Omar Khayyam non fu certo l'unico spirito trasgressivo nella storia della cultura islamica. Abu Nuwas, cantore della bellezza e amante della bella vita, al pari di lui e come lui persiano di nascita, ne anticipò le sensazioni, pur con diverse sfumature. L'estetica passionale e mistico-visionaria, mista ad avidità di sentimenti e ad ebbrezza vitalistica, quasi dionisiaca, furono aspetti comuni ai due poeti. Anche il sufi Ibn Rumi (il "romano" come veniva chiamato in omaggio all'eredità bizantino-romana, ripresa dalla cultura ottomana) ne echeggiò le ansie , se pur nella ricerca delle vette dell'amore divino, attraverso l'amore umano. Omar fu principalmente astronomo e matematico e scrisse il suo nome nella storia dell'algebra, tra l'invenzione di funzioni algoritmiche e e le riforme del calendario lunare musulmano. Omar Khayyam è tuttavia ricordato più per l'arte creativa delle su quartine (rubayat), che per le intuizioni euclidee e gli studi sulle equazioni. In Occidente la fortuna, in particolare, alla traduzione in inglese dei suoi poemi ad opera di Fitzgerald nel 1859 e al successivo diffondersi dei clubs Omar Khayyam. Anticonformista e stravagante, Omar, figlio di un fabbricante di tende, come recita il nome, amava le rose, il vino e i volti graziosi delle ragazze, che paragonava allo splendore Scettico in filosofia e in religione, fu di vocazione laica. Era amico di Ibn Sina (Avicenna), il San Tommaso d'Aquino dell'Islam, ma non ne condivise le tesi. Omar, infatti, da non credente diffidava delle costruzioni metafisiche e sorrideva sull'aldilà dell'uomo. Il destino era per lui incerto e spesso cinico, richiamando in tal modo le considerazioni di Protagora, di Orazio e di Lucrezio e anticipando il pessimismo di Giacomo Leopardi. L'elevato lirismo delle sue composizioni lasciano trasparire il senso di ribellione nei confronti del destino umano, in una concezione volontaristica di affermazione dei sensi e degli slanci irrazionali. Rivive in lui lo spirito dell'antica cultura avestica preislamica, pervasa dal mito del fuoco e immersa nei labirinti della mente, immagine profonda dei giardini del'anima e del corpo. La lezione della libertà di pensiero e di coscienza sulla via della ricerca del vero. Un'eredità attuale, ma anche un auspicio di riscatto della ragione di fronte all'odierna deriva oscurantista del suo Paese.
Casalino Pierluigi, 18.11.2014
Casalino Pierluigi, 18.11.2014
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