martedì 31 agosto 2021

Garibaldi e la Liguria durante la guerra civile americana.


Ga­ri­bal­di: la guer­ra ci­vi­le ame­ri­ca­na


Garibaldi, poco dopo l’unificazione italiana, viene contattato per un’altra grande impresa. La guerra di secessione era appena scoppiata, Lincoln necessitava di un comandante esperto. La presenza della marina americana nel Mediterraneo risale agli inizi dell’800, quando il fenomeno dei pirati, mai scomparso, era diventato molto grave per i commerci specialmente per quelle imbarcazioni che non avevano l’appoggio di navi militari e quelle statunitensi erano tra queste. Washington decise allora di mettere fine a questa situazione mandando forze marittime nel Mediterraneo.
Ga­ri­bal­di, poco dopo l’u­ni­fi­ca­zio­ne ita­lia­na,qiindi vie­ne con­tat­ta­to per un’al­tra gran­de im­pre­sa. La guer­ra di se­ces­sio­ne era ap­pe­na scop­pia­ta, Lin­coln ne­ces­si­ta­va di un co­man­dan­te esper­to.

La pre­sen­za del­la ma­ri­na ame­ri­ca­na nel Me­di­ter­ra­neo ri­sa­le quindi  agli ini­zi del­l’800, quan­do il fe­no­me­no dei pi­ra­ti, mai scom­par­so, era di­ven­ta­to mol­to gra­ve per i com­mer­ci spe­cial­men­te per quel­le im­bar­ca­zio­ni che non ave­va­no l’ap­pog­gio di navi mi­li­ta­ri e quel­le sta­tu­ni­ten­si era­no tra que­ste.

Wa­shing­ton de­ci­se al­lo­ra di met­te­re fine a que­sta si­tua­zio­ne man­dan­do for­ze ma­rit­ti­me nelle aree dove era­no le basi di que­sti pre­do­ni del mare e fu al­lo­ra che nac­que un cor­po mi­li­ta­re de­sti­na­to a di­ven­ta­re fa­mo­so in tut­to il mon­do: i ma­ri­nes.

L’im­pe­gno ame­ri­ca­no por­tò i suoi frut­ti scon­fig­gen­do i pi­ra­ti, ma per es­se­re si­cu­ri ave­va­no bi­so­gno di una base lo­gi­sti­ca di pron­to im­pie­go da dove po­ter ge­sti­re il con­trol­lo del mar Me­di­ter­ra­neo.

Il luo­go fu tro­va­to in Li­gu­ria nel gol­fo spez­zi­no di Pa­ni­ga­glia, al­lo­ra sot­to il Re­gno sa­bau­do.

Gli ame­ri­ca­ni chie­se­ro in af­fit­to par­te del­la baia che nel dia­let­to di La Spe­zia di­ven­ne:” er cam­po d’i gen­chi”, dove gen­chi sta in ma­nie­ra dia­let­ta­le per yan­kee.

Quel­la che do­ve­va es­se­re una per­ma­nen­za solo di al­cu­ni anni, si tra­sfor­mò, in­ve­ce, in una base lo­gi­sti­ca che ri­ma­se fino al 1861, l’an­no in cui scop­piò la Guer­ra di Se­ces­sio­ne ame­ri­ca­na che vide con­trap­po­sti in ma­nie­ra san­gui­no­sa i nor­di­sti, gli Unio­ni­sti, e i su­di­sti, i Con­fe­de­ra­ti, e non solo in Ame­ri­ca, ma an­che tra i mi­li­ta­ri di stan­za al­l’e­ste­ro il con­fron­to tra i due grup­pi era­no spes­so vio­len­to come fu an­che a La Spe­zia.

Pro­prio il 12 apri­le del 1861, il gior­no del­la pro­cla­ma­zio­ne di guer­ra, tra le ban­chi­ne del por­to spez­zi­no ci fu una zuf­fa sen­za esclu­sio­ne di col­pi con al­cu­ni fe­ri­ti tra unio­ni­sti e con­fe­de­ra­ti. Se non ci scap­pò an­che il mor­to fu solo per l’in­ter­ven­to dei ca­ra­bi­nie­ri che ri­sta­bi­li­ro­no l’or­di­ne non sen­za qual­che dif­fi­col­tà.

Fu pro­prio in quel­le gior­na­te così tu­mul­tuo­se che ar­ri­vò al­l’e­roe dei due mon­di, Giu­sep­pe Ga­ri­bal­di, nel­la sua iso­la di Ca­pre­ra, l’in­vi­to ad ar­ruo­lar­si con gli unio­ni­sti e co­man­da­re par­te del­l’e­ser­ci­to.

 La ri­chie­sta di Lin­coln a Ga­ri­bal­di

Per que­sto pri­mo con­tat­to ven­ne in­ca­ri­ca­to l’am­ba­scia­to­re ame­ri­ca­no a To­ri­no, P.H. Marsh.

Marsh era a co­no­scen­za del­la si­tua­zio­ne ita­lia­na, sa­pe­va che il ge­ne­ra­le era nel­la sua iso­la a ri­po­so, ma il suo era un ri­po­so for­za­to per­ché dopo l’im­pre­sa dei Mil­le, la sua in­tem­pe­ran­za, spe­cie per la que­stio­ne ro­ma­na, sta­va met­ten­do in se­ria dif­fi­col­tà il Pie­mon­te con le can­cel­le­rie di mez­za Eu­ro­pa, e spe­cial­men­te con l’al­lea­to fran­ce­se, pro­prio nel mo­men­to de­li­ca­to del­la pro­cla­ma­zio­ne del Re­gno d’I­ta­lia.

Dun­que, per il suo bene e quel­lo dei pie­mon­te­si era me­glio che Ga­ri­bal­di fos­se “esi­lia­to” nel­la sua iso­la tan­to da far dire al­l’am­ba­scia­to­re ame­ri­ca­no in uno spac­cio al suo go­ver­no: “Ora il con­qui­sta­to­re del­le Due Si­ci­lie si è ri­ti­ra­to nel­l’i­so­la di Ca­pre­ra, de­lu­so e im­bron­cia­to, ma non cer­to ras­se­gna­to a ri­ma­ne­re iner­te. Aver­lo quin­di al no­stro fian­co sa­reb­be per noi un gros­so suc­ces­so”. 

Cer­ta­men­te ave­re Ga­ri­bal­di sa­reb­be sta­to un vero suc­ces­so per i nor­di­sti; co­no­sciu­tis­si­mo ol­tre ocea­no e ap­prez­za­to per le sue doti di co­man­dan­te avreb­be cer­to ri­vi­ta­liz­za­to l’u­mo­re dei sol­da­ti nor­di­sti che pro­prio in quei pri­mi mesi di guer­ra non ave­va­no ot­te­nu­ti an­co­ra suc­ces­si sul cam­po, anzi, pur es­sen­do i Con­fe­de­ra­ti male ar­ma­ti e peg­gio equi­pag­gia­ti riu­sci­ro­no a in­flig­ge­re una se­rie di scon­fit­te al­l’e­ser­ci­to del­l’U­nio­ne, me­glio ar­ma­to ed equi­pag­gia­to, ma scar­so di buo­ni uf­fi­cia­li.

Lin­coln stes­so, da poco rie­let­to alla pre­si­den­za, lan­ciò un pub­bli­co ap­pel­lo in­vi­tan­do:” l’E­roe del­la li­ber­tà di pre­sta­re la po­ten­za del suo nome, il suo ge­nio e la sua spa­da alla cau­sa del­la Re­pub­bli­ca stel­la­ta” a di­mo­stra­zio­ne­del­la gran­de po­po­la­ri­tà di Ga­ri­bal­di nel con­ti­nen­te ame­ri­ca­no, dove era an­co­ra viva la me­mo­ria del­le sue bat­ta­glie com­bat­tu­te per anni in Su­da­me­ri­ca per l’in­di­pen­den­za del Rio Gran­de do Sul con­tro il Bra­si­le e del­l’U­ru­guay con­tro l’Ar­gen­ti­na.

Con que­sto espli­ci­to in­vi­to, le au­to­ri­tà nor­di­ste spe­ra­va­no an­che che un gran nu­me­ro di com­bat­ten­ti sa­reb­be­ro af­flui­ti ad raf­for­za­re i loro con­tin­gen­ti.

La que­stio­ne ro­ma­na

Da­van­ti a tut­te que­ste pro­po­ste e pur es­sen­do­ne lu­sin­ga­to, Ga­ri­bal­di non per­se il sen­so del do­ve­re di chie­de­re il per­mes­so al re Vit­to­rio Ema­nue­le II, es­sen­do un suo ge­ne­ra­le, con que­sto te­sto:” Sire, il Pre­si­den­te de­gli Sta­ti Uni­ti mi of­fre il co­man­do di quel­l’e­ser­ci­to ed io mi tro­vo in ob­bli­go di ac­cet­ta­re tale mis­sio­ne per un Pae­se di cui sono cit­ta­di­no. No­no­stan­te ciò, pri­ma di ri­sol­ver­mi, ho cre­du­to mio do­ve­re in­for­ma­re Vo­stra Mae­stà per sa­pe­re se cre­de che io pos­sa ave­re an­co­ra l’o­no­re di ser­vir­la. Ho il pia­ce­re di dir­mi di Vo­stra Mae­stà il de­vo­tis­si­mo ser­vi­to­re. G. Ga­ri­bal­di “.

La ri­spo­sta del re non si fece at­ten­de­re, to­glie­re di mez­zo una te­sta cal­da come Ga­ri­bal­di era una oc­ca­sio­ne da non per­de­re, dun­que, la ri­spo­sta fu af­fer­ma­ti­va per la sua par­ten­za.

Ga­ri­bal­di era fe­li­ce di po­ter con­tri­bui­re a que­sta guer­ra e ave­re la pos­si­bi­li­tà di com­bat­te­re, an­che se da lon­ta­no, l’o­dia­to Pio IX che ave­va be­ne­det­to il Con­fe­de­ra­ti come cat­to­li­ci con­tro i pro­te­stan­ti Unio­ni­sti.

Una guer­ra, quel­la ame­ri­ca­na, che ven­ne sen­ti­ta da mol­ti gio­va­ni eu­ro­pei.

Solo dal­l’I­ta­lia sal­pa­ro­no alla vol­ta di due cam­pi di bat­ta­glia con­trap­po­sti, ben 11­mi­la vo­lon­ta­ri che la­scia­ro­no sul cam­po ol­tre due­mi­la mor­ti.

Il no­stro eroe si pre­pa­ra­va, dun­que, alla par­ten­za, ma non era un in­ge­nuo e dei po­li­ti­ci poco si fi­da­va.

Chie­se del­le ga­ran­zie sul­le qua­li non avreb­be mai trat­ta­to, pri­ma di tut­to l’a­bo­li­zio­ne del­la schia­vi­tù, non solo per un prin­ci­pio uma­ni­ta­rio, ma è bene ri­cor­da­re che uno dei suoi ami­ci più cari, la sua guar­dia del cor­po, era un uomo di co­lo­re, Aguiar, li­be­ra­to con mol­ti al­tri du­ran­te le guer­re su­da­me­ri­ca­ne con­dot­te da Ga­ri­bal­di che lo ave­va vo­lu­to sem­pre con se an­che nel­l’av­ven­tu­ra del­la Re­pub­bli­ca Ro­ma­na dove morì nel 1849 com­bat­ten­do con i di­fen­so­ri del­la cit­tà con­tro i fran­ce­si.

Da ri­cor­da­re in pro­po­si­to che al di là del­le leg­gen­de Hol­ly­woo­dia­ne, la que­stio­ne abo­li­zio­ni­sta fu in­se­ri­ta solo ver­so la fine del­la guer­ra, ma fino ad al­lo­ra an­che per i pro­gres­si­sti unio­ni­sti era con­si­de­ra­ta una ri­sor­sa eco­no­mi­ca da cui non po­ter pre­scin­de­re.

Que­sta ri­chie­sta, in­sie­me alla pre­te­sa di ave­re il co­man­do non di una par­te, ma di tut­te le for­ze nor­di­ste, raf­fred­dò mol­to i rap­por­ti con Wa­shing­ton, tan­to che la ri­chie­sta ven­ne ab­ban­do­na­ta dal­lo stes­so Abra­mo Lin­coln

La se­con­da in­frut­tuo­sa ri­chie­sta

Ga­ri­bal­di for­se non ci ave­va mai cre­du­to di tor­na­re in Ame­ri­ca e pre­se la cosa con mol­ta cal­ma an­che per­ché or­mai po­te­va di nuo­vo pen­sa­re alla con­qui­sta del­lo Sta­to pon­ti­fi­cio e fare di Roma la ca­pi­ta­le del nuo­vo Re­gno ita­lia­no pur crean­do allo stes­so tem­po nuo­ve ap­pren­sio­ni al re sa­bau­do.

La­scia­ta, in­fat­ti, la vita tran­quil­la di Ca­pre­ra, un anno dopo que­sti fat­ti, nel 1862, lo tro­via­mo in Ca­la­bria, nell’Aspro­mon­te, dove si il­lu­de di po­ter ri­sa­li­re lo Sti­va­le e pren­de­re in un col­po Roma, ma vie­ne fer­ma­to pro­prio dai pie­mon­te­si, che non ave­va­no vo­glia in quel mo­men­to di crea­re at­tri­ti con la Fran­cia e in uno scon­tro a fuo­co ven­ne fe­ri­to ad una gam­ba e po­sto agli ar­re­sti pres­so il for­te mi­li­ta­re di Va­ri­gna­no, pro­prio nel gol­fo di La Spe­zia da­van­ti alle basi ame­ri­ca­ne.

Que­sta pre­sen­za del­l’E­roe non sfug­gi al com­mo­do­ro S.H. Strin­gham capo del­la for­za ma­rit­ti­ma ame­ri­ca­na di stan­za nel­la cit­tà li­gu­re.

Su­bi­to ri­fe­rì a Wa­shing­ton la pos­si­bi­li­tà di ri­con­tat­ta­re e ar­ruo­la­re l’E­roe dei due Mon­di tan­to più che Lin­coln si era de­ci­so fi­nal­men­te di ga­ran­ti­re l’a­bo­li­zio­ne del­la schia­vi­tù se l’U­nio­ne aves­se vin­to.

L’in­ca­ri­co di trat­ta­re con Ga­ri­bal­di fu as­se­gna­to que­sta vol­ta al­l’am­ba­scia­to­re ame­ri­ca­no a Vien­na, Teo­do­ro Ca­ni­sius, che, come ve­dre­mo, per poco con non si rese re­spon­sa­bi­le di una rot­tu­ra di­plo­ma­ti­ca tra la na­scen­te Ita­lia e gli Usa.

L’am­ba­scia­to­re dopo aver­gli in­via­to una let­te­ra nel­la qua­le ar­go­men­ta­va l’im­por­tan­za del­l’in­ca­ri­co e il va­lo­re del­la scel­ta di an­da­re ol­tre ocea­no a com­bat­te­re, Ga­ri­bal­di ri­spo­se: “Si­gno­re, sono pri­gio­nie­ro e gra­ve­men­te fe­ri­to: per con­se­guen­za mi è im­pos­si­bi­le di­spor­re di me stes­so. Cre­do però che se sarò mes­so in li­ber­tà e se le mie fe­ri­te si ri­mar­gi­ne­ran­no, sarà ar­ri­va­ta l’oc­ca­sio­ne fa­vo­re­vo­le in cui po­trò sod­di­sfa­re il mio de­si­de­rio di ser­vi­re la gran­de Re­pub­bli­ca Ame­ri­ca­na, che oggi com­bat­te per la li­ber­tà uni­ver­sa­le”.

Ca­ni­sius si­cu­ro del­la sua ac­cet­ta­zio­ne e vo­len­do­se­ne pren­de­re il me­ri­to ri­por­tò sui gior­na­li la que­stio­ne de­fi­nen­do: “gran­de ope­ra pa­triot­ti­ca la spe­di­zio­ne ga­ri­bal­di­na in Aspro­mon­te che l’e­ser­ci­to ita­lia­no ave­va in­ve­ce re­pres­so nel san­gue”, fa­cen­do pas­sa­re i pie­mon­te­si per dei ti­ran­ni e come ac­cen­na­to, met­ten­do in cri­si le re­la­zio­ni Ita­lia Usa.

L’ul­ti­ma pos­si­bi­li­tà di ave­re Ga­ri­bal­di in Ame­ri­ca era fal­li­ta mi­se­ra­men­te per l’in­ca­pa­ci­tà di Ca­ni­sius il qua­le fu im­me­dia­ta­men­te ri­chia­ma­to in pa­tria e per evi­ta­re al­tri sba­gli di­plo­ma­ti­ci.

Per la se­con­da vol­ta, ma que­sta vol­ta in ma­nie­ra de­fi­ni­ti­va, la ri­chie­sta di com­bat­te­re a fian­co dei nor­di­sti ven­ne de­fi­ni­ti­va­men­te scar­ta­ta da ambo due le par­ti e così la Guer­ra di Se­ces­sio­ne ame­ri­ca­na ebbe un eroe in meno da ri­cor­da­re.

La pre­sen­za del­la ma­ri­na ame­ri­ca­na nel Me­di­ter­ra­neo ri­sa­le agli ini­zi del­l’800, quan­do il fe­no­me­no dei pi­ra­ti, mai scom­par­so, era di­ven­ta­to mol­to gra­ve per i com­mer­ci spe­cial­men­te per quel­le im­bar­ca­zio­ni che non ave­va­no l’ap­pog­gio di navi mi­li­ta­ri e quel­le sta­tu­ni­ten­si era­no tra que­ste.

Wa­shing­ton de­ci­se al­lo­ra di met­te­re fine a que­sta si­tua­zio­ne man­dan­do for­ze ma­rit­ti­me in Ma­roc­co dove era­no le basi di que­sti pre­do­ni del mare e fu al­lo­ra che nac­que un cor­po mi­li­ta­re de­sti­na­to a di­ven­ta­re fa­mo­so in tut­to il mon­do: i ma­ri­nes.

L’im­pe­gno ame­ri­ca­no por­tò i suoi frut­ti scon­fig­gen­do i pi­ra­ti, ma per es­se­re si­cu­ri ave­va­no bi­so­gno di una base lo­gi­sti­ca di pron­to im­pie­go da dove po­ter ge­sti­re il con­trol­lo del mar Me­di­ter­ra­neo.

Il luo­go fu tro­va­to in Li­gu­ria nel gol­fo spez­zi­no di Pa­ni­ga­glia, al­lo­ra sot­to il Re­gno sa­bau­do.

Gli ame­ri­ca­ni chie­se­ro in af­fit­to par­te del­la baia che nel dia­let­to di La Spe­zia di­ven­ne:” er cam­po d’i gen­chi”, dove gen­chi sta in ma­nie­ra dia­let­ta­le per yan­kee.

Quel­la che do­ve­va es­se­re una per­ma­nen­za solo di al­cu­ni anni, si tra­sfor­mò, in­ve­ce, in una base lo­gi­sti­ca che ri­ma­se fino al 1861, l’an­no in cui scop­piò la Guer­ra di Se­ces­sio­ne ame­ri­ca­na che vide con­trap­po­sti in ma­nie­ra san­gui­no­sa i nor­di­sti, gli Unio­ni­sti, e i su­di­sti, i Con­fe­de­ra­ti, e non solo in Ame­ri­ca, ma an­che tra i mi­li­ta­ri di stan­za al­l’e­ste­ro il con­fron­to tra i due grup­pi era­no spes­so vio­len­to come fu an­che a La Spe­zia.

Pro­prio il 12 apri­le del 1861, il gior­no del­la pro­cla­ma­zio­ne di guer­ra, tra le ban­chi­ne del por­to spez­zi­no ci fu una zuf­fa sen­za esclu­sio­ne di col­pi con al­cu­ni fe­ri­ti tra unio­ni­sti e con­fe­de­ra­ti. Se non ci scap­pò an­che il mor­to fu solo per l’in­ter­ven­to dei ca­ra­bi­nie­ri che ri­sta­bi­li­ro­no l’or­di­ne non sen­za qual­che dif­fi­col­tà.

Fu pro­prio in quel­le gior­na­te così tu­mul­tuo­se che ar­ri­vò al­l’e­roe dei due mon­di, Giu­sep­pe Ga­ri­bal­di, nel­la sua iso­la di Ca­pre­ra, l’in­vi­to ad ar­ruo­lar­si con gli unio­ni­sti e co­man­da­re par­te del­l’e­ser­ci­to.

 La ri­chie­sta di Lin­coln a Ga­ri­bal­di

Per que­sto pri­mo con­tat­to ven­ne in­ca­ri­ca­to l’am­ba­scia­to­re ame­ri­ca­no a To­ri­no, P.H. Marsh.

Marsh era a co­no­scen­za del­la si­tua­zio­ne ita­lia­na, sa­pe­va che il ge­ne­ra­le era nel­la sua iso­la a ri­po­so, ma il suo era un ri­po­so for­za­to per­ché dopo l’im­pre­sa dei Mil­le, la sua in­tem­pe­ran­za, spe­cie per la que­stio­ne ro­ma­na, sta­va met­ten­do in se­ria dif­fi­col­tà il Pie­mon­te con le can­cel­le­rie di mez­za Eu­ro­pa, e spe­cial­men­te con l’al­lea­to fran­ce­se, pro­prio nel mo­men­to de­li­ca­to del­la pro­cla­ma­zio­ne del Re­gno d’I­ta­lia.

Dun­que, per il suo bene e quel­lo dei pie­mon­te­si era me­glio che Ga­ri­bal­di fos­se “esi­lia­to” nel­la sua iso­la tan­to da far dire al­l’am­ba­scia­to­re ame­ri­ca­no in uno spac­cio al suo go­ver­no: “Ora il con­qui­sta­to­re del­le Due Si­ci­lie si è ri­ti­ra­to nel­l’i­so­la di Ca­pre­ra, de­lu­so e im­bron­cia­to, ma non cer­to ras­se­gna­to a ri­ma­ne­re iner­te. Aver­lo quin­di al no­stro fian­co sa­reb­be per noi un gros­so suc­ces­so”. 

Cer­ta­men­te ave­re Ga­ri­bal­di sa­reb­be sta­to un vero suc­ces­so per i nor­di­sti; co­no­sciu­tis­si­mo ol­tre ocea­no e ap­prez­za­to per le sue doti di co­man­dan­te avreb­be cer­to ri­vi­ta­liz­za­to l’u­mo­re dei sol­da­ti nor­di­sti che pro­prio in quei pri­mi mesi di guer­ra non ave­va­no ot­te­nu­ti an­co­ra suc­ces­si sul cam­po, anzi, pur es­sen­do i Con­fe­de­ra­ti male ar­ma­ti e peg­gio equi­pag­gia­ti riu­sci­ro­no a in­flig­ge­re una se­rie di scon­fit­te al­l’e­ser­ci­to del­l’U­nio­ne, me­glio ar­ma­to ed equi­pag­gia­to, ma scar­so di buo­ni uf­fi­cia­li.

Lin­coln stes­so, da poco rie­let­to alla pre­si­den­za, lan­ciò un pub­bli­co ap­pel­lo in­vi­tan­do:” l’E­roe del­la li­ber­tà di pre­sta­re la po­ten­za del suo nome, il suo ge­nio e la sua spa­da alla cau­sa del­la Re­pub­bli­ca stel­la­ta” a di­mo­stra­zio­ne­del­la gran­de po­po­la­ri­tà di Ga­ri­bal­di nel con­ti­nen­te ame­ri­ca­no, dove era an­co­ra viva la me­mo­ria del­le sue bat­ta­glie com­bat­tu­te per anni in Su­da­me­ri­ca per l’in­di­pen­den­za del Rio Gran­de do Sul con­tro il Bra­si­le e del­l’U­ru­guay con­tro l’Ar­gen­ti­na.

Con que­sto espli­ci­to in­vi­to, le au­to­ri­tà nor­di­ste spe­ra­va­no an­che che un gran nu­me­ro di com­bat­ten­ti sa­reb­be­ro af­flui­ti ad raf­for­za­re i loro con­tin­gen­ti.

La que­stio­ne ro­ma­na

Da­van­ti a tut­te que­ste pro­po­ste e pur es­sen­do­ne lu­sin­ga­to, Ga­ri­bal­di non per­se il sen­so del do­ve­re di chie­de­re il per­mes­so al re Vit­to­rio Ema­nue­le II, es­sen­do un suo ge­ne­ra­le, con que­sto te­sto:” Sire, il Pre­si­den­te de­gli Sta­ti Uni­ti mi of­fre il co­man­do di quel­l’e­ser­ci­to ed io mi tro­vo in ob­bli­go di ac­cet­ta­re tale mis­sio­ne per un Pae­se di cui sono cit­ta­di­no. No­no­stan­te ciò, pri­ma di ri­sol­ver­mi, ho cre­du­to mio do­ve­re in­for­ma­re Vo­stra Mae­stà per sa­pe­re se cre­de che io pos­sa ave­re an­co­ra l’o­no­re di ser­vir­la. Ho il pia­ce­re di dir­mi di Vo­stra Mae­stà il de­vo­tis­si­mo ser­vi­to­re. G. Ga­ri­bal­di “.

La ri­spo­sta del re non si fece at­ten­de­re, to­glie­re di mez­zo una te­sta cal­da come Ga­ri­bal­di era una oc­ca­sio­ne da non per­de­re, dun­que, la ri­spo­sta fu af­fer­ma­ti­va per la sua par­ten­za.

Ga­ri­bal­di era fe­li­ce di po­ter con­tri­bui­re a que­sta guer­ra e ave­re la pos­si­bi­li­tà di com­bat­te­re, an­che se da lon­ta­no, l’o­dia­to Pio IX che ave­va be­ne­det­to il Con­fe­de­ra­ti come cat­to­li­ci con­tro i pro­te­stan­ti Unio­ni­sti.

Una guer­ra, quel­la ame­ri­ca­na, che ven­ne sen­ti­ta da mol­ti gio­va­ni eu­ro­pei.

Solo dal­l’I­ta­lia sal­pa­ro­no alla vol­ta di due cam­pi di bat­ta­glia con­trap­po­sti, ben 11­mi­la vo­lon­ta­ri che la­scia­ro­no sul cam­po ol­tre due­mi­la mor­ti.

Il no­stro eroe si pre­pa­ra­va, dun­que, alla par­ten­za, ma non era un in­ge­nuo e dei po­li­ti­ci poco si fi­da­va.

Chie­se del­le ga­ran­zie sul­le qua­li non avreb­be mai trat­ta­to, pri­ma di tut­to l’a­bo­li­zio­ne del­la schia­vi­tù, non solo per un prin­ci­pio uma­ni­ta­rio, ma è bene ri­cor­da­re che uno dei suoi ami­ci più cari, la sua guar­dia del cor­po, era un uomo di co­lo­re, Aguiar, li­be­ra­to con mol­ti al­tri du­ran­te le guer­re su­da­me­ri­ca­ne con­dot­te da Ga­ri­bal­di che lo ave­va vo­lu­to sem­pre con se an­che nel­l’av­ven­tu­ra del­la Re­pub­bli­ca Ro­ma­na dove morì nel 1849 com­bat­ten­do con i di­fen­so­ri del­la cit­tà con­tro i fran­ce­si.

Da ri­cor­da­re in pro­po­si­to che al di là del­le leg­gen­de Hol­ly­woo­dia­ne, la que­stio­ne abo­li­zio­ni­sta fu in­se­ri­ta solo ver­so la fine del­la guer­ra, ma fino ad al­lo­ra an­che per i pro­gres­si­sti unio­ni­sti era con­si­de­ra­ta una ri­sor­sa eco­no­mi­ca da cui non po­ter pre­scin­de­re.

Que­sta ri­chie­sta, in­sie­me alla pre­te­sa di ave­re il co­man­do non di una par­te, ma di tut­te le for­ze nor­di­ste, raf­fred­dò mol­to i rap­por­ti con Wa­shing­ton, tan­to che la ri­chie­sta ven­ne ab­ban­do­na­ta dal­lo stes­so Abra­mo Lin­coln

La se­con­da in­frut­tuo­sa ri­chie­sta

Ga­ri­bal­di for­se non ci ave­va mai cre­du­to di tor­na­re in Ame­ri­ca e pre­se la cosa con mol­ta cal­ma an­che per­ché or­mai po­te­va di nuo­vo pen­sa­re alla con­qui­sta del­lo Sta­to pon­ti­fi­cio e fare di Roma la ca­pi­ta­le del nuo­vo Re­gno ita­lia­no pur crean­do allo stes­so tem­po nuo­ve ap­pren­sio­ni al re sa­bau­do.

La­scia­ta, in­fat­ti, la vita tran­quil­la di Ca­pre­ra, un anno dopo que­sti fat­ti, nel 1862, lo tro­via­mo in Ca­la­bria, nell’Aspro­mon­te, dove si il­lu­de di po­ter ri­sa­li­re lo Sti­va­le e pren­de­re in un col­po Roma, ma vie­ne fer­ma­to pro­prio dai pie­mon­te­si, che non ave­va­no vo­glia in quel mo­men­to di crea­re at­tri­ti con la Fran­cia e in uno scon­tro a fuo­co ven­ne fe­ri­to ad una gam­ba e po­sto agli ar­re­sti pres­so il for­te mi­li­ta­re di Va­ri­gna­no, pro­prio nel gol­fo di La Spe­zia da­van­ti alle basi ame­ri­ca­ne.

Que­sta pre­sen­za del­l’E­roe non sfug­gi al com­mo­do­ro S.H. Strin­gham capo del­la for­za ma­rit­ti­ma ame­ri­ca­na di stan­za nel­la cit­tà li­gu­re.

Su­bi­to ri­fe­rì a Wa­shing­ton la pos­si­bi­li­tà di ri­con­tat­ta­re e ar­ruo­la­re l’E­roe dei due Mon­di tan­to più che Lin­coln si era de­ci­so fi­nal­men­te di ga­ran­ti­re l’a­bo­li­zio­ne del­la schia­vi­tù se l’U­nio­ne aves­se vin­to.

L’in­ca­ri­co di trat­ta­re con Ga­ri­bal­di fu as­se­gna­to que­sta vol­ta al­l’am­ba­scia­to­re ame­ri­ca­no a Vien­na, Teo­do­ro Ca­ni­sius, che, come ve­dre­mo, per poco con non si rese re­spon­sa­bi­le di una rot­tu­ra di­plo­ma­ti­ca tra la na­scen­te Ita­lia e gli Usa.

L’am­ba­scia­to­re dopo aver­gli in­via­to una let­te­ra nel­la qua­le ar­go­men­ta­va l’im­por­tan­za del­l’in­ca­ri­co e il va­lo­re del­la scel­ta di an­da­re ol­tre ocea­no a com­bat­te­re, Ga­ri­bal­di ri­spo­se: “Si­gno­re, sono pri­gio­nie­ro e gra­ve­men­te fe­ri­to: per con­se­guen­za mi è im­pos­si­bi­le di­spor­re di me stes­so. Cre­do però che se sarò mes­so in li­ber­tà e se le mie fe­ri­te si ri­mar­gi­ne­ran­no, sarà ar­ri­va­ta l’oc­ca­sio­ne fa­vo­re­vo­le in cui po­trò sod­di­sfa­re il mio de­si­de­rio di ser­vi­re la gran­de Re­pub­bli­ca Ame­ri­ca­na, che oggi com­bat­te per la li­ber­tà uni­ver­sa­le”.

Ca­ni­sius si­cu­ro del­la sua ac­cet­ta­zio­ne e vo­len­do­se­ne pren­de­re il me­ri­to ri­por­tò sui gior­na­li la que­stio­ne de­fi­nen­do: “gran­de ope­ra pa­triot­ti­ca la spe­di­zio­ne ga­ri­bal­di­na in Aspro­mon­te che l’e­ser­ci­to ita­lia­no ave­va in­ve­ce re­pres­so nel san­gue”, fa­cen­do pas­sa­re i pie­mon­te­si per dei ti­ran­ni e come ac­cen­na­to, met­ten­do in cri­si le re­la­zio­ni Ita­lia Usa.

L’ul­ti­ma pos­si­bi­li­tà di ave­re Ga­ri­bal­di in Ame­ri­ca era fal­li­ta mi­se­ra­men­te per l’in­ca­pa­ci­tà di Ca­ni­sius il qua­le fu im­me­dia­ta­men­te ri­chia­ma­to in pa­tria e per evi­ta­re al­tri sba­gli di­plo­ma­ti­ci.

Per la se­con­da vol­ta, ma que­sta vol­ta in ma­nie­ra de­fi­ni­ti­va, la ri­chie­sta di com­bat­te­re a fian­co dei nor­di­sti ven­ne de­fi­ni­ti­va­men­te scar­ta­ta da ambo due le par­ti e così la Guer­ra di Se­ces­sio­ne ame­ri­ca­na ebbe un eroe in meno da ri­cor­da­re.
Casalino Pierluigi 









  


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