Quarantasei anni dopo, ideale continuazione ed integrazione del fortunato libro di Antonio Gambino, se pur dopo gli eventi maturati dopo la fine dell'ordine di Yalta, ecco a noi lo studio interessante di Silvio Pons, pubblicato in occasione del centenario della fondazione del PCI, " I comunisti italiani e gli altri". Si tratta di un notevole contributo storiografico non solo di storia italiana, ma anche soprattutto di quella della Russia sovietica. Già negli Trenta, in pieno stalinismo, Togliatti propugnava quel partito nuovo di cui si parlerà più avanti. Una concezione che mirava alla stabilizzazione del Paese nel dopo guerra. Pons ricorda che nel 1945 l'Italia era sull'orlo di una guerra civile e che Togliatti era contrario a tale sviluppo che si era verificato in Grecia. Anche Stalin era contrario, anche se fino al 18 aprile 1948 si era mostrato incline ad andare oltre gli accordi di Yalta. In Italia molti volevano la rivoluzione subito e Pietro Secchia aveva a disposizione un un'apparato militare clandestino allo scopo preparato. Secchia assicurava l'ambasciatore sovietico di poter controllare la Val Padana in occasione della prevista vittoria elettorale. Una circostanza che andava oltre la via nazionale socialismo. Togliatti dal canto suo non condivideva e neppure in lui c'era doppiezza in tale convinzione. E ciò nonostante che credesse importante validare l'esperienza sovietica, non accettando persino la destalinizzazione di Krushev. Con Stalin Togliatti praticava pero' la dissimulazione, finendo tuttavia di scontrarsi con Stalin, che riteneva imminente una guerra con l'Occidente. Togliatti contava invece sulla distensione per rimanere alla guida del PCI e non recarsi a Mosca per guidare il Cominform durante le ostilità con l'Ovest. La morte di Stalin diede a Togliatti maggior rilevanza presso leadership sovietica, che comunque non ammise mai altre vie nazionali al comunismo. Il policentrismo di Togliatti fu confermato dall'esplodere del dissidio cino sovietico. Su questi e altri temi, Togliatti si intrattiene nel Memoriale di Yalta, il suo testamento politico. Luigi Longo fece pubblicare quel documento che divenne il manifesto dell'autonomia dei comunisti italiani nell'Internazionale comunista. Enrico Berlinguer toccò il compito di andare oltre Togliatti. Pur non rompendo con Mosca, questi persegui' la via nazionale al comunismo. Cioè cambiate decisamente le modalità ma non gli scopi. Come Togliatti, anche Berlinguer non credeva nel mercato liberale. Quindi Berlinguer portò avanti quella linea, senza ulteriori riflessioni. Ma ormai tutto era passato: sia Berlinguer che il comunismo.
Casalino Pierluigi
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