben governata, attirava non soltanto grandi mercanti, ma anche le menti più creative del periodo.Tra questi figurano i nostri due giovani: il primo è Bīrūnī, conosciuto anche nella versione latinizzata di “Alberonius”. Per intendersi rapidamente, costui è stato ribattezzato “il Leonardo dell’XI secolo”, molti hanno visto in lui un precursore del Rinascimento, ma in generale siamo di fronte a uno dei più grandi studiosi di tutti i tempi: dotato di una cultura enciclopedica, versato in ambiti come la trigonometria e l’astronomia, capace di calcolare i diametri della Terra e della Luna con una precisione che rimase ineguagliata sino al tardo Seicento; diede un impulso decisivo allo sviluppo di discipline che noi oggi etichetteremmofi sotto il nome di antropologia culturale e sociologia; considerato uno dei padri degli studi religiosi comparati; grande esperto di ciò che i moderni avrebbero chiamato chimica, farmacologia e biologia vegetale; con qualche secolo di anticipo sugli europei elaborò strumenti come il mappamondo e ne perfezionò altri come l’astrolabio. Anche se di fatto autori come Copernico, Tycho Brahe e Galileo ignorarono la sua esistenza, tuttavia lessero e studiarono opere dei suoi seguaci che erano state tradotte in lingua latina.Veniamo all’altro prodigio, Ibn Sīnā, forse leggermente più noto del primo, sotto il nome di Avicenna, grande conoscitore di Aristotele, logico e matematico di prim’ordine, si dedicò a un’analisi approfondita della teoria del sillogismo e fu autore di opere miliari in ambito medico-scientifico come Il libro della guarigione e Il canone della medicina, al punto da essere considerato uno dei padri della medicina moderna: stabilì per esempio le prime regole per la conduzione di sperimentazioni cliniche relative ai nuovi farmaci. Si dedicò intensamente allo studio della psicologia, della fisica, elaborando una bozza di teoria del moto, per certi versi anticipando alcune intuizioni newtoniane sull’inerzia. Non mancano contributi significativi in ambito chimico, per esempio nel campo della distillazione. Starr ci ricorda che autori come Tommaso d’Aquino, Dante(la teoria della luce nella Commedia è figlia del pensiero di Avicenna/Ibn Sina) e Chaucer lessero quasi certamente alcune opere di Ibn Sīnā in traduzione latina.L’intento del volume risulta molto chiaro, sin dalle prime pagine: si tratta di contribuire a “salvare dall’oblio” – per quanto è possibile – tutto ciò che si riesce a sapere non soltanto relativamente alla vita e agli studi di queste due figure mirabili, ma più in generale dell’intero contesto sociale e culturale che ha reso possibile una tale fioritura di talenti.Poco si comprenderebbe, in effetti, di questa epoca geniale, di questo illuminismo perduto, se non si cercasse di ricostruire lo scenario culturale e l’ambiente complessivo entro cui collocare i due enfant prodige. Starr ricorda, per esempio, il contributo essenziale di Abū Sahl al-Masīhī, un medico rinomato, cristiano, proveniente dalla regione del Mar Caspio, amico personale di entrambi. E poi Ibn al-Khammār, medico cristiano siriaco, soprannominato “secondo Ippocrate”; e poi Al-Nātilī, altro medico che tradusse i cinque volumi di Dioscoride, che per dieci secoli fu una sorta di bibbia della farmacologia.

Delineare i contorni essenziali dell’élite intellettuale coeva, tuttavia, pare del tutto insufficiente a offrire un quadro sensato della complessità del periodo, in cui convergono gli studi accumulati nei secoli, una certa sapienza stratificatasi col tempo e sedimentazioni poderose del sapere che trovarono l’occasione per emergere in tutta la loro intensità. Per esempio, il nostro autore ricorda l’importanza che ebbe per gli studi aristotelici di Ibn Sīnā un trattato intitolato Sugli oggetti della metafisica e scritto tre generazioni prima da un certo Abū Nasr Muhammad ibn Muhammad al Fārābī. Un discorso analogo si potrebbe svolgere relativamente all’importanza che ebbe nella formazione matematica di Bīrūnī il Manuale di calcolo per completamento e riduzione di Muhammad al-Khwārizmī, scritto attorno all’830 d.C. e spesso citato sotto il nome di Algebra, capace di offrire un metodo di analisi matematica del tutto rivoluzionario in quanto alternativo rispetto all’impostazione greca, fondata essenzialmente sulla visione geometrica.

Si potrebbero – e si dovrebbero – aggiungere, tuttavia, almeno i nomi di Abū Bakr al-Rāzī, Abū Mansūr al-Qumrī e Abū Sahl al-Masīhī: tutti autori che forse alla maggior parte di noi dicono poco e forse nulla, ma che furono invece momenti essenziali tramite cui un certo territorio e un certo periodo storico vennero sollecitati e impreziositi sul piano culturale e intellettuale, sino alla fioritura che ebbe luogo, in particolare, grazie alla presenza e all’operato di Bīrūnī e di Ibn Sīnā.

Le carriere di queste due figure di spicco vengono presentate da Starr rifacendosi al vecchio modello di Plutarco: l’autore si ispira alle Vite parallele, instaurando costanti parallelismi, ma evidenziando al contempo una serie di differenze tra i due, senza mai nascondere il tratto di rivalità e di spietata concorrenza che in realtà caratterizzò i loro rapporti reciproci. Nel periodo giovanile i due polemizzarono aspramente, per poi ignorarsi nel resto della vita – basti pensare che, quando Ibn Sīnā dettò la sua autobiografia, non trovò necessario nominare Bīrūnī, benché entrambi avessero addirittura vissuto nella stessa città, a Guranj, per un periodo totale di sette anni.

Ci sono almeno due aspetti che possiamo mettere in luce per pK KM quale distanza corresse tra i due. Da un lato, sul piano del temperamento, le differenze non avrebbero potuto essere più radicali: Bīrūnī era orfano, probabilmente – visto che il suo nome nella lingua iranica della Corasmia significa “qualcuno dei sobborghi” – non era originario di Kath. Fu attratto dalla vita pubblica, ma solo per breve tempo e conseguendo risultati non encomiabili: di fatto trascorse gran parte della sua esistenza immerso in studi solitari. Dall’altro lato, Ibn Sīnā era ricco di famiglia e crebbe in un ambiente familiare stimolante: il termine Sīnā si trova anche nel sacro libro zoroastriano, l’Avesta, e significa “persona colta”. Era un cortigiano e apprezzava la bella vita: divenne un amministratore e uno statista efficace, per ben due volte ricoprì l’incarico di visir.L’altro profilo concerne la loro impostazione intellettuale di fondo: Bīrūnī si appassionava ai fenomeni specifici e poi procedeva a generalizzare sulla base delle osservazioni maturate nei casi particolari; critico nei confronti delle dimostrazioni raggiunte solo per mezzo della logica, si affidava alla matematica come strumento fondamentale di formalizzazione delle scoperte. Dai suoi scritti traspare una chiara fiducia nel fatto che tramite la matematica fosse possibile rappresentare fedelmente la realtà. Ibn Sīnā aspirava, invece, alla creazione di un quadro intellettuale unico, integrato e completo, capace di comprendere filosofia, scienza, medicina e religione. Da questo punto di vista, la formazione aristotelica influì pesantemente sulla sua ambizione di creare uno schema unico attraverso cui organizzare l’intero novero della conoscenza.Le due vite proseguono, diciamo così, parallelamente, cercando di schivare, con alterne fortune, i colpi della sorte: l’instabilità del quadro politico, alimentata dall’ascesa dei Qarakhanidi nella regione, i movimenti secessionisti presenti nelle terre dei Samanidi e nella stessa Corasmia e così pure la pressione militare esercitata dai Buwayhidi portarono un grande scompiglio nella vita dei due studiosi. Le loro strade si separarono e con alterne vicende cercarono di preservare quanto più intatto possibile quello spazio di quiete e di studio così vitale e indispensabile all’avanzamento delle loro rispettive ricerche.

Un altro aspetto su cui l’autore si sofferma è il rapporto che i due svilupparono con la religione islamica: entrambi abili nel citare le scritture, ma con uno stile diverso. Starr spiega come Bīrūnī si riferisse spesso al Corano, spesso invocandolo per difendere le proprie invenzioni e le proprie metodologie contro i critici. Nessuno dei due, probabilmente, proseguì questo tipo di formazione includendo il kalām, né abbiamo notizia di loro pellegrinaggi alla Mecca: non risulta che fossero particolarmente dediti al digiuno o ad altre pratiche connesse al loro orizzonte religioso. Sul loro modo d’intendere la fede e sulla loro concezione del divino il lettore troverà nel libro diversi dettagli, utili a inquadrare più precisamente il loro modo peculiare di calibrare il rapporto tra scienza e fede.Oltre all’analisi delle rispettive scoperte il libro intende offrire una prospettiva piuttosto articolata sulla loro eredità intellettuale, sviluppatasi nel corso dei secoli attraverso i loro immediati seguaci, discepoli e successori. Si pensi in particolare al grande matematico e astronomo ‘Umar Khayyām, che portò avanti gli studi di Bīrūnī, ma anche allo stesso al-Tūsī che grazie a una nutrita squadra di collaboratori, tra cui Fao Munji, astronomo cinese venuto da Pechino, riuscì a creare l’osservatorio di Maragha, l’istituzione scientifica più avanzata del mondo euroasiatico nel XIII secolo. Alcune intuizioni al-Tūsī, per esempio quella legata alle orbite circolari, furono riprese secoli più tardi dallo stesso Copernico. Sul fronte di Ibn Sīnā non possiamo rinunciare ad accennare alla violenta critica mossa da Ibn Rushd, a noi noto come Averroè, alla sua interpretazione della metafisica. D’altra parte, l’eredità filosofica di Ibn Sīnā venne approfondita tra il XII e il XIV secolo da un vero e proprio esercito di studiosi europei. I suoi testi cominciarono a circolare tra i francescani e i domenicani dell’università di Padova, poi di Parigi e infine di Oxford. Un impulso decisivo venne dato da Guglielmo d’Avernia, nominato vescovo di Parigi nel 1227, e proseguì con un suo giovane collaboratore, un professore bavarese di nome Albert, che poi sarebbe diventato uno dei “Magni” della nostra tradizione.Malgrado tutta questa complessa trama di reti e di rapporti, Starr conclude dicendo che Bīrūnī e Ibn Sīnā crearono una sorta di “Rinascimento a due”: non è necessario rimarcare come sia loro mancato il supporto collegiale di cui Newton poté godere presso la Royal Society, ma più in generale si deve osservare come l’assenza di istituzioni capaci di alimentare e sostenere le loro ricerche e i loro studi – salvo rarissime eccezioni, incapaci di raggiungere la massa critica necessaria per diffondere quella che noi oggi potremmo definire una “mentalità scientifica” – costituì una delle peculiarità della vita intellettuale musulmana e forse una delle cause del suo declino.

Una vicenda che mette in scacco tante delle “narrazioni” attorno a cui la tradizione europea è andata costruendosi, maturando una propria consapevolezza: dopo aver osservato da vicino la parabola disegnata da Bīrūnī e da Ibn Sīnā, molte delle nostre certezze sulle magnifiche sorti e progressive della civiltà vengono revocate in dubbio. Il progresso lineare e costante della conoscenza scientifica, lo sviluppo in qualche senso obbligato e unidirezionale del rapporto tra scienza e fede, la crescente indipendenza del lavoro intellettuale da ogni forma di autorità esterna – simili idee in realtà noen posseggono quell’universalità che spesso vantano: sono soltanto il nostro modo di vedere le cose perché, almeno in parte, le abbiamo vissute così. Da ultima una considerazione breve sul pensiero contemporaneo del mondo islamico, in realtà piuttosto variegato e in larga misura diviso tra correnti laiche e moderniste, neoislamiche, ultraortodosse: si è ad un bivio tra reislamizzazione dell' Islam e apertura al dialogo con la società e al pluralismo e le scuole di pensiero si posizionano sul solco delle correnti occidentali e democratiche attraverso un processo di analisi che coinvolge la stessa diaspora musulmana nel mondo, che non trascura il senso di appartenenza, ma si concentra sul tema del progresso e dell' universalismo della filosofia politica.

Casalino Pierluigi 


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mercoledì 9 aprile 2025

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giovedì 27 marzo 2025

L'attualità di Plotino

 




A oltre diciassette secoli dalla sua epoca, Plotino continua a interrogarci sul senso della vita e sul rapporto tra l’uomo e il trascendente. Le Enneadi non sono soltanto un pilastro della filosofia antica, ma un testo che illumina questioni esistenziali fondamentali: che valore ha la vita? Perché viverla? Spesso, nella frenesia della modernità, rischiamo di perdere di vista il significato profondo dell’esistenza.

Il pensiero plotiniano invita alla ricerca di un oltre, a una “fuga dal mondo” intesa come ritorno all’essenza, al nucleo autentico dell’essere. Un’esperienza che oggi possiamo ritrovare nell’arte, nella contemplazione e nella riflessione interiore, come se la nostalgia di Ulisse per la sua patria lontana fosse la stessa spinta che ci porta a cercare la verità dentro di noi, favorendo un nostro sguardo attento e moderno sulle Enneadi, attraverso un'esperienza coinvolgente.

Un’occasione per riscoprire Plotino e il suo messaggio senza tempo, in un’epoca che ha più che mai bisogno di interrogarsi sul significato profondo dell’esistenza e rileggere la testimonianza di uno dei più grandi geni dell' oltre dell' uomo.

Casalino Pierluigi 


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Dialetti emiliani e dialetti toscani. Le interazioni linguistiche fra Emilia-Romagna e Toscana, e con Liguria, Lunigiana e Umbria

By Daniele Vitali


...p. L'alta montagna reggiana e le frazioni di Ventasso p. 25.5. Le Vaglie, Ospitaletto, Cinquecerri, Casalino p. 27.9. Cerreto Alpi, Vallisnera, Acquabona p. La montagna modenese e reggiana nell'Emilia linguisti...


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mercoledì 19 marzo 2025

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martedì 18 marzo 2025

Itaca

 


ULISSE E IL MITO DI ITACA. UNA RIFLESSIONE ATTUALE.

In un universo solipsistico (e solitario) e colmo di approdi immaginari, era fin troppo facile che la coscienza di Ulisse finisse per essere segnata dal ricordo dominante di Itaca. Itaca rappresentava tutto per Ulisse: rappresentava l'amore, la sicurezza, il ripristino di un ruolo sociale e ritrovato di un'identità riconosciuta dagli altri uomini, ritornare, quindi, nella normalità e porre fine alle tribolazioni e ai prodigi immaginari di un viaggio simile ad un delirio. A causa della sua sfuggente e indefinita lontananza, Itaca rischiava insomma di assumere i contorni seduttivi e ingannevoli  di una madre "edenica", esente da ogni male. Si sprigiona però una luce differente: non si può tornare a casa pronti ad essere accolti come se tutto fosse rimasto ad aspettarci. La vita non si ferma e, dopotutto, neppure noi stavamo fermi ad aspettarla. Forse quando ci si crede giunti finalmente a casa, proprio allora l'aspettativa di una realtà che docilmente risponda ad un desiderio a lungo alimentato dalla sua stessa privazione  che ci rende più stranieri al nostro mondo di quanto non lo fossimo stati quando ci raffiguravamo come pellegrini in esilio. Si tratta di una riflessione che ci coglie nel momento in cui rivolgiamo lo sguardo ansioso verso il domani nell'intento di ricercare il nostro passato e ci accorgiamo che il domani è già la memoria del nostro futuro. Nulla è più come prima e tutto è cambiato e anche noi siamo cambiati. 

Casalino Pierluigi


domenica 16 marzo 2025

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Intelligenza artificiale e socialità

 


Si assiste ad un' inversione se sensibile di tendenza su sostenibilità, salute e diritti. Circostanza resa ancora piu marcata dalla decisione della presidenza Trump di ritirare gli Stati Uniti dall' Accordo di Parigi sul clima e dall' Organizzazione Mondiale della Sanità e dal disimpegno delle principali banche globali dalle alleanze per il clima fino alla sostituzione del paradigma Diversity, Equity& Inclusion con una visione elitaria di Mei, cioè Merito, Eccellenza e Intelligenza. Il livello sta cambiando livello e grado della responsabilità sociale, dalla Csr fino alle forme più evolute e sofisticate di compliance Esg sembra lasciare il campo al pragmatismo sociale che si pensava sepolto dalla consapevolezza della solidarietà e della collaborazione  Tuttavia questa tendenza non può rappresentare solo un arretramento, ma anche l'opportunità di fare chiarezza e dare maggiore sostanza alla natura e all' orizzonte di quel mutamento desiderabile che può costituire il vantaggio competitivo del Made in Europe. Paradossalmente la tendenza in atto rende più visibile il cosiddetto green washing, la tecnologia benevolente e il paternalismo sociale, e ci rende più capaci di distinguere e valorizzare quelle aziende ed istituzioni orientate a voler fare scelte sostenibili. In questo contesto il concetto di intenzionalità sociale si fa strada ed assume un ruolo centrale in vista del recupero di strategie e aziendali e politiche finalizzate al benessere collettivo, alla democrazia e alla felicità pubblica. Al centro di tali strategie si pone il "valore d'uso" dell' intelligenza artificiale che può servire a costruire decisioni economiche e sociali. Il vero problema non è dunque solo misurare l'intelligenza artificiale in termini di esternalità positive o negative, ma capirne il modo di governare uno strumento, che, senza una missione pubblica, agisce inevitabilmente sulla gente per determinarne i comportamenti e le intenzioni. Si cadrebbe così nella trappola tecnicistica, che vede bella intelligenza artificiale un mero fenomeno neutrale, rinunciando a governarne il potenziale trasformativo. Al fondo della questione quindi non c'è solo l' impatto sul lavoro e socialità (che comincia già a creare disagio), ma la libertà e il desiderio dell' uomo. E tutto questo ci fa riflettere sul fatto, più volte ricordato, che la democrazia non è più una garanzia acquisita e si può arrivare a compromessi pericolosi con sistemi che nulla hanno a che fare con la democrazie e la libertà di pensiero, privilegiando anche concetti tutt'altro che veritieri e deformanti la mente di chi dovrebbe razionalmente pensare con equilibrio. Chi vuole il cambiamento, quello serio, non deve più limitarsi a dichiararlo.

Casalino Pierluigi 


giovedì 13 marzo 2025

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martedì 11 marzo 2025

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lunedì 10 marzo 2025

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sabato 8 marzo 2025

Casalino Pierluigi

 



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Casalino Pierluigi

 San Leonardo, un imperiese nella storia della devozione, negli articoli sul web di Casalino Pierluigi 

domenica 2 marzo 2025

Casalino Pierluigi

 


La tesi non è nuova fra gli studiosi ed è certamente forte. La Rivoluzione d'Ottobre fu in modo speciale russa e nazionalistica, sottesa com'era dall'antica convinzione messianica che a Mosca - e alla Russia più in generale - spettasse la missione di essere, dopo Roma e Costantinopoli, il centro unificatore del mondo. Una linea storico-culturale che assegna alla Russia un ruolo salvifico e rivoluzionario, nel quadro della sua visione comunque e ricorrentemente autocratica, e che si ritrova in tutta la tradizione del pensiero politico russo, aldilà delle sue diverse stagioni: nel panslavismo anche zarista, nel populismo, così come nelle prime forme di socialismo rivoluzionario. E se i nichilisti giunsero a respingere ogni contributo dell'Occidente e a sognare una Russia orgogliosa della propria "barbarie", come scrissero anche Voltaire e altri filosofi del Settecento illuminista, i nuovi rivoluzionari accolsero l'eredità occidentale, ma solo come strumento di una rapida attuazione del programma che voleva una Russia guida e luce dei popoli. In particolare, puntando su una sorta di razionalizzazione del marxismo, avviata da Lenin e perfezionata da Stalin, i rivoluzionari di formazione bolscevica seppero fare dello stesso internazionalismo proletario uno strumento o meglio un'arma per subordinare alla riuscita del "socialismo in un solo paese" ogni scintilla rivoluzionaria in altri contesti statali e/o nazionali.  Lo stesso Troskij intuì questa deriva restauratrice della Russia di sempre, della Russia eterna, tramite il disegno dello zar rosso Stalin e della sua riaffermazione burocratico-imperiale. La Russia, sotto le forme dell'URSS, si era così collocata la posizione di centro delle speranze e aspettative universali. Sono questi i tratti essenziali di una riflessione ricca di intuizioni e sviluppi, non di rado soggetta a deformazioni ideologiche di comodo e utili al disegno     imperiale di Mosca. Il dissidio russo cinese, esploso dopo il XX Congresso del PCUS, non fu altro che lo scontro tra due visioni nazionalistiche mai separabili dalle antiche esigenze storiche dei due Paesi, più che da differenze di interpretazioni del marxismo pratico. Con il crollo dell'ordine di Yalta e la conseguente fine della Russia sovietica, il tema del rapporto tra il Grande Paese e le sue irrinunciabili suggestioni di potenza non è mai venuto meno, anche ai giorni nostri, in un momento in cui la Russia si trova ad affrontare un'altro e diverso passaggio rivoluzionario: quello di una non più rinviabile modernità del rapporto tra autorità e individuo, pur nel quadro di un rinnovato ricorso all'immagine tradizionale dell'uomo forte, che così è caro all'anima russa, nonostante le voci di un dissenso altrettanto fisiologico  nella vicenda storica di quel mondo.

Casalino Pierluigi, 5.05.2013

Bravo. Lo ha anche pubblicato asino rosso ed è stato rilanciato anche da altri blog...leggiti un paio di cose su di Te sul mio blog, augurandomi che Ti piacciano Ciaooooo 

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sabato 1 marzo 2025

Imperia, Pertini, orizzonti di gloria

 



A novembre si celebreranno i quarantacinque anni dalla visita di Sandro Pertini ad Imperia, un evento che è rimasto impresso nella storia della città e della provincia e che ancora oggi suscita emozioni e sentimenti di gratitudine e di rispetto per un Presidente che è rimasto nel cuore di tutti gli italiani come fulgido esempio di saggezza e di equilibrio, oltre che come modello di uomo, di partigiano e di statista in anni difficili della Repubblica e che sono stati definiti "gli anni di piombo". Pertini, a questo proposito, incarnò la Resistenza del Paese contro il terrorismo (delitto Aldo Moro) e contro la criminalita' organizzata (delitto Piersanti Mattarella). Questi eccezionali ricordi vivono nella memoria di chi fu testimone di quelle giornate gloriose trascorse nella nostra città. Il Presidente Pertini venne ad Imperia infatti (e soprattutto) per decorare il Gonfalone della Provincia di Imperia della Medaglia d’oro al valor militare per l'attività partigiana. Era il 16 Novembre 1980. Il giorno prima, 15 novembre, Sandro Pertini aveva visitato Palazzo Guarneri, ricevuto dal presidente del Circolo Parasio, Giacomo Raineri e dai dirigenti, accompagnato dal presidente del Movimento Resistenza Unita, Ottavio Siri, dal Prefetto Alessandrini, dall’allora Sindaco di Imperia Renato Pilade e dal Presidente della Provincia Titta Novaro, mancato prematuramente l'anno dopo. Le foto del tempo ci mostrano Pertini accolto, come dicevo, da Giacomo Raineri, da Giancarlo Tortello e dal prof. Biga, direttore scientifico del Movimento della Resistenza Unita e da quanti, allora presenti e che, purtroppo, oggi non ci sono più. Analoga documentazione ricorda le visite rispettivamente alla Provincia e al Comune di Imperia:  il Presidente della Provincia Titta Novaro e e il Sindaco di Imperia Renato Pilade accolsero infatti Pertini nelle rispettive sedi istituzionali. La visita ufficiale ad Imperia del Presidente (che soggiorno' nell'alloggio di rappresentanza nel Palazzo del Governo, cioè della Prefettura) non fu solo finalizzata alla consegna della Medaglia d'Oro alla Provincia, ma fu segnata anche dai numerosi incontri con tutte le autorità civili, militari e religiose, i parlamentari, le diverse istituzioni ed associazioni, gli studenti e la gente comune, che lo accolse con grande entusiasmo e simpatia. Pertini rese onore in Piazza della Vittoria ai caduti di tutte le guerre ed ebbe modo anche di recarsi alla Casa di riposo Agnesi per fare sentire la sua vicinanza e il suo affetto agli anziani ospitati. A margine della parte ufficiale della visita, infatti, si ebbero occasioni private, non meno significative come l'intrattenimento a cena la sera sempre del 15 novembre presso il ristorante "da Clorinda" in compagnia di partigiani e della sua sua antica amica Clorinda, un pezzo di storia imperiese ormai purtroppo scomparso. Pertini si recò, tra l'altro, nell'occasione,anche a Lucinasco per trovare l'amico Professor Ferrero Rinaldo, anch'egli scomparso (e marito della Professoressa Abbo) che era stato partigiano con lui: nel cosiddetto "Castello" di Lucinasco, nell'occasione, venne preparata in omaggio al Presidente una torta tradizionale. Per concludere fa un po' sorridere la proposta di intitolare la pista ciclabile al nome di Pertini, circostanza che è certamente lodevole e rispettosa della figura del Presidente, ma che appare soltanto una simpatica idea.

Casalino Pierluigi 


Casalino Pierluigi

 Laigueglia's scholar and writer Casalino Pierluigi Is also on the web